Nell’ottobre del 1978, la celebre rivista americana “Wine Spectator”, nata da poco, metteva per la prima volta l’Italia in copertina, parlando del Chianti. 40 anni dopo, nell’ultimo numero di aprile 2018, la cover story è dedicata a Bolgheri, e al vino che ha aperto la strada di questo grande territorio, il Sassicaia, con la Tenuta San Guido creata e condotta dalla famiglia Incisa della Rocchetta. In mezzo, altre 43 storie di copertina della più diffusa rivista del vino hanno avuto l’Italia protagonista, con i suoi produttori più importanti, da Antinori a Gaja, da Ruffino ad Allegrini, da Farinetti a Lodovico Antinori, con i suoi territori, soprattutto di Piemonte e Toscana, ma anche Veneto, e spesso all’Italia nel suco complesso.
45 copertina in 40 anni di rivista, e questo perchè “l’America ama il vino italiano e l’Italia. una delle copertine di maggiore successo che abbiamo fatto era dedicata alla “guida di viaggio per Firenze”, quando gli americani devono scegliere dove andare in vacanza la prima scelta è sempre l’Italia” spiega a WineNews, Thomas Matthews, editori in chief di “Wine Spectator”, nel giorno di “Opera Wine”, la degustazione con i 107 vini italiani selezionati dalla rivista, ormai tradizionale e prestigiosa anteprima di Vinitaly, quest’anno dedicata proprio al legame tra Italia e Usa.
“La cosa più bella della cultura italiana - spiega Matthews - è che funziona quando tutto è collegato: architettura, geografia, cibo e vino, sono tutte parti dello stesso mosaico armonioso, e le persone vogliono esplorare tutti questi aspetti insieme”. E se l’italian life style spopola da anni in Usa, così è anche per il vino italiano, che ha negli States il suo primo mercato, con oltre 1,6 miliardi di euro esportati nel 2017, e che è partito in positivo anche nel 2018. E dove per crescere ancora “credo che il vino italiano debba focalizzarsi su due aspetti: uno è la varietà, la diversità, il mostrare davvero questa caratteristica che solo l’Italia ha - dice Matthews - poi lavorare sulla qualità, per essere certi che ogni bottiglia sia la migliore espressione possibile, come il vino italiano merita”.
E raccontare la diversità è proprio l’obiettivo di “Opera Wine”, con la selezione delle migliori 107 cantine del Belpaese. “Quest’anno - spiega ancora Matthews - ci siamo focalizzati su regionalità, eccellenza, e valore storico delle cantine. E mi piace segnalare due produttori in particolare. Uno, dal Nord, è Josko Gravner, dal Friuli. Tradizionalista, sorprendente, visionario, rappresenta davvero una peculiarità di un territorio italiano. L’altro è Carole Bouquet, celebre attrice francese, quindi un po’ un outsider per l’Italia, ma che ha comprato questa proprietà in Pantelleria, La Serraglia, dove produce un grande passito, e questo per dire che tra gli estremi di Gravner in Friuli e di Carole Buquet a Pantelleria, in mezzo c’è tutto il racconto della diversità del vino italiano”.
Racconto del vino italiano che, come detto, è anche protagonista sull’ultimo numero di Wine Spectator, con la copertina dedicata a “alla famiglia Incisa della Rocchetta, alla Tenuta San Guido e al Sassicaia, perchè quella di Bolgheri è una storia da raccontare. La storia di un territorio che neanche gli italiani hanno preso sul serio, per un po’ di tempo, ma grazie a leadership come quelle di Mario Incisa della Rocchetta e della sua famiglia (oggi a guidare la cantina, ed in copertina, Nicolò Incisa della Rocchetta e la figlia Priscilla, ndr), e ad altri produttori importanti che sono arrivati sul territorio con nomi, “vecchi e nuovi”, da Antinori con Guado al Tasso a Gaja con Ca’ Marcanda, da Allegrini con Poggio al Tesoro a Feudi di San Gregorio con Campo alle Comete, da Michele Satta ad Ornellaia, da Masseto ad Argentiera guidata da Federico Zileri, anche a capo del Consorzio, da Grattamacco a Le Macchiole, a Podere Sapaio, ndr) si è dimostrato che è un territorio che può produrre grandissimi vini, e gli americani amano i vini di Bolgheri, anche se sono fatti da varietà internazionali. Perchè la verità è che l’Italia può produrre davvero qualsiasi vino”.
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