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IL VINO PER LA NOSTRA CULTURA

Ecco il “Vino del Duomo” di Milano, un rosso (e presto una bollicina) per conservare la sua bellezza

Un importante progetto de La Collina dei Ciliegi e la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano che prosegue l’antica usanza delle donazioni ai monumenti

Vino e cultura sono sempre più uniti, perché insieme possono fare molto per il patrimonio culturale italiano di cui oggi sono un simbolo nel mondo. Era così anche in passato, quando nel Medioevo e nel Rinascimento l’agricoltura, e dunque anche la produzione di vino, erano fonte di approvvigionamento e di sostentamento economico per le antiche istituzioni religiose e laicali. “Rinasce” così il “Vino del Duomo” di Milano, un Rosso Igt Verona (e presto anche uno Spumante Brut), frutto di un importante progetto triennale della cantina veneta La Collina dei Ciliegi per la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, come hanno raccontato Massimo Gianolli, presidente e ad della griffe della Valpolicella, in Valpantena, e dell’Amarone, e ad di Generalfinance, una delle società più importanti nel factoring, e Fedele Confalonieri (uno dei più grandi manager della storia italiana, per anni timoniere di Mediaset e pioniere della televisione privata italiana) a Milano ieri sera in veste però di presidente dello storico Ente preposto alla conservazione e valorizzazione della Cattedrale , istituito nel 1387 da Gian Galeazzo Visconti, Signore di Milano, per la progettazione e costruzione del monumento e che si adopera da oltre 630 anni nella sua conservazione e restauro, nell’attività di custodia e di servizio all’attività liturgica e nella valorizzazione del suo patrimonio, provvedendo al reperimento delle risorse necessarie al suo mantenimento, al Maio Restaurant (al 7° Piano Rinascente), con vista, ovviamente, sulla monumento-simbolo della città e d’Italia.
Visitato da oltre 2 milioni di turisti ogni anno, il Duomo di Milano fu costruito grazie alla generosità di tanti donatori, dei cui lasciti la Veneranda Fabbrica tiene scrupolosamente registro e memoria nel secolare Archivio del Duomo fin dal Trecento: denaro, terreni, materie prime, indumenti, gioielli, prestazioni d’opera, ma anche vino, rosso soprattutto e vendemmiato nei vigneti del contado milanese, dai quali arrivava sui carri carichi di brente di vino (75,55 litri) agli officiali in quello che è ancora oggi il Palazzo dello storico Ente ed i cui proventi venivano destinati a coprire le spese di cantiere dell’erigenda Cattedrale. Vino che, ora, nell’evoluzione dell’antico mecenatismo virtuoso, continuerà a contribuire a conservarlo e sostenere i restauri con un’elegante bottiglia con etichetta firmata dal wine designer più premiato al mondo Mario di Paolo (in vendita, nei prossimi giorni, negli store della Cattedrale milanese, a La Rinascente Milano e negli e-shop del Duomo e de La Collina dei Ciliegi, oltre ad essere il “Vino del Mese” di ottobre al Maio Restaurant ed allo Sheraton Milan Malpensa Airport Hotel).
Una “magnificenza”, ha detto Massimo Gianolli, “con un “esercito” di guglie ed opere d’arte, in parte già in fase di restauro, in parte che aspettano di esserlo. Tra queste c’è la statua del “Gigante 29” che sorreggeva uno dei doccioni, un’opera che mi ha colpito perché rappresenta uno dei “custodi” del Duomo di Milano. E mi sono detto: se potesse venire a Verona, ripercorrerebbe la stessa strada fatta da mio padre e dalla mia famiglia. C’è infatti un fil rouge che congiunge Milano a Verona, anche attraverso la storia del Duomo, costruito grazie al dialogo tra strutturisti veronesi e meneghini che, all’epoca della progettazione della Cattedrale, insieme risolsero i problemi tecnici circa la stabilità dei pilastri interni. Si tratta del medesimo legame che unisce la mia famiglia e le nostre aziende, a questi luoghi, dal 1925 in un eterno viaggio d’amore e d’imprese, tra Milano e Verona. Un sogno che si è avverato, con la grandiosa opera che, restaurata e tornata