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VIGNETI EROICI IN LAGUNA

Le vigne di Venezia dopo l’acqua alta. Bisol: “a Venissa lavate giorno e notte le piante una ad una”

Il Consorzio Vini Venezia: “nessun danno particolare al vigneto sperimentale di Torcello, ed a quello del Convento dei Carmelitani Scalzi”
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La vigna di Venissa dopo le ondate di acqua alta che hanno colpito Venezia

Le ondate di acqua alta che hanno messo in ginocchio Venezia nelle ultime ore, hanno colpito in modo diverso anche lo storico patrimonio vitivinicolo, spesso legato a progetti storici e culturali, custodito nella laguna. Colpito in maniera importante, purtroppo, il vigneto di Venissa, ricreato dalla famiglia Bisol recuperando l’antica uva veneziana Dorona, finito sommerso per due volte il pochi giorni.
“Abbiamo lavorato giorno e notte: appena l’acqua si abbassava, facevamo lavaggii del terreno con l’acqua dolce, pianta per pianta - spiega a WineNews Gianluca Bisol - unica strategia applicabile per salvare il salvabile, perchè il sale è aggressivo. E poi abbiamo distribuito quintali di gesso sul terreno per ridurre l’impatto del sale: un lavoro enorme che stiamo facendo ancora, grazie ad un team di emergenza, diretto da mio figlio Matteo Bisol e coordinato dall’enologo Roberto Cipresso, dall’agronomo Leone Braccio e dal biologo Stefano Zaninotti, che speriamo sia efficace. Se tutto sarà andato per il meglio lo sapremo solo a marzo quando riprenderà l’attività della vite. Nella migliore delle ipotesi, comunque, stimiamo un danno tra i 100.000 ed i 150.000 euro. Nel peggiore degli scenari, se dovessimo ricominciare da capo tutto il lavoro, si andrà oltre il milione, ma io sono fiducioso”.
Nondimeno, la famiglia Bisol, ricorda Gianluca, ha messo in commercio vecchie e annate in rarissime magnum del vino Venissa, per raccogliere fondi da destinare agli abitanti in difficoltà sull’Isola di Burano, collegata a quella di Mazzorbo da un ponte di legno.
Meglio, invece, secondo quanto riporta il Consorzio Vini Venezia, è andata ad altri vigneti storici di Venezia, che non hanno riportato particolari danni, come quello ricreato sull’Isola di Torcello, curato proprio dal Consorzio, con tutte le varietà di vite ritrovate nella laguna, e come quello nel brolo di Cannaregio, dove a produrre vino è il Convento dei Carmelitani Scalzi.
E c’è anche chi, come l’imprenditore Michel Toulouze, che possiede un’azienda di 11 ettari sull’Isola di Sant’Erasmo, che non ha subito particolari danni, l’“Orto di Venezia”, dove vengono coltivate viti di piede franco, ha deciso di regalare le sue magnum (presenti nelle carte di alcuni dei più importanti ristoranti del mondo), ai ristoratori di Venezia in difficoltà, riporta l’Ansa. Mentre continua, tra le diverse attività di solidarietà per Venezia, legate al mondo del vino, la raccolta fondi da destinare alla città messa in campo da Bottega, nei suoi Prosecco Bar in giro per il mondo, cosi come quella messa in campo dalla Fipe a sostegno di bar e ristoranti che costituiscono una delle risorse economiche principali della città. Che pian piano, anche grazie al vino, cerca di risollevarsi dopo un’ondata di acqua alta, seconda per intensità, solo a quella del 1966.

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