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FIERE

Sana, Federbio e Assobio chiedono un piano decennale per disegnare il futuro del settore

Da presentazione Sana - Salone Internazionale del Biologico e del Naturale (9-12 settembre, Bologna), le anticipazioni sul “Sana Slow Wine”
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Sana e Slow Wine insieme

Con tutte le cautele del caso, anche il mondo delle fiere riparte, “consapevole della centralità che il sistema fieristico ha nel panorama economico italiano, a partire ovviamente dal settore del biologico, agroalimentare e non solo”, come ricorda, nella presentazione del Sana - Salone Internazionale del Biologico e del Naturale, di scena a Bologna dal 9 al 12 settembre, il presidente del Sana, Gianpiero Calzolari. “Siamo ancora in attesa di sapere l’ammontare degli aiuti che il Governo ci concederà, sperando che nelle prossime settimane si concretizzino le promesse fatte, così da uscire dall’impasse finanziaria in cui ci troviamo, che non ci permette di giocare ad armi pari con i nostri competitor internazionali”, dice Calzolari. Che poi alza il velo sulla novità in vista per inizio 2022, quando “nel calendario di Sana ci sarà un nuovo format, il “Sana Slow Wine”, con momenti di incontro a livello internazionale e il vino al centro”.

Il focus di Sana non è, però, il vino, o almeno non solo, ma l'intero comparto del biologico, su cui fa il punto la presidentessa Federbio, Maria Grazia Mammuccini, ricordando il momento delicato che sta vivendo il settore, uscito comunque indenne - o quasi - da questo difficile anno e mezzo. “Siamo in una fase strategica, insieme ad Assobio dobbiamo rilanciare l’alleanza fondamentale dentro il Sana, che deve rappresentare l’elemento centrale per il futuro del settore. Specie in un momento in cui le imprese hanno retto all’impatto della pandemia, ma con difficoltà a livello agricolo. La campagna “Cambia la Terra”, promossa con Legambiente e Slow Food, quest’anno sarà dedicata al suolo, centrale per le produzioni biologiche, evidenziando le differenze con il convenzionale attraverso le evidenze della ricerca scientifica sul campo. E poi, ci sarà il “Sana Slow Wine”, con cui collaboreremo sulla parte che riguarda il vino. Fondamentale, per noi, sarà “Rivoluzione Bio”, gli “Stati Generali” del biologico. Nascono dalla collaborazione con Assobio, Nomisma e Bologna Fiere, e cadono in una fase determinante, perché se anche se l’Italia continua a crescere altri Paesi stanno facendo persino meglio come trend, penso alla Spagna, che ci ha ormai superato nelle superfici agricole condotte in modo biologico”, spiega la presidentessa Federbio.

“Serve una strategia di lunga visione per i prossimi dieci anni, che sia basata su: Pnrr, con investimenti da 300 milioni di euro in 5 anni sul bio, legge sul bio in via di approvazione, e redazione del piano strategico della Pac. È da qui che passa il futuro, con l’obiettivo del 25% della superficie agricola bio indicata dalla Ue nel programma “Farm to Fork” che può essere superato dall’Italia, puntando al 30%. Dobbiamo rafforzare il ruolo degli agricoltori per dare forza a tutta la filiera. Ci sono misure, come gli eco-schemi, e strumenti, sia nella Pac che nel Pnrr, per continuare a far crescere l’agricoltura biologica - conclude Maria Grazia Mammuccini - ma serve un piano d’azione per i prossimi dieci anni. “Rivoluzione Bio” sarà fondamentale per sostenere il settore in questa cornice”.

Tirato in ballo da Federbio, risponde all’appello Assobio, l’altra grande associazione di categoria del mondo produttivo biologico, che, nelle parole del presidente Roberto Zanoni, fa il punto sui numeri del settore, individuando due elementi di debolezza: la frenata sulla crescita delle superfici agricole bio, e la spesa media dedicata ai prodotti bio delle famiglie italiane, ancora bassissima rispetto al resto d’Europa. “Il concetto di “Rivoluzione Bio” è importantissimo, in tal senso organizzeremo un convegno sul packaging, che mostra come ci sia sinergia con il mondo ambientale e della sostenibilità. Tre sono gli argomenti fondamentali da affrontare, a nostro parere: la creazione di una piattaforma per la tracciabilità dei prodotti bio validata dal Ministero delle Politiche Agricole; il credito d’imposta per le produzioni bio, perché il consumatore è gravato dai costi legati alle certificazioni, per questo servirebbe un credito d’imposta che ne riduca i costi per chi si impegna, come noi, a rispettare l’ambiente; e poi, il mercato: siamo i primi in Europa come numero di operatori, e secondi al mondo nell’export, con 2,6 miliardi di fatturato, il 6% dell’export agroalimentare italiano, peccato che non siamo più primi nelle superfici, superati dalla Spagna e a fine anno dalla Francia. Non è un bel segnale, dobbiamo far crescere terreni e consumi, dove non siamo bravissimi: 60 euro a persona, contro i 350 euro della Danimarca ma anche i 165 euro della Francia. Servono interventi nelle scuole, a partire dalla mense, dove comunque sono stati stanziati 5 milioni di euro, di cui il 14% in comunicazione. Aziende e Governo lavorino insieme sulla comunicazione, per un’informazione che arrivi nelle scuole e nelle Università. L’augurio è di diventare primi sotto ogni punto di vista”, conclude Roberto Zanoni.

Tornando al “Sana Slow Wine”, di scena dal 26 febbraio all’1 marzo 2022, come racconta Giancarlo Gariglio, curatore con Fabio Giavedoni della guida “Slow Wine”, e riferimento dell’anima del vino di Slow Food, “sarà il primo momento “pubblico” della Slow Wine Coalition, una rete solidale e internazionale, nata con uno scopo ben preciso e con un’impronta radicalmente diversa da quella di un’associazione. Prima di tutto, vuole riunire i tre soggetti che si interessano al mondo del vino: vignaioli, appassionati e professionisti, dai ristoratori ai sommelier ai giornalisti, perché stiamo vivendo un momento cruciale. Trent’anni fa ci si preoccupava solo della qualità del vino nel bicchiere, poi è arrivato il tema della sostenibilità, ma il vino ha un ruolo essenziale in almeno altri due campi: la tutela del paesaggio, con i viticoltori diventati sentinelle del territorio, spesso in zone difficili da un punto di vista orografico, ed anche a garanzia della biodiversità; e poi il rapporto tra viticoltori e dipendenti, un ruolo sociale e culturale di primissimo piano”, spiega Gariglio.

Le basi sono state gettate ad ottobre 2020, proprio a Sana, e da lì ci siamo chiesti perché non creare una costola, che abbiamo deciso di chiamare “Sana Slow Wine”, unendo i nostri due marchi. Deve essere chiaro che la manifestazione è di Bologna Fiere, noi siamo i direttori artistici. Sarà il primo momento di incontro per la Coalition, un evento ibrido, un po’ come Terra Madre, che unisce approfondimento culturale e convegni, che tratteranno tutti i temi più importanti che riguardano il futuro della filiera, al momento dedicato ad esposizione e degustazione. Puntiamo a portare a Bologna mille produttori, non solo dall’Italia, anzi, sarà un evento a forte trazione internazionale, con sinergie importanti, a partire da quelle con Federbio ed Excellence, il gruppo di 18 importatori e distributori di vino italiani che garantiranno la presenza di produttori da grandi terroir ad alta vocazione, un valore aggiunto importantissimo per una manifestazione, che mette al centro il vino come strumento di crescita culturale ed economico per i territori”, conclude il curatore della guida Slow Food.

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