Nell’era dell’esaltazione del vino autoctono esiste anche spazio per i vitigni internazionali? Certamente sì. Almeno da quanto dicono mercati e consumi ma anche da quanto segnalano i gotha del mondo di Bacco. La Cantina La Vis e Valle di Cembra ha saputo coniugare nel tempo le esigenze del mercato con le potenzialità di un territorio generoso e che vede nello Chardonnay, un protagonista dello sviluppo prodigioso avuto in questi anni dall’azienda. Le ingenti quantità prodotte (parliamo di oltre il 5% rispetto alla produzione nazionale) vengono oggi destinate alla produzione di vini in purezza come di altre rinomate couve, ma come anche significative sono le partite destinate come base spumante per la valorizzazione di prodotti destinati ad altra parte del mercato (Cesarini Sforza).
La grande potenzialità di un territorio così strutturato assieme alla valorizzazione che scaturisce dal sapiente lavoro di una base sociale preparata e impegnata nelle ottimizzazione delle produzioni, nelle Colline Avisiane e ora anche della Valle di Cembra, hanno fatto sì che si mettessero le basi ad un progetto complesso quanto significativo per la valorizzazione di questo vitigno internazionale naturalizzato trentino e che vede proprio qui i suoi natali italiani. Un modo concreto e reale di dare attuazione al “progetto qualità” e alla “zonazione” vero bagaglio di competenze in mano a ciascuno dei nostri soci.
Significativo è però quanto andavamo dicendo all’inizio: esiste cioè un ritorno in auge di questo vitigno che sta conquistando nuovamente l’appassionato o semplicemente il consumatore finale. Sotto un certo punto di vista si sta tornando verso un prodotto meno complesso e di facile bevibilità in contrapposizione a quanto ci veniva proposto soprattutto da Paesi emergenti e che vedevano protagonisti invece vini con grosse concentrazioni e grandi strutture.
Corrado Aldrighetti, responsabile viticolo della cantina lavisana, spiega come lo Chardonnay proprio in questi terreni, maturi una vocazione ad un prodotto qualitativamente eccellente: “lo Chardonnay è ormai radicato qui da un secolo. Gli elementi climatici certamente possono rappresentare un’insidia che però la moderna enologia con nuove selezioni clonali ma anche sistemi di allevamento alternativi alla tradizione trentina permettono grandi risultati e di controllare al meglio il rapporto vegeto-produttivo e lo sviluppo dei grappoli compatibilmente anche con un innalzamento dei terreni destinati alla coltura”. “Inutile confrontarsi con prodotti provenienti da climi e terreni assolutamente diversi dai nostri - continua Aldrighetti - noi abbiamo continuato su una strada, la nostra, rispettando una filosofia che ha costituito la forza dell’azienda e che vede l’espressione del territorio sempre al primo posto. Una logica che non rincorre per forza il mercato”.
Ma cosa caratterizza allora lo Chardonnay di queste terre? Gianni Gasperi responsabile del team di enologi a La Vis: “Non abbiamo mai maturazioni spinte e otteniamo ottimi prodotti mai con gradazioni alcoliche elevate. Gli sbalzi termici che poi caratterizzano i nostri vigneti, permettono di avere grappoli con un buon equilibrio di acidità”. “Le elevate concentrazioni che fino ad oggi hanno tenuto banco - continua Gasperi - erano poi accompagnate da un uso talvolta troppo importante della barrique: questo ha costituito il successo ma anche elemento di critica agli stessi vini. Il nostro riferimento è la Borgogna e puntiamo su un vino di equilibrio e finezza, ma che si presti agli abbinamenti di una cucina tradizionale che richiede un accompagnamento adeguato”.
Un libro che guida a riscoprirne le potenzialità e le virtù
dello Chardonnay - Lo Chardonnay: storia, cultura e vocazione
di un nobile vitigno nel Trentino e nel mondo
Si presenta come qualcosa di nuovo, che mancava, ma soprattutto come un contributo di ampio spessore che intende dare un valido apporto tecnico nell’analisi dello Chardonnay. Il libro, che supera la bieca raccolta degli atti del Seminario Internazionale (nel giugno 2003), si propone in modo impegnato di analizzare poliedricamente il vitigno Chardonnay in chiave non solo e non tanto nazionale, ma volgendo uno sguardo al nostro Trentino in cui questo vitigno ha una storia importante e che tuttoggi riveste un ruolo più che significativo nella viticoltura di questo territorio.
Ezio Rivella, presidente dell’Unione Italiana Vini, descrive molto bene nell’introduzione del libro la natura di questo vitigno” … lo Chardonnay esce dal novero dei vini cosiddetti internazionali e si colloca a pieno titolo tra i vitigni di valenza regionale o locale dove la qualità del vitigno, innegabile, si esprime in modo originale per le valenze ambientali e per la cultura viticola degli uomini”.
Nel contesto italiano, il Trentino rivendica una paternità innegabile, dove sono concentrate rinomate produzioni di alta qualità destinate a vini tranquilli in purezza, a couvè, ma anche alla realizzazione di pregiati spumanti. La Cantina La Vis e Valle di Cembra forte della sua produzione (parliamo di oltre il 5% di quella nazionale) ha avviato un importante progetto di valorizzazione di questo vitigno. I risultati di anni di ricerca sono stati raccolti in dati, tabelle da cui si sono tratte informazioni oggetto di studio di tecnici e esperti affermati che hanno deciso di proporre questo libro.
Ma il Seminario, prima, ed il libro, poi, rappresentano solo l’inizio di una nuova fase in cui la Cantina La Vis intende rappresentare un Osservatorio permanente, una sorta di "casa dello Chardonnay" che proporrà anche quindi negli anni a venire iniziative a sostegno della ricerca e approfondimento sulla generosa coltura naturalizzata trentina.
Il libro, di oltre 250 pagine, si presenta con una veste moderna e facilmente leggibile; il suo obbiettivo non è certo quello di una larga diffusione nelle librerie, anche per la tecnicità di alcuni contenuti, quanto di dare un valido contributo per tutti gli addetti ai lavori, all’interno di scuole specializzate, di Università, ma anche per gli esperti di marketing del vino che potranno fare tesoro di esperienze concrete nel contesto trentino che sono state raccolte in una apposita sezione del libro. Ancora una volta la Cantina La Vis riesce a rendere patrimonio condiviso i risultati del suo impergno nella valorizzazione del territorio trentino e delle ricchezze dello stesso.
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