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Il vino secondo i wine lover under 40 è convivialità. E i trend setter sono gli enologi

Dall’indagine di Gabriele Micozzi (Luiss), il crollo della popolarità dei blogger. E l’enoturismo guida la crescita del turismo nelle Marche
CONSORZIO VINI PICENI, GABRIELE MICOZZI, GIORGIO SAVINI, GIOVANI, ISTITUTO MARCHIGIANO DI TUTELA VINI, LE DONNE DEL VINO, MAGDA ANTONIOLI CORIGLIANO, MICHELE BERNETTI, REGIONE MARCHE, WINE LOVERS, Italia
I vigneti del Verdicchio nelle Marche

Il vino? È soprattutto convivialità (41%), esperienza che ti consente di conoscere un territorio (27%), ma anche un’opera d’arte (13%). E per conoscere il vino, l’ideale è visitare le cantine - magari con autobus organizzati dalle cantine, indicati dal 16% degli italiani intervistati - correlare il turismo enogastronomico con quello culturale e ambientale, creare eventi originali e di qualità per “regalare” un’esperienza, ma anche attività culturali e musicali, laboratori, sostenibilità. Ascoltando magari i suggerimenti dell’enologo e del vignaiolo, autorevoli interlocutori per raccontare un vino. Sono alcuni dei risultati dell’indagine sui wine & food lover under 40 di tutta Italia del professor Gabriele Micozzi, presidente di Marketing Associati e docente di Marketing alla Luiss Business School e all’Università Politecnica delle Marche, per le “Le Donne del Vino”, presentata oggi nella Regione Marche a “Vinitaly”.
La cantina è il luogo preferito per l’acquisto del vino (44%), seguito da enoteche (31%) e grande distribuzione (14%), mentre e-commerce (6%) e siti web dei produttori (3%) incontrano meno il favore dei giovani appassionati di vino e cibo. “La motivazione va individuata nel fatto che la componente del territorio è fondamentale, così come lo storytelling è componente dell’esperienza gustativa e il ruolo dell’agricoltore e del vignaiolo è fondamentale”, spiega il professor Micozzi. Attenzione anche al design: per il 44% degli intervistati l’etichetta deve essere “fresca e creativa”, preferita a un’etichetta “tradizionale e classica” (29%). Amici e familiari (25%) e sommelier (21%) sono preferiti alle guide (18%) per la scelta di un vino. I blogger escono fortemente penalizzati, con uno 0,4%, mentre le figure che i giovani consumatori giudicano più credibili nella promozione del vino sono enologi (24%), agricoltori e vignaioli (23%) e sommelier (16%). A livello italiano, in termini di apprezzamento, il 55% dei giovani wine & food lover dichiara di preferire i vini delle Marche.
Agricoltura e biologico seducono i giovani, al punto che oltre il 72% degli intervistati in Italia valuterebbero o sarebbe disposti a fare l’imprenditore agricolo e crearsi una vita in campagna, mentre il 71% del campione è interessato al segmento del vino biologico, con addirittura quasi un terzo degli italiani (30%) che sarebbe disposto a spendere per un vino biologico dal 30% in su rispetto a quello convenzionale.

Focus - Lo stato dell’arte dell’enoturismo nelle Marche
Un’alleanza tra agricoltura e turismo per promuovere le produzioni tipiche delle Marche e favorire l’incoming di visitatori alla ricerca non solo del mare, ma anche dei piccoli borghi, delle città d’arte e di uno stile di vita di qualità, rilassato, dall’alto valore sociale. È l’obiettivo emerso dal convegno “L’enoturismo delle Marche: la nuova sfida per la nostra Regione”, di scena oggi a “Vinitaly”, per potenziare un turismo di alto livello e ampliare l’offerta puntando sull’agricoltura e l’agroalimentare e creando una rete in grado di attrarre visitatori e, parallelamente, sostenere le esportazioni.
In quest’ottica, ha spiegato la professoressa Magda Antonioli dell’Università Bocconi di Milano, “l’enoturismo, la promozione di una logica di filiera, la qualità dei servizi, una maggiore sinergia fra pubblico e privato da concretizzare attraverso la formazione, una spinta verso la digitalizzazione e la creazione di una rete di prodotti, possono rappresentare una leva per rilanciare un turismo che già oggi incontra un giudizio positivo per esperienza e servizi fruiti”.
L’agricoltura nelle Marche rappresenta circa la metà del territorio regionale e il 12% del Pil (contro una media del 7%), con una forte vocazione al biologico, tanto che quello marchigiano è il distretto bio più grande d’Europa, e le province di Ascoli e Fermo sono quelle con la maggiore incidenza di superfici vitate bio in Italia.
“Cibo e vino - ha ricordato ancora la professoressa Antonioli - rappresentano un driver di scelta per un numero sempre maggiore di consumatori, una componente trasversale in ogni viaggio, che si stima incida tra un quarto e un terzo sul budget di ogni turista, a cui spesso si aggiungono prodotti tipici acquistati o ri-acquistati sul territorio. Cibo e vino, al pari di arte, architettura, musica, poesia, cultura, sono asset intangibili di prim’ordine, ambasciatori del cosiddetto Italian way of living”. La ricerca mette in evidenza che il brand Marche è associato in primo luogo al mare e alle località balneari, ma anche ai borghi e le città d’arte.
“La Legge sull’enoturismo rappresenta una delle strategie più importanti per un territorio che non si inserisce negli itinerari del turismo canonico, ma che ha enormi potenzialità”, ha sottolineato il presidente dell’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt), Michele Bernetti. Un’opportunità condivisa anche dal presidente del Consorzio Vini Piceni, Giorgio Savini, che considera la normativa regionale “una nuova leva promozionale per il mondo del vino”.

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