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Il Secolo Xix

Addio gusti uniformi il vino “naturale” parte alla riscossa ... Moti appassionati scoprono a nuova tendenza. “Bottiglie capaci di emozionare e sorprendere”... Per i critici delle guide, che - fatta eccezione per qualche produttore di eccellenza - generalmente li ignorano, sono solo vini di moda, in certi casi non privi di difetti. Ma per la ristorazione più attenta alla cantina sono già un “must”, quella nota diversa che contribuisce a qualificare una lista dei vini. E per il pubblico degli appassionati, per i più curiosi, che dietro un’etichetta cercano emozioni nuove, sono addirittura la nuova frontiera del vino, quella che in questo momento vale la pena di esplorare.

Da giovedì scorso fino a lunedì, contemporaneamente alla kermesse internazionale del Vinitaly, che si è svolta alla Fiera di Verona con un afflusso record di pubblico e operatori, gli “altri” vini - quelli biodinamici e quelli semplicemente “secondo natura” - sono stati protagonisti, con migliaia di visitatori, di tre eventi organizzati nell’arco dei cinque giorni in tre località della campagna veronese e vicentina: “Vini secondo natura”, organizzata a Villa Boschi dal Gruppo Vini Veri presieduto dal “barolista” Teobaldo Cappellano, “Villa Favorita”, promossa del gruppo VinNatur di Angiolino Maule a Monticello di Fara, e “Ca’ Scapin”, che ha riunito a S.Maria di Zevio i seguaci del pioniere della biodinamica, Nicolas Joly, e i produttori italiani ed esteri rappresentati dal genovese Luca Gargano (Velier) sotto le insegne delle “Triple A”.
Tre gruppi e tre manifestazioni, perché nel mondo dei “vini veri”, che in Italia ha cominciato a emergere nel 2004, il dibattito e la passione sono così forti che dissensi e secessioni sono all’ordine del giorno.

Nessun gruppo, ad esempio, è riuscito ad attrarre finora nelle proprie file due fuoriclasse, il friulano Josko Gravner e il “brunellista” Gianfranco Soldera, che del vino secondo natura hanno fatto una personale e individuale missione. Ma divisioni e polemiche non hanno impedito a questi personaggi, alcuni già famosi, altri quasi sconosciuti, tutti, comunque, artigiani della vite e del vino, di creare una corrente nuova che sul mercato è divenuta ormai tendenza.
Sabato scorso, mentre al Vinitaly l’enologia italiana appariva sotto choc per le inchieste giudiziarie, a Ca’ Scapin il salone era gremito di persone interessate ad ascoltare Nicolas Joly, personaggio inquieto passato dalla finanza all’agricoltura e interprete di un vino famoso (La Coulée de Serrant), e Carlo Petrini, presidente di Slow Food, che ha presentato l’ultimo saggio del francese,
“La vigna, il vino e la biodinamica”. Nel volume Joly svela il mondo della biodinamica e stabilisce una netta demarcazione tra i vini “costruiti in cantina per rimediare a una viticoltura chimica e industrializzata” e i vini “autentici” prodotti dalla vite in una rinnovata armonia con la Terra.

Vini sorprendenti, i biodinamici e i “naturali”: profumi esplosivi, complessi, intriganti. Vini ora intensamente minerali, ora dolcemente eleganti. Talvolta sconcertanti, quasi vini d’altri tempi, primordiali per un palato abituato ormai a prodotti perfetti, concentrati e rotondi. Vini, peraltro, in cui hanno creduto rare personalità fuori dal coro, come Edoardo Valentini, scomparso due anni, che del Trebbiano d’Abruzzo ha fatto un mito e a cui Angiolino Maule ieri a Villa Favorita ha reso omaggio con una degustazione verticale.
“Abbiamo assaggiato vini capaci di regalare vere emozioni”, concordano Franco Solari e Sergio Circella, ristoratori di Né (vicino a Chiavari) apprezzati anche per la loro lista dei vini. E aggiungono:
“Basta guardare il pubblico: intenditori, ma anche tanti giovani che sono venuti qui prima di tutto per conoscere, per capire, per lasciarsi sorprendere”.

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