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Finanza&mercati

Il vino europeo si conferma leader mondiale ... All’indomani della chiusura della vendemmia 2006 e a dispetto delle notizie circolate a settembre che davano un calo della produzione, la Confederazione italiana degli agricoltori - Cia - trasmette le ultime stime di un’annata che non sembrerebbe affatto da dimenticare. I 25 Paesi dell’Unione europea confermano il primato del vino europeo sia in termini di quantità sia in termini di qualità, in questo quadro meritano la solita menzione speciale Francia e Italia che si distinguono nel settore. Nel 2006 si sono prodotti complessivamente circa 176 milioni di ettolitri riconfermando dunque le quantità registrate nel 2005 e perfettamente in linea con i dati riportati negli ultimi cinque anni.
Per quanto riguarda la situazione italiana questa ha conosciuto un incremento complessivo dell’1% (50.970 ettolitri del 2006 contro i 50.566 del 2005) con picchi in alcune regioni del nord (Trentino Alto Adige e Piemonte più 10%) e del centro-sud (Lazio più 10% e Campania più 15%) che sono andati a compensare le perdite di altre regioni (Campania e Calabria meno 10%, Friuli Venezia Giulia meno 5%). I dati di quest’anno hanno fornito un quadro positivo anche per quanto riguarda la qualità del vino europeo che continua a detenere il primato di leader mondiale. I vini europei dunque piacciono e grazie al caldo delle ultime settimane hanno sperimentato un aumento delle loro gradazioni alcoliche, sia al Nord che al Sud, dove la qualità varia dal buono all’eccellente.
Un miglioramento generalizzato della qualità che sembra non essere minacciato neanche dall’imminente ingresso nell’Unione europea di Bulgaria e Romania che, oltre a produrre rispettivamente 2 milioni e quasi 6 milioni di ettolitri di vino l’anno, hanno viti di buona qualità. Stando alle valutazioni diffuse dalla Cia in ben 14 Paesi dell’Unione europea a 25, la produzione vitivinicola rappresenta una quota della produzione lorda vendibile agricola e agroalimentare compresa tra il 5 e il 20% mentre in altri Stati come nel caso della Gran Bretagna e del Belgio, il vino locale è una curiosità di tutto rispetto.
L’andamento climatico bizzarro di quest’anno caratterizzato da caldi anticipati tra fine inverno e inizio primavera, quando germoglia e fiorisce la vite, e da freddi improvvisi e prolungati in medio-tarda primavera, ovvero durante la fioritura-allegagione dei grappoli, e ancora da caldo torrido e siccitoso a metà estate, periodo in cui i chicchi invaiano e iniziano a maturare, avevano preannunciato una vendemmia inferiore alla media con una diminuzione dei quantitativi tra il 5 e il 15% a seconda delle regioni italiane. Pur se con molte incertezze dunque i viticoltori italiani ed europei hanno potuto registrare una vendemmia buona che conferma la leadership mondiale europea.

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