Un bilancio tra luci e ombre per il settore degli agriturismi in Italia nel 2022: se da un lato nel nostro Paese sono tornati gli stranieri, con i mesi di luglio e agosto ovunque sold out, dall’altro lato la crisi morde forte. Le bollette sono quadruplicate e i costi di gestione sono saliti notevolmente, tant’è che numerosi agriturismi hanno preferito rimanere chiusi. Questo il quadro tracciato da Augusto Congionti, presidente Agriturist (Confagricoltura), che sottolinea come il dato più importante di quest’anno sia la scoperta delle vacanze in campagna da parte degli italiani, unica eredità positiva della pandemia.
La conferma arriva dai dati Ismea, che mostrano non solo il ritorno massiccio degli stranieri, ma calcolano ben il 47% in più di italiani. L’agriturismo si colloca tra i comparti del settore turistico con la maggiore crescita: dal 2,9% al 4% per numero di ospiti e dal 3,2% al 4,4% per pernottamenti. E intanto si registra il tutto esaurito per Capodanno, con 400.000 italiani che lo trascorreranno in agriturismo, secondo le stime Cia/Agricoltori Italiani e Turismo Verde. Per Agriturist è aumentata la voglia di essere coinvolti nelle esperienze agricole, così come il desiderio di staccare la spina per rilassarsi in campagna a contatto con la natura. Tira l’offerta enogastronomica, caratterizzata da una straordinaria varietà di ricette locali. Significativa, in estate, la crescita della presenza di coppie e famiglie che hanno scelto l’agriturismo anche in base alla posizione della struttura e all’offerta delle esperienze: passeggiate, trekking, equitazione e bike. “È urgente lavorare per frenare i costi. Gli ospiti fanno attenzione al portafoglio, concentrando le presenze nel week end. Noi facciamo quel che si può per contenere i prezzi, ma le misure in atto non sono riuscite a fermare l’escalation delle materie prime e dell’energia. La carenza di manodopera potrebbe pregiudicare i servizi di ristorazione e valorizzazione delle tipicità del territorio, mettendo a rischio la tenuta del sistema. Dietro ogni agriturismo c’è un’impresa e l’agricoltura - spiega Congionti - ha già pagato un prezzo molto salato per gli effetti dell’andamento climatico, del conflitto russo-ucraino e dei rincari”.
“Molte strutture riapriranno a primavera 2023. Buoni i risultati per chi ha lavorato - continua il presidente Agriturist - ma non bastano due settimane a far quadrare i conti”. Dalla Campania al Veneto, dalla Liguria alla Puglia, molti agriturismi sