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2021

Barolo “Città Italiana del Vino”: la viticultura come volano per la ripresa economica del territorio

Nelle Langhe, 365 giorni di eventi, mostre, conferenze. E il WiMu diventa laboratorio permanente di idee e analisi sulle tendenze del vino italiano
2021, BAROLO, CITTÀ DEL VINO, ITALIA, LANGHE, VITICULTURA, Italia
Barolo, Città Italiana del Vino

“Barolo 2021. Racconto infinito”: ecco lo slogan con cui la “capitale” delle Langhe si presenta, da domani e fino alla fine dell’anno, come prima “Città Italiana del Vino”, iniziativa promossa dalle Città del Vino e patrocinata dal Ministero delle Politiche Agricole, che porterà in Langa attività, eventi, mostre e conferenze, principalmente a Barolo, ma anche negli altri paesi delle Langhe e del Roero, i cui Paesaggi Vitivinicoli sono, dal 2014, tra i Patrimoni mondiali dell’Umanità Unesco. Un modo per ritirare fuori i progetti rimasti nel cassetto in questo 2020 e per avviare una serie di azioni destinate a incidere sul tessuto culturale, sociale ed economico del territorio, partendo dalla viticoltura, vero e proprio volano di rinascita. Ecco perché, al fianco degli eventi si punta sull’impegno e la ricerca scientifica, la narrazione e la creatività, la ricerca di nuovi linguaggi comunicativi, la messa a punto di modelli e servizi rivolti alla collettività, i cui benefici possano perdurare a lungo.
Un ruolo decisivo, in questo senso, lo giocherà il WiMu Barolo, il Museo del Vino firmato dallo scenografo svizzero François Confino, ospitato all’interno del castello Falletti, che per l’intero 2021 osservatorio privilegiato e cabina di regia per le nuove tendenze in atto nel mondo del vino italiano. Attraverso il suo comitato scientifico, si insedierà a Barolo un laboratorio permanente di idee e analisi, che troveranno sbocco in seminari, forum, conferenze, presentazioni di studi e indagini a sfondo storico o economico. La Città Italiana del Vino si farà così capofila di una fitta e variegata rete di soggetti e istituzioni per immaginare il futuro dei piccoli borghi, del dialogo città-campagna, del racconto rurale, della civiltà contadina e della prossima sfida ambientale.
Le tre parole-chiave attorno alle quali si dipaneranno le iniziative di Barolo Città Italiana del Vino 2021 sono memoria, comunità e futuro.
Memoria, perché le Langhe sono, prima di tutto, inesauribile scrigno di testimoni e patriarchi, volti e gesti antichi, echi e simboli letterari. Comunità, perché prima ancora che un vino Barolo è un paese, fatto della sua gente. Futuro, perché nel 2021 si attende l’inizio di una lunga ricostruzione e di una riconfigurazione generale dei modelli e degli stili di vita, a partire anche dalle pratiche agricole e di gestione del territorio. “Due degli appuntamenti principali in programma riguardano il linguaggio e l’ambiente. Li declineremo con particolare riferimento al vino, ma il messaggio va oltre: dobbiamo ripartire dalla centralità del racconto e del nostro posto nel mondo, quest’ultimo inteso come equilibrio uomo-ambiente, se vogliamo dotarci di strumenti più idonei per affrontare le grandi emergenze del pianeta”, commenta Tiziano Gaia, che ha coordinato il lavoro sul dossier di candidatura di Barolo 2021 e collabora con il WiMu.

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