Non è ancora un vero allarme, ma di certo un segnale che il mondo del vino, dopo la ripresa esaltante del 2021, specie grazie all’export (che nei primi 10 mesi ha toccato i 5,82 miliardi di euro, secondo gli ultimi dati Istat), non può permettersi di ignorare. E che, è bene sottolinearlo, arriva in maniera tutt’altro che improvvisa: la crescita del costo dei trasporti era esplosa già in estate, quella dell’energia è deflagrata da qualche mese, mentre la coda della quarta ondata della pandemia, che ha costretto in casa milioni di italiani e fatto abbassare le serrande a migliaia di bar e ristoranti, è sotto gli occhi di tutti. Il risultato è quello di un inizio di 2022 di assoluta stagnazione, su tutti i fronti commerciali, da quello interno - Gdo ed Horeca - ai mercati esteri, come sottolinea Marcello Bonvicini, presidente Confagricoltura Emilia Romagna, dove “le aziende legate al canale Horeca, non ricevono ordini da Natale. Il 20% almeno delle cantine di dimensioni medio-grandi, che vendono nella Gdo, non rientrano più nei costi per via del blocco dei listini e restano tagliate fuori dal mercato, ma il bilancio si profila comunque amaro per tutto il segmento. Serve liquidità alle imprese del vino, si rischia la paralisi. C’è bisogno di agevolazioni creditizie e strumenti finanziari più flessibili”.
Gli imprenditori del vino che vendono nei ristoranti, wine-bar e alberghi, riprende Bonvicini, dicono che “stanno lottando contro la risalita dei contagi, le ultime fatture risalgono al 24 dicembre, poi la ripresa si è arrestata con un netto stop a Capodanno”. E non va meglio alle aziende che hanno il proprio core business nelle spedizioni verso i Paesi extra Ue, che “hanno già messo nel preventivo 2022 un importante calo del volume d’affari. I costi sono quintuplicati e non si prevedono sconti sui trasporti marittimi verso gli Stati Uniti o l’Asia: così rischiamo di spedire solo tre container invece dei cinque inviati lo scorso anno”.
C’è poi “il braccio di ferro con la grande distribuzione per le cantine che hanno scelto la rete commerciale dei supermercati o ipermercati. I prezzi all’origine sono bloccati da mesi nonostante i rincari dell’energia e di tutti materiali necessari, dalle bottiglie ai tappi alle confezioni”. I produttori più fortunati, dice ancora il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, “sono riusciti ad ottenere dalla controparte alcuni benefit, come l’estensione dei punti vendita sul territorio e qualche promozione in più”. Ma questo “non basta - rimarca il presidente della Sezione Vitivinicola Confagricoltura Emilia Romagna, Mirco Gianaroli - perché la stragrande maggioranza fatica ad accettare le stesse condizioni del periodo pre stangata senza via d’uscita”.
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