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GUARDANDO AL FUTURO

Vino e Covid-19: si pensa a misure tampone come la distillazione, ma serve più Ue per l’economia

Gaeta: “serve liquidità e intervento sui mutui”. De Castro: “incentiviamo lo stoccaggio”. Rigotti (Cooperative): “tanti fattori, vediamo come evolve”
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Vino e Covid-19: si pensa a misure tampone come la distillazione, ma serve più Ue

Al netto dell’emergenza Coronavirus, che è prima di tutto sanitaria, si deve cercare di guardare avanti, anticipare il futuro, per quanto difficile, e pensare a quali misure mettere in campo per far ripartire l’economia, affrontando contingenze per l’oggi, ma anche a lungo termine. Che, per il settore del vino, da un lato, vuol dire una vendemmia che arriverà secondo tempi di natura, e che facilmente - con il calo dei consumi sotto gli occhi di tutti, a causa di ristoranti chiusi, di un turismo azzerato e di un export che inevitabilmente subirà forti ripercussioni - troverà le cantine, come con tanto vino “in pancia” e con la necessità, anche logistica di avere spazio per far posto alla nuova produzione. Come già sottolineato, a WineNews, dal professor Attilio Scienza, docente di viticoltura dell’Università di Milano: “per il vino il problema non è immediato, ma si manifesterà tra qualche mese, quando si inizierà a pianificare la vendemmia, perché se le cantine non avranno smaltito il vino che avevano vinificato la scorsa annata non ci sarà spazio per il nuovo, e anche qui ci sarà un eccesso di offerta sul mercato e i prezzi saranno molto bassi. E succederà anche in Spagna e in Francia, con un’eccedenza di vino enorme in Europa”.
Dall’altro lato, però, la crisi Coronavirus vorrà dire, salvo miracoli, un calo importante dei fatturati, in un settore che, al netto di alcuni casi di grande eccellenza, vive di marginalità, nella media, nell’ordine del 5-10% rispetto ai fatturati, e di una esposizione bancaria forte, legata ai tanti investimenti fatti negli ultimi anni. Quindi, se nel primo caso si può pensare a misure contingenti, come la reintroduzione della distillazione di crisi, per far posto in cantina, sopperire alla crescente richiesta di alcol per i disinfettanti e garantire un minimo di flusso di cassa alle imprese (che, chiaramente, non compenserà il calo delle vendite, ndr), dall’altro è urgente che l’Europa batta un colpo forte come non mai, intervenendo sul sistema bancario, accollandosi un anno di mutui delle imprese, perchè un semplice rinvio come previsto dal “Cura Italia” rimanderebbe solo le cose, e iniettando liquidità in un attività più fragile di quanto si pensi, ma fondamentale non solo per l’immagine del Paese, ma per la tenuta di tanti territori italiani. È, in estrema sintesi, il pensiero, a WineNews, di Davide Gaeta, docente di Economia dell’Impresa Vitivinicola all’Università di Verona ed anche produttore di Amarone della Valpolicella. “Misure come la distillazione di crisi a cui si inizia a pensare posso servire nell’immediato, soprattutto per le grandi cantine, quindi è giusto parlarne già da ora. Ma la cosa davvero fondamentale è che l’Europa, fino ad oggi di fatto assente e senza una strategia comune per fronteggiare questa crisi epocale, che, per certi versi, è peggio di una guerra, batta un colpo forte come non mai. Perchè prima di tutto, in generale, c’è da vedere quando e se l’economia ripartirà. Perchè ci potrà essere una ripartenza a “V” come successo tante volte, con una forte impennata dei consumi dopo la crisi. Ma ci potrebbe essere una stagnazione più lunga, oppure una ricaduta e una nuova ripartenza dopo qualche tempo. O addirittura un ribasso che tale resterà. E per il settore del vino, il vero problema è che, pensando alle stime ed agli scenari possibili, è ipotizzabile che tante cantine vedranno crolli del fatturato del 70%. Il che vorrà dire che con il 30% di quanto fatto nel 2019, per esempio, dovranno fare fronte a costi che se non si interviene non saranno sostenibili per molti. Primo tra tutti quello dei mutui, con tante aziende che, negli anni, hanno fatto investimenti sostanzialmente sostenuti con la leva bancaria. Perchè al di là della narrazione di un settore vivo e scintillante, la verità è che ad accezione di alcune realtà davanti alle quali non c’è che da togliersi il cappello, la media delle imprese del vino vive di marginalità del 5-10% del proprio fatturato. E, con un crollo come quello che stimiamo, se non si interviene, sarà un disastro. L’Europa deve intervenire, mettendo in piedi misure che, per esempio, servano a sostenere un anno di mutui, e non a rimandarlo semplicemente. E ad iniettare liquidità nelle aziende, del vino e non solo ovviamente, altrimenti sarà davvero difficile se non impossibile ripartire. Serve, insomma, una iniezione di liquidità nel capitale circolante, e l’intervento della finanza nel capitale di rischio. È un grande banco di prova per l’Unione Europea nella sua tenuta e nella sua essenza, oltre che per il mondo delle imprese”.
