Grandi bottiglie, etichette rare, vecchie annate: molto più di una nicchia, tutt’altro che una moda passeggera, la passione dei wine lover porta con sé una ricerca sempre più minuziosa, così come una capacità di spesa sempre più importante. E allora, se la aste enoiche a livello mondiale hanno fatturato, nel solo 2018, qualcosa come 467 milioni di euro, il 22% in più del 2017, diventa chiaro che di spazio per crescere, per un mercato ad altissimo valore aggiunto, ce ne sia in abbondanza. Anche per i retailer online, come racconta a WineNews Marco Magnocavallo, ceo di Tannico, che da qualche giorno ha “aperto” una seziona tutta nuova, “Vini Rari”, un catalogo interamente dedicato alle bottiglie da collezione, e quindi essenzialmente alle vecchie annate. Già, ma cosa si intende per vecchia annata, e cos’è un vino da collezione? “Un vino da collezione - spiega Marco Magnocavallo - è sicuramente un vino raro e di una vecchia annata, ma non c’è un preciso limite temporale: non consideriamo bottiglie da collezione le etichette recenti o in commercio, è quindi un criterio flessibile, che vede al momento in catalogo bottiglie dagli anni Sessanta fino al primo decennio del Duemila”.
Insomma, per parlare di vecchia annata, fatti i debiti distinguo tra vino e vino, bisogna avere tra le mani una bottiglia introvabile in enoteca, e le maglie si fanno ancora più strette quando si parla di territori ed aziende, perché i vini da collezione, quelli capaci di invecchiare e di entrare nel novero delle etichette-mito, non sono poi tantissimi, “difficile dire un numero preciso, ma restando in Italia possiamo parlare di 70-100 cantine al massimo, ed in questo momento,i meglio rappresentati - continua il ceo di Tannico - appartengono a zone ad alta vocazione per l’invecchiamento come Bolgheri, con Ornellaia, Sassicaia e Masseto, ma anche Super Tuscan come Solaia, Tignanello e Montevertine, Piemonte con Gaja, Bruno Giacosa, Conterno (Monfortino), Scavino, Massolino, Brunello di Montalcino, con Biondi Santi, Fattoria dei Barbi, Mastrojanni, Cerbaiona, Trentodoc con Ferrari e Veneto con Quintarelli, Dal Forno e Bertani. E poi ci sono i grandi di Francia, dallo Champagne con tutte le maison più blasonate, come Dom Perignon, Krug, Louis Roederer, a Bordeaux con Chateau D’Yquem, Chateau La Mission Haut Brion, Chateau Margaux, Chateau Cheval Blanc, alla Borgogna con Domaine de la Romanée-Conti e altre cantine. Grande successo lo stanno avendo, in questi primi giorni dall’apertura, le zone di Bolgheri e della Champagne”.
Ma l’aspetto più interessante è che le bottiglie acquistate, nella stragrande maggioranza dei casi, finiscono in tavola, e non in cantina. “Grazie al servizio di Sommelier Whatsapp - spiega Magnocavallo - riusciamo ad avere un contatto diretto con i nostri clienti, capendone così le preferenze e gli usi che faranno delle bottiglie da collezione acquistate. Siamo quindi in grado di confermare che la maggior parte degli acquisti è fatta da appassionati che hanno sicuramente collezioni importanti di annate storiche, ma che le bottiglie le godono e consumano senza troppi pensieri legati alla possibile rivalutazione”.
Come il resto delle etichette vendute da Tannico, “le bottiglie rare arrivano da canali diretti: collezioni private delle cantine, privati che vogliono alleggerire le loro collezioni e commercianti che in molti casi hanno acquistato negli anni Ottanta e Novanta bottiglie che poi sono diventate rare e preziose, senza però avere oggi il target di clienti interessato. I primi giorni dal lancio - conclude Magnocavallo - hanno dimostrato che sul mercato mancava sicuramente un’offerta di bottiglie da collezione, ma siamo rimasti sorpresi dall’accoglienza così calda e dai volumi di vendite che abbiamo registrato. Possiamo ipotizzare che nel 2020 la sezione dedicata ai “Vini Rari” potrà partecipare per un 5-10% ai volumi complessivi di Tannico”.
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