Si conferma un buon esempio di Chianti Classico raddese, la Riserva 2021 di Vigneti La Selvanella: succo di ciliegia e piccoli frutti di bosco, violetta in caramella, spezie orientali, note ematiche e di sottobosco compongono un bouquet stratificato, molto dolce ma anche asprigno, con cenni di tonalità più scure. La dolcezza torna al palato, questa volta meno marcata e più acida, accompagnata da note mentolate, sapidità rocciosa e una lunga nota agrumata finale. Unica etichetta di un unico vigneto accorpato di 50 ettari, è costituito da impianti nati nel 1969 da selezione massale di Sangiovese, piantato fra i 330 e i 600 metri di altezza. Un gioiello fra i brand del Gruppo Italiano Vini, che comprò i terreni agli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso, capendo subito il potenziale di quei declivi. Tanto che, nel 1975, nel terziere di Castellina in Chianti venne scelta La Selvanella 1971 durante un assaggio bendato che doveva incoronare il vino rappresentativo della Lega del Chianti. Ad influire sulla buona riuscita dei vini di questo Cru, non c’è solo la combinazione di diverse esposizioni, inclinazioni e ventilazioni, ma anche l’influenza del suolo, composto da tre diverse origini: oltre al Macigno delle zone più elevate, c’è infatti la formazione di Sillano (caratterizzanti il comprensorio di Radda) e l’affioramento di Pietraforte, raro in queste zone e più presente verso il territorio di Greve in Chianti.
(ns)
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