Eccoci nell’Abruzzo aspro e selvaggio, tra boschi e vigne ad altitudini che vanno dai 300 ai 500 metri. Siamo a Popoli, dove si trovano la cantina e i vigneti per l’appunto, di Popoli, Sant’Eusanio e San Calisto (quest’ultimo in restauro). Non smetteremo mai di stupirci per i tesori nascosti che l’Abruzzo enologico ci disvela. “Valle Reale prende il nome da una falda acquifera sottostante Popoli”, spiega Leonardo Pizzolo, titolare. Dal 1999 Valle Reale diventa il suo luogo del cuore, dove si dedica a valorizzare la viticoltura d’altura, introducendo il regime biologico prima e il biodinamico poi. Mentre camminiamo le vigne del vigneto di Popoli, ci mostra in alto i ruderi di una grotta-cantina. Dalle ricerche effettuate, risulta che i monaci benedettini, provenienti dal convento di San Benedetto in Perillis, lì vinificavano e conservavano il loro vino. Pizzolo decide di mantenere i nomi dei vigneti consacrati ai santi che loro già avevano dato alle vigne sottostanti. In effetti ci si sente in paradiso in questo luogo fuori dal tempo, capace di dare dei vini freschi, di spalla acida, dinamici, venati da un certo mistero ma di trama solida. Elargiscono benessere immediato al sorso, ma sanno anche evolvere nel tempo, amplificando le sfumature naturali. Come questo Montepulciano d’Abruzzo, fragrante e vibrante al sorso. Materico e sapido, mostra un allungo luminoso per una beva succosa e gastronomica.
(Alessandra Piubello)
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