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VINO E SCENARI

Cooperative: governare l’offerta, agendo su rese e altri strumenti, per governare il mercato

Le proposte dell’Alleanza delle Cooperative per prevenire difficoltà, in uno scenario in cui “ l’offerta produttiva di vino nazionale è ai massimi”
COOPERATIVE, ITALIA, vino, Italia
Cooperative: governare l’offerta agendo su rese e altri strumenti per governare il mercato

Lavorare per una riduzione delle rese massime di produzione di uva per ettaro, partendo dal segmento dei vini senza Indicazione Geografica con indicazione della varietà. In secondo luogo, va avviata una riflessione anche sulle rese produttive delle singole Denominazioni, per valutarne la coerenza e l’appropriatezza; sfruttare di più e meglio tutti i meccanismi di governo dell’offerta previsti dalla normativa, dalla riserva vendemmiale, allo stoccaggio del prodotto, ai Piani di produzione dei Consorzi di Tutela, per evitare squilibri di mercato, sui vini Dop; porre più attenzione sull’attuale governo dei superi, dei declassamenti e delle stesse riclassificazioni, per evitare che una DO o IG “sottostante” o, in alcuni casi anche il vino generico, si ritrovi ad un tratto a dover gestire quantità sensibilmente maggiori rispetto alle aspettative iniziali; sono le proposte lanciate dall’Alleanza delle Cooperative, voce di un segmento della produzione che, 480 cantine produce il 58% di tutto il vino italiano e fattura oltre confine un terzo (2 dei 6,2 miliardi) del valore dell’export del comparto.

Proposte lanciate oggi, a Roma, per voce della Responsabile del Coordinamento Vini dell’Alleanza delle Cooperative, Ruenza Santandrea, “per intervenire sul settore prima che vada in difficoltà in uno scenario in cui l’offerta produttiva di vino nazionale è ai massimi (55 milioni di ettolitri nel 2018, con un balzo del 29% rispetto al 2017) e l’export ha corso solo nel valore (6,2 miliardi) calando però dell’8% nei volumi”.

“Se tutti gli attori coinvolti in questi processi decideranno di fare squadra e lavorare in maniera ordinata e coordinata per una migliore gestione dell’offerta e del mercato - ha osservato Santandrea -siamo certi che l’intero mondo produttivo avrà solo da guadagnarne”.

Intanto, Ismea ha reso note le sue elaborazioni per le prospettive al 2025 del vino mondiale. Lo scenario risultata fortunatamente promettente. Rispetto al 2014 le proiezioni al 2025 prevedono infatti una crescita della produzione da 249 milioni di ettolitri a 273 milioni, per un aumento del 10%, dove la parte del leone la faranno i “commercial premium” (+19%), fascia di vini in cui l’Italia è leader, ed i “fine wine” (+18%), mentre per i non premium si prevede un calo del 6%. “Commercial premium” e “fine wine” sugli scudi anche nelle previsioni relative all’ export. Secondo Ismea, in undici anni queste due tipologie traineranno infatti il previsto balzo dell’export (+14%, a 126 milioni di ettolitri) crescendo con le loro consegne all’estero rispettivamente del 22% e del 25% . Mentre, i vini non premium registreranno un calo del 5%.

Nel complesso, il valore delle esportazioni dovrebbe quindi crescere del 57%, passando da 33 miliardi di dollari a 52 miliardi.
“Sostanzialmente invariate - ha sottolineato Tiziana Sarnari (Ismea) - le quote dei vari Paesi sulla produzione globale di vino, fatta eccezione per la Cina, perchè si ipotizza un’espansione dei vigneti più rapida che altrove”. Più movimentato lo scacchiere dei consumi mondiali: la Cina dovrebbe salire al secondo posto, dietro agli Usa, e davanti alla Francia e alla Germania, mentre il Regno Unito supererà l’Italia, collocandosi al quinto posto. Secondo Ismea la viticoltura italiana dovrà affrontare la sfida commerciale dei prossimi anni puntando su una prospettiva di piena sostenibilità e comprendendo quali modelli produttivi possano essere più idonei, singolarmente o in combinazione, per ridare senso economico alla vite da vino nelle aree oggi in crisi e creare più valore in quelle maggiormente vitali.

Anche il Consorzio Doc delle Venezie, che sovrintende alla “Doc del Pinot Grigio”, una delle più grandi d’Italia, è intervenuto nel dibattito offrendo la sua ricetta di mercato: “in primo luogo ferma gestione dei quantitativi da immettere sul mercato - ha detto il presidente Albino Armani - favorendo la crescita qualitativa dei nostri vini. Una strategia già in atto e che porteremo in fondo dal punto di vista normativo e burocratico con il blocco degli impianti dal primo agosto. Non sarà più possibile piantare il Pinot Grigio come in passato, vista la crescita di ettari che c’è stata non era più sostenibile andare avanti così, quando parliamo di sostenibilità economica il punto è proprio questo. L’Alleanza delle cooperative agroalimentari - ha osservato Armani a Winenews - è stata molto coraggiosa nel fare queste proposte che entrano molto nel pratico e nel quotidiano e dirimono questioni impattanti nella creazione del valore. L’Italia non può agire in termine di prezzi troppo bassi. Lo può fare la Spagna avendo una strutturazione dei costi e strategie diverse. Le strategie proposte oggi creeranno sicuramente una forte discussione all’interno del sistema, non è infatti facile chiedere ai mille campanili italiani di fare un passo indietro. Questa istanza non poteva che essere portata avanti da una collettività di questo genere, il mondo delle cooperative ha la maggioranza della produzione italiana e a lanciarla non poteva che essere una persona coraggiosa come Ruenza Santandrea. Bene che sia stata data una visione per il futuro e che si siano indicate le regole da seguire. Senza regole infatti non c’è valore, e senza limite non si crea valore”.

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