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Il Chiaretto si separa dal Bardolino e diventa una Doc autonoma. E, proprio il Bardolino, torna alle proprie origini con le tre sottozone storiche, individuate nel 2005: La Rocca, Montebaldo e Sommacampagna, in etichetta dalla vendemmia 2018

Italia
Il Chiaretto si separa dal Bardolino

Il Chiaretto si separa dal Bardolino e diventa una Doc autonoma, mentre lo stesso Bardolino, a sua volta, torna alle proprie origini ottocentesche e riconosce le tre sottozone storiche: La Rocca, Montebaldo e Sommacampagna. A decidere la svolta, l’assemblea dei produttori bardolinesi, su proposta del presidente del Consorzio, Franco Cristoforetti. Così il Chiaretto dà ancora più solidità alla scelta stilistica decisa da qualche anno, quando puntò su un carattere di rosé chiaro, secco e agrumato, e assume ora piena indipendenza con una Doc a sé stante. Il Bardolino, invece, accentua, la propria connotazione territoriale, mettendo a frutto i risultati della zonazione del 2005 (www.ilbardolino.com).
Le tre sottozone del Bardolino Doc, come detto, saranno, La Rocca (comuni del territorio dell’antico Distretto di Bardolino), Bardolino Montebaldo (il tratto pedemontano dell’ex Distretto di Montebaldo) e Bardolino Sommacampagna (l’area delle colline meridionali più a sud), ed esordiranno in etichetta insieme al Chiaretto di Bardolino Doc, con la vendemmia 2018. Novità che porteranno a qualche modifica all’assetto produttivo: il Chiaretto di Bardolino e il Bardolino “base”, che continuerà, comunque, ad essere prodotto, avranno rese massime di 120 quintali di uva per ettaro, contro gli attuali 130, mentre per le tre sottozone del Bardolino si scende a 100 quintali massimi per ettaro. I vini delle tre sottozone usciranno sul mercato non prima di settembre dell’anno successivo alla vendemmia. I disciplinari prevedono inoltre che si utilizzino solo uve “fresche”, vietando quindi surmaturazioni o appassimenti. Per tutti i vini delle Doc Bardolino e Chiaretto di Bardolino, la quantità ammessa di uva corvina veronese sale al 95% dall’attuale 80%.
“Con la nascita della doc autonoma del Chiaretto di Bardolino e il riconoscimento delle tre sottozone del Bardolino - spiega Cristoforetti - trova completamento il piano strategico, tracciato dal giornalista Angelo Peretti e approvato dal Cda del Consorzio, nell’estate del 2008. Fu allora che iniziò la scissione del percorso identitario del Chiaretto e del Bardolino, consentendo da un lato al nostro rosé di diventare leader produttivo assoluto tra i vini rosati italiani e dall’altro di mettere in luce la territorialità del Bardolino, facendolo approdare, per la prima volta, ai gradini più alti delle guide. Torniamo, così, per i nostri rossi di punta a quelle tre sottozone che erano già state dettagliatamente descritte - conclude il presidente del Consorzio - da Giovanni Battista Perez alla fine dell’Ottocento, quando i vini migliori della zona erano esportati in Svizzera per essere serviti insieme con i Borgogna e i Beaujolais”.

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