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TALK SHOW CON BRUNO VESPA

Congresso Assoenologi: se vino e territorio camminano insieme, Italia n. 1 al mondo

Parola a Sandro Boscaini (Federvini), Ernesto Abbona (Unione Italiana Vini), Riccardo Illy (Mastrojanni) e Giovanni Mantovani (Veronafiere)
ABBONA, ASSOENOLOGI, BOSCAINI, ILLY, MANTOVANI, Italia
Il talk show con Vespa, Boscaini, Abbona, Illy e Mantovani nel Congresso Assoenologi

È un vino italiano in salute, nel complesso, quello che emerge dal Congresso Assoenologi, guidata da Riccardo Cotarella, a Trieste. Un vino che guarda con ottimismo a quel che resta del 2018, tra vendemmia e mercato, sempre più consapevole che se si promuove il prodotto insieme al territorio la leadership mondiale è a portata di mano, ma anche cosciente che ancora, tanto le imprese quanto le istituzioni, e anche le fiere, possono migliorare ancora moltissimo. È la riflessione del talk show, guidato dal giornalista e produttore Bruno Vespa, con i presidenti di Unione Italiana Vini (Uiv) e Federvini, Ernesto Abbona e Sandro Boscaini, e l’imprenditore del caffè e del vino (con Podere Mastrojanni, a Montalcino) Riccardo Illy e il dg VeronaFiere, Giovanni Mantovani.
A dirsi ottimista per la seconda metà del 2018, determinante per il settore, che vive i mesi di mercato più importanti e, soprattutto, la vendemmia, è lo stesso Abbona. Una positività legata anche all’avanzamento delle conoscenze tecniche e scientifiche, in vigna come in cantina.
“Le pratiche agronomiche ed enologiche sono molto affinate - ha detto Abbona - e le produzioni possono garantire una qualità e una quantità media sempre competitive. Anche se è ancora presto per fare pronostici, siamo ottimisti”.
Ottimismo che non vuol dire non essere consapevoli della complessità della nostra epoca, anche per il vino. “Benché il comparto sia in salute - sottolinea Sandro Boscaini - bisogna tener conto delle “perturbazioni” che ci sono in giro, dai dazi al proibizionismo di ritorno, solo per fare un paio di esempi. Tuttavia, anche se dal lato qualitativo è difficile, ad oggi, esprimere una previsione, da quello quantitativo il 2018 dovrebbe essere un’annata abbondante, almeno considerando lo stato meteorologico attuale tendenzialmente piovoso”.
“Il comparto è sano ed è in possesso di un alto potenziale di crescita specialmente guardando ai clienti di fascia medio alta - aggiunge Riccardo Illy, presidente del Gruppo Illy e produttore di vino a Montalcino, con Mastrojanni -: in Cina, per fare l’esempio più evidente, questa fetta di consumatori è rappresentata da 600 milioni di individui ed in più i vini italiani sono molto competitivi dal punto di vista dei prezzi”.
Ma un comparto sano per dimostrare il suo valore ha bisogno di una promozione forte ed efficace e da questo punto di vista la funzione e il ruolo di Vinitaly sono essenziali. “Stiamo preparando un progetto molto bello per ottobre - afferma Giovanni Mantovani, dg Veronafiere - che farà dialogare agricoltura, vino e tutto il loro indotto. Per VeronaFiere, fatto 100 il giro d’affari, il vino conta per 30 e l’agricoltura per 10, puntiamo ad innalzare queste quote. Vinitaly vuole essere, oltre una grande fiera, anche un grande network per il vino, ed infatti affianchiamo anche progetti come la Wine Accademy e Wine to Wine, strumenti utili per le aziende”.
Vino che, oltre che prodotto, è territorio, ma anche “saper fare”, storica cultura, tradizione, e una delle migliori rappresentazioni dell’eccellenza del Belpaese. E anche per questo “il made in Italy come brand forte anche per il vino è uno strumento necessario perché quest’ultimo si imponga sempre di più ed, in questo senso bisogna promuovere - sottolinea Illy - insieme al vino il territorio. Se facciamo questo la leadership mondiale potrebbe diventare nostra”.
Facile a dirsi, meno a farsi, anche se si guarda ad un fenomeno che, nel complesso, è di successo, come quello dell’enoturismo. Dove le differenze tra singole esperienze, anche vicini, possono essere ampie.
“L’enoturismo, per esempio, va molto bene sul Lago di Garda - spiega Sandro Boscaini - mentre la Valpolicella è ancora indietro. Le cantine aperte dell’areale veronese sono poche, ed il livello di ospitalità è basso. Nel Prosecco si sta muovendo qualcosa, ma in Veneto, in generale, resta una cultura del prodotto eccezionale contrapposta ad una cultura di impresa molto meno sviluppata”. Da una Regione fondamentale per il vino italiana all’altra. “In Piemonte, soprattutto nelle Langhe e soprattutto al lavoro di Slow Food, l’ospitalità in cantina è ottima - aggiunge Ernesto Abbona - e io debbo ringraziare anche Donatella Cinelli Colombini, tra le pioniere del turismo del vino, per questo”.
Fatto sta che se davvero la sinergia tra prodotto e territorio entrasse a regime, l’Italia, con la sua varietà di vini e vitigni, con il suo mix unico di storica, beni artistici, monumenti e paesaggi nei territori, potrebbe davvero essere la n. 1 sullo scacchiere del vino mondiale, scalzando addirittura la Francia, che ancora, invece, resta lontana per il prezzo medio dei suoi vini. “Fra 10-20 anni raggiungeremo la Francia anche in valore”, ipotizza il presidente del Gruppo Illy, Riccardo Illy.
“Non sarei così ottimista - sottolinea il presidente Federvini, Sandro Boscaini - perché dobbiamo anche migliorare la nostra promozione istituzionale, dove i francesi sono ancora in grande vantaggio”.
“Non possiamo pretendere di raggiungere questo obbiettivo in pochi anni - spiega il presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), Ernesto Abbona - ma la nostra varietà di vini e territori è un deciso vantaggio competitivo”. “Resto ottimista - conclude il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani - ma dobbiamo puntare di più sulla comunicazione digitale”.

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