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VINO & INNOVAZIONE

Dall’etichetta di fieno all’invecchiamento sul fondo del lago: le curiosità in arrivo da Vinitaly

Casa Coldiretti si è trasformata nello show room delle novità, in un percorso che va dalla vigna al bicchiere
Coldiretti, NOVITÀ, VINITALY, Italia
Dall’etichetta di fieno all’invecchiamento sul fondo del lago: curiosità da Vinitaly

Vinitaly non è solo la più grande vetrina dedicata ai vini italiani ma diventa anche un’occasione per vedere con i propri occhi le ultime novità del settore. New entry tecnologiche, curiose e “sfiziose” che trovano in questi giorni il loro habitat naturale negli spazi di Verona Fiere. E, più precisamente, a Casa Coldiretti che si è trasformata nello show room delle novità, in un percorso che va dalla vigna al bicchiere. E così ecco fare il proprio esordio la prima etichetta “salva alberi” realizzata con il fieno coltivato in azienda e ideata da La Cantina di Venosa (Potenza) che ha sostituito la tradizionale carta donando un’impronta realmente “green” alle bottiglie di Aglianico del Vulture Doc. Dalla Basilicata alla Puglia con la società vinicola “Otri del Salento” di San Pancrazio Salentino (Brindisi) che ha presentato l’originale vino scomponibile articolato in mini bottiglie di vetro da 25 centilitri che, messe ad incastro una sull’altra, formano un’unica bottiglia con tre tipologie di vino diverse. Per gli appassionati delle tecniche di invecchiamento eccone una davvero alternativa: arriva dall’azienda agricola Monte Due Torri di Genzano (Roma) che mette a maturare per uno o due anni spumante e vino rosso sul fondo del lago di Nemi. E c’è addirittura chi fa “riposare”, sotto il lago ghiacciato di Levico, lo spumante Lagorai prodotto dalla cantina Romanese, in provincia di Trento: duemila bottiglie che nei mesi invernali rimangono al “fresco”, chiuse in quattro gabbie d’acciaio a 20 metri di profondità. Dai fondali d’acqua alle vette di montagna: la Cantina Tramin per sette anni fa maturare il suo Gewürztraminer in una delle gallerie dell’ex miniera di Monteneve, a 2000 metri di quota, tra le Valli di Ridanna e Passiria, in Alto Adige, a 450 metri di profondità.
E poi c’è chi, come fa notare Coldiretti, ha puntato sulla tradizione antica di conservare il vino nelle anfore di terracotta: Francesco Gabriele Bafaro, giovane agricoltore-archeologo di Acri, in Calabria, per il suo archeo-vino Acroneo ha ricostruito il processo di vinificazione usato nel Bruzio, l’antica Enotria. In anfore di terracotta da 800 litri, create dai mastri artigiani fiorentini, viene conservato all’Isola d’Elba anche il vino della Cantina Arrighi. Quando le novità hanno origine da un gioco di parole: la cantina di Valdobbiadene Canevel (Gruppo Masi) ha ideato il metodo di spumantizzazione “Seta’ge”, che nasce dalla fusione delle parole “seta” e “perlage” e consiste nell’ottenere bollicine sottili ed eleganti come la pregiata stoffa. Senza dimenticare che anche l’occhio vuole sempre la sua parte. Lo sanno bene a Perugia dove le Cantine Goretti hanno inventato un’etichetta che cambia colore in base alla temperatura, con l’obiettivo di facilitare il giusto abbinamento ai piatti. Il mondo del vino scopre invece il “microchip” nelle bottiglie dell’azienda Madonna delle Macchie di Castiglione in Teverina (Viterbo). Grazie a una app, è sufficiente avvicinare lo smartphone per avere tutte le informazioni sul vino: dalla raccolta delle uve alle fasi di vinificazione, dalla certificazione all’imbottigliamento.
Tradizione e origine, d’altronde, sono due elementi fondamentali del contenuto di una bottiglia. E infatti Alberto Marsetti a Sondrio ha deciso di dotare il suo Sfursat della Valtellina di una carta d’identità digitale che narra la storia e le peculiarità di ogni singola bottiglia. Coldiretti ci ricorda che l’innovazione è anche green e lo fa citando l’esempio che arriva dal bergamasco grazie all’azienda agricola “Nove Lune” che coltiva vitigni resistenti alle malattie che eliminano del tutto, o quasi, l’uso di trattamenti chiamati super-bio, da cui nasce un vino ancestrale, ottenuto da una antica tecnica di vinificazione. Hanno scelto di puntare sui vitigni resistenti anche l’azienda agricola Pravis, la cantina in verticale della giovane Erika Pedrini a Trento e, a Padova, l’azienda agricola Parco del Venda di Vò Euganeo. Ma l’impatto ambientale si riduce anche con i primi tappi di zucchero, chiusure ideate dalla PlantCorc di Vinventions e realizzate utilizzando un polimero plastico derivato dalla canna da zucchero. Non poteva mancare il riciclo a dare una spinta all’economia virtuosa che, in questo caso, acquista connotati “chic”: lo dimostra Alessandra, viticoltrice veronese, per tutti “Madame Zamuner”, che usa le capsule del suo spumante per realizzare orecchini, pendagli e bracciali, assieme all’artigiano orafo vignaiolo Giò Patuzzi.

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