Se questa è la visione netta e cruda di Gaeta, altri pareri, sullo stato dell’arte e sulle misure da prendere, hanno toni diversi, ma convergenti sul tema Ue. Come quello di Luca Rigotti, Coordinatore del Settore Vino dell’Alleanza delle Cooperative, che rappresenta oltre la metà della produzione di vino italiano: “é presto per fare una stima reale dei danni oggi - commenta a WineNews - e capire come evolverà la situazione. Prima di tutto ovviamente l’importante è l’aspetto sanitario, poi ovviamente c’è anche quello di mercato. L’horeca è ferma, turismo non c’è, la gdo tiene ma non sopperisce al minor consumo del fuori casa. L’estero ad oggi sta tenendo, ma sottolineo ad oggi, perchè il Covid-19 sta iniziando a farsi sentire ora in tanti Paesi, e speriamo che l’impatto sia più breve di come è stato da noi, e che la Gdo tenga anche all’estero. Ma il vino subirà dei danni sicuramente, abbiamo già oggi difficoltà nella gestione delle aziende, e qui si devono ringraziare tutti quelli che continuano a lavorare e continuano a sostenere l’economia, nelle imprese e nelle istituzioni. Si nomina la distillazione di crisi come misura, ma è ancora presto, bisogna vedere come andrà la primavera, e vedremo più nello specifico, nel proseguo del tempo, come organizzarci. Sicuramente un plafond di sostegno per il settore del vino lo chiederemo, vedremo di mettere in campo un maggiore rafforzamento dell’export, si è chiesta l’attuazione della “cabina di regia”, ma ovviamente è un momento particolare. Ma sono convinto che nel settore troveremo la quadra per fare in modo di essere pronti per quando le cose ripartiranno. L’Europa, con l’Ocm e con tante altre misure che poi vengono adottate a livello nazionale, è già coinvolta, ma dovremo chiedere maggiori stanziamenti per il settore agricolo, perchè avremo problemi per la gestione della campagna in generale. Già oggi c’è carenza di manodopera, è un problema che abbiamo già sottoposto al Ministero, perchè in questo momento difficile c’è una grande complessità di fattori che si sovrappongono”.
Insomma, la chiave è l’Europa, che, ovviamente, deve affrontare una prova molto più grande di quella che riguarda solo il settore del vino che, peraltro, pur davanti ad innegabili difficoltà, vive una situazione meno grave di altre filiere agricole, soprattutto quelle legate ai prodotti freschi e freschissimi, come sottolinea Paolo De Castro, coordinatore S&D alla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo. “Domani il Consiglio vota per approvare un pacchetto da 37 miliardi per fronteggiare l’emergenza Coronavirus nel suo complesso, poi ci sarà la plenaria, e abbiamo già inviato al Commissario all’Agricoltura Wojciechowski un pacchetto di misure, vogliamo blindare la sostenibilità economica del comparto agroalimentare , prevedendo misure e aiuti per fronteggiare le difficoltà attuali e quelle che potrebbero sorgere nelle prossime settimane. Ma dobbiamo delineare il quadro delle cose. La vendita di generi alimentari in gdo e negozi sta procedendo regolarmente, per il vino il problema è nell’horeca, ma non correrei subito pensando a misure come la distillazione, perchè il vino, a differenza di altre filiere come quella dei fiori, che non potrà mai recuperare quanto perde in questi giorni, o di altri prodotti come il latte, che possono arginare solo in parte le perdite del consumo di prodotto fresco, può stoccare il prodotto in attesa che le cose ripartano. E, quindi, penso che sia più opportuno incentivare misure come lo stoccaggio, magari sostenendo la liquidità economica delle cantine, o mettendo in campo altre misure economiche e finanziarie per il settore. Secondo me non è ancora il tempo di ragionare di distillazione, e dobbiamo capire come realmente evolveranno le cose. Poi è chiaro che se la crisi si protrarrà molto a lungo andranno fatte altre valutazioni, ma finchè non si capisce davvero quando le cose ripartiranno, è difficile fare previsioni”.

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