alla sua incredibile bellezza originaria grazie al progetto “Adotta una statua”, sposato da Generalfinance, e con il permesso della Veneranda Fabbrica e della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano, dal 4 settembre è eccezionalmente esposta nella Barricaia della nostra cantina, come “custode” del nostro vino e “testimonial” del progetto che ci rende molto orgogliosi e grazie al quale, da Verona il vino è partito alla volta di Milano. In particolare sono due vini: il “Duomo” Rosso Verona Igt, una Corvina in purezza, ed il “Duomo” Spumante Brut, da Garganega e Chardonnay, che nascerà tra poche settimane, frutto di vitigni autoctoni che rappresentano le nostre radici”. Ma non finisce qui: “vorrei proseguire nel contribuire ai restauri, individuando un “fratello” del “Gigante 29” per far diventare il progetto a lungo termine - ha detto Gianolli a WineNews - e sollecito tutti a farlo, ed in particolare noi imprenditori che abbiamo a cuore la nostra cultura e l’obbligo di contribuire a conservarla per custodire le nostre radici”.
“La storia del Duomo è fatta di sorprendenti intrecci tra cibo, gastronomia e arte - ha spiegato Confalonieri - sui suoi ponteggi, del resto, si viveva e si trascorreva molto tempo. I prodotti della terra, alcune volte, rappresentavano non soltanto un nutrimento per gli operai che qui lavoravano, ma anche una preziosa fonte di ricavo per contribuire alla costruzione della Cattedrale. È il caso del vino: non tutti sanno che, ad esempio, la Veneranda Fabbrica possedesse dei vigneti fin dal Quattrocento a Volpedo, la cui uva veniva venduta e i relativi proventi destinati a finanziare il cantiere. Recuperando questa antica tradizione, abbiamo trovato ne La Collina dei Ciliegi un interlocutore sensibile e generoso, con il presidente e ad Massimo Gianolli, coraggioso mecenate che ha anche voluto adottare la statua del “Gigante 29””. Vino grazie al quale, ha detto uno dei più grandi manager italiani a WineNews, “sono nate grandi cose”.
L’iniziativa “Adotta una statua” punta a valorizzare alcune statue del Duomo di Milano che, per ragioni conservative, non possono più essere lasciate in opera sulla Cattedrale e per questo motivo sono depositate presso il Cantiere Marmisti, il laboratorio della Veneranda Fabbrica alle porte della città dove nascono le nuove sculture destinate al Monumento e trovano ricovero quelle strutturalmente più fragili. Da questo presupposto nasce l’iniziativa della Veneranda Fabbrica che, anche grazie alla collaborazione con la Soprintendenza, ha come obiettivo principale il recupero di questi pezzi storici, offrendoli ad aziende e privati in temporaneo prestito, a fronte di un contributo finalizzato ai restauri della Cattedrale. In particolare, il sostegno di Generalfinance è stato destinato al restauro della statua del “Gigante” (nell’antica numerazione del Cantiere Duomo Gigante 29), risalente alla prima metà del Settecento e riproducente una figura maschile avvolta in ampio panneggio mosso, portato attorno alla vita e sulla spalla. Si tratta di uno dei 96 giganti che decorano le pareti esterne del Duomo di Milano e che funzionalmente e metaforicamente sorreggono i doccioni. Questo gigante, in particolare, proveniente dal Capocroce meridionale della Cattedrale e da esso rimosso in un anno a noi ignoto, faceva parte di un gruppo di sculture commissionate a decorazione della Cappella di San Giovanni Bono. Ha la testa ruotata verso sinistra, la mano sinistra appoggiata sul capo, lo sguardo fiero e solenne. L’opera, riportata alla sua originaria bellezza dalle sapienti mani di restauratori specializzati è affidata a Generalfinance per un periodo di tre anni, inizialmente collocata ed esposta nella Barricaia, l’area più nobile della cantina de La Collina dei Ciliegi ad Erbin, a Grezzana a Verona, per celebrare, in un simbolico viaggio, i luoghi che rappresentano le radici della società che, a sua volta, con i suoi vini contribuisce a restituire bellezza al suo Duomo.

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