02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Mf / Milano Finanza

Farsi la vigna? Una vera impresa. Guadagnare producendo vino non è facile: servono elevati investimenti iniziali e molta pazienza. La concorrenza straniera sta riducendo gli spazi per i nuovi ... Attira tanti milionari dell’ultima ora, ma quella del vignaiolo è una professione sconsigliata agli improvvisatori. Guadagnare con il vino non è semplice e, oltre a disporre di discreti capitali e molta passione, chi muove i primi passi su questo terreno deve adottare una serie di precauzioni. Come spiegano gli addetti ai lavori: “Oggi la cresciuta concorrenza internazionale ha ridotto gli spazi per tutti, soprattutto per i debuttanti”, osserva Franco Zuffellato, direttore marketing della casa vinicola Zonin.
“Il predominio europeo nella produzione vinicola mondiale è eroso dall’affermarsi di paesi emergenti”, come Australia e Nuova Zelanda, passati in tre anni da una quota di mercato del 5 al 10-12%, a discapito degli europei, scesi dal 68 al 55% circa. Capitali e passione, dunque. Per avviare l’attività vitivinicola servono investimenti iniziali per diversi milioni di euro. E molta pazienza: “La prima produzione avviene quattro-cinque dopo l’impianto della vite”, spiega Zuffellato, “periodo durante il quale l’investimento è infruttifero, Una scommessa a lungo termine, perché la vita media di una vigna è di 30-40 anni e nessuno può dire se in quest’arco di tempo i gusti e la domanda per quel tipo di vino saranno stabili”. Le fotune dell’investimento, dunque, dipenderanno dall’evoluzione del mercato. Anche la pura scelta tra bianchi e rossi non è semplice: dieci anni fa il primo era più richiesto (60% della domanda), ora lo è il rosso (55% circa), ma è in atto un nuovo riequilibrio tra i due.
“In ogni caso sconsiglierei di seguire le mode: durano meno di quanto serva per mettere a punto un buon vino”. Investire nel vino richiede poi notevoli competenze. Chi non le possiede in partenza deve affidarsi a figure chiave come l’agronomo e l’enologo. Il primo ha esperienza in materia di terreni e di colture, l’altro è tecnico di cantina. In ogni caso, difficile improvvisarsi sia l’una sia l’altra cosa, rischiando il vanificarsi degli sforzi fatti. La composizione chimica e fisica del terreno determina la sua fertilità e produttività.
Da qui l’importanza di monitorare, come fa un agronomo, parametri come l’acidità, la permeabilità, la granulazione, la quantità e qualità dei minerali e Sali preziosi. C’è poi l’aspetto economico. La costruzione di una cantina richiede un impegno di 2-3 milioni di euro, mentre per l’acquisto del terreno occorre mettere in conto, in base alla zona e alla qualità del vino prodotto, da 50 a 100 mila euro per ettaro per rimanere in un ambito doc, salendo a oltre 200 mila euro per i docg (determinazione controllata e garantita) se ci si inoltra nella zona del Brunello o del Chianti Classico, in Toscana, o del Barolo in Piemonte, o altre zone produttrici di vini pregiati. Si consideri che la tenuta più piccola è formata da una decina di ettari, dai quali in media si producono 100 mila bottiglie.
“In questo settore l’investimento è continuo”, dice Alessandro Candido, che con il fratello Giacomo rappresenta la terza generazione dell’omonima azienda salentina, 5 milioni di fatturato (70% con l’export) vendendo soprattutto qualità Salice. “Lo sforzo per avvicinarsi ai gusti e affinare le tecniche non può mai fermarsi. Pertanto, per un’azienda come la nostra un investimento di 2-300 mila euro l’anno è da considerarsi nella norma. Basti pensare che una barrique, per esempio, costa in media 650 euro”. Anche l’operazione di impianto dei vigneti ha un costo che si aggira sui 50mila euro all’ettaro. A questa essenziale lista della spesa va aggiunto poi i costo delle attrezzature agricole, trattori altri macchinari. Anche in questo caso l’impegno è oneroso.
“In tutto”, stima Zuffellato, “direi che servono almeno 5 milioni di euro, come investimento di base. Mentre la voce annua che incide di più, una volta avviata l’attività è perlopiù quella della mano d’opera”. Come salato, dunque per l’aspirante viticultore. Che raramente può contare su aiuti di tipo pubblico, oggi concentrati soprattutto sul fronte siciliano, sia di provenienza regionale sia comunitaria. (arretrato del 6 aprile 2006)

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su