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LAVORO E BENESSERE

Cresce, anche in agricoltura, il welfare aziendale, nonostante le difficoltà della pandemia

Il Welfare Index Pmi 2021: Natura Iblea Paniere Bio, Barone Ricasoli, Peverelli, Produttori di Mandura e Baggini (tutte in Confagricoltura) al top
AGRICOLTURA, BARONE RICASOLI, Confagricoltura, LAVORO, PRODUTTORI DI MANDURIA, WELFARE, WELFARE INDEX PMI, Italia
Il Castello di Brolio della Barone Ricasoli, storia del Chianti Classico

L’azienda agricola siciliana Natura Iblea Paniere Bio di Ragusa, particolarmente attenta all’integrazione tra lavoratori stranieri e locali e all’occupazione femminile, la storica cantina chiantigiana Barone Ricasoli, in Chianti Classico, realtà avanzata nella valorizzazione del mix tra lavoratori italiani ed esteri ad ogni livello, e ancora l’azienda Peverelli di Como, attiva nella gestione e progettazione del verde, che ha investo molto in aspetti quanto mai attuali legati al contrasto al Covid, e ancora la cantina pugliese “Produttori di Manduria”, cooperativa che difende la storicità della vite ad alberello ed il lavoro di 400 piccoli artigiani del vino, e ancora l’azienda Baggini di Pavia, specializzata in produzioni ortofrutticole, che si occupa dell’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati : ecco i migliori dei migliori del “Welfare Index Pmi 2021 - Il rapporto sullo stato del welfare nelle piccole e medie imprese italiane”, promosso da Generali Italia, con la partecipazione di Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato, Confprofessioni, Confcommercio e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Dall’indagine, emerge come, anche in un periodo 2020-2021, particolarmente difficile per le imprese italiane di ogni settore, ci sia stato un salto di qualità sul fronte del welfare aziendale, con una crescita delle realtà attive su questo fronte, e un ampliamento dei settori di intervento.
Il 2021 e il 2020 sono stati anni difficili per le aziende italiane, investite da una crisi senza precedenti. La reazione alla pandemia ha impresso un salto di qualità al welfare aziendale ampliando il numero delle imprese attive, arricchendo il range delle iniziative adottate e soprattutto generando una nuova consapevolezza del ruolo sociale delle imprese.
Il 43,8% delle aziende hanno offerto presìdi di prevenzione e servizi diagnostici, tra i quali tamponi e test sierologici. Molte hanno ampliato i servizi sanitari già disponibili o ne hanno creato di nuovi: il 25,7% hanno esteso le coperture assicurative il 21,3% hanno offerto prestazioni sanitarie a distanza, come servizi di consulto medico o psicologico. È stato rilevante il cambiamento affrontato per adeguare l’organizzazione del lavoro aumentando la flessibilità oraria e i permessi (35,8%), così come l’impegno economico a sostegno dei dipendenti. Il 39% delle imprese hanno sviluppato in modo innovativo la formazione, introducendo soluzioni digitali. Le imprese, inoltre, hanno offerto contributi alle comunità e alle istituzioni pubbliche, con donazioni (16,4%) e con attività a sostegno del sistema sanitario o della ricerca (9,2%). Questo sforzo ha modificato in modo permanente il welfare aziendale: 42,7% delle imprese che hanno attuato iniziative in risposta all’emergenza intendono mantenerle anche in futuro. Il tutto in un quadro tutt’altro che semplice, visto che con la crisi legata alla pandemia, il 51% delle aziende hanno subito perdite del volume di affari, che, nella metà dei casi (24,7% del totale), sono state molto pesanti, superiori al 20% del fatturato.
In ogni caso, a livello di aree di intervento, la più matura è “Condizioni lavorative e sicurezza”, nella quale tutte le imprese raggiungono un livello almeno medio (determinato dall’applicazione di norme contrattuali) ed il 74,4% raggiungono un livello elevato. Nell’area Diritti, diversità e inclusione il livello almeno medio, che potremmo definire di compliance, è raggiunto dalla gran parte delle imprese (89,6%), ma tra queste e quelle di livello elevato (47,6%) il divario è notevole. È un’area in evoluzione, che riflette il cambiamento delle culture di management e della sensibilità sociale. In ogni caso, se è evidente che il welfare aziendale è utile, etico e aiuta i lavoratori, dalla ricerca emerge che ne beneficia anche il business, almeno a guardare i bilanci degli uktimi 3 anni di 4.772 imprese partecipanti a Welfare Index PMI, analizzati dal Cerved, che vedono livelli di redditività per addetto migliori tanto più elevato è il livello di welfare.
Tra i risultati aziendali, quello di maggior valore sociale, è il trend di crescita dell’occupazione: nel periodo 2017-2019 l’occupazione è cresciuta mediamente del 7,1%, ma il trend è stato più debole nei segmenti con livello di welfare iniziale e medio (rispettivamente del 5,7% e 3,4%), e decisamente più robusto (12,7%) nelle imprese con livello di welfare molto alto.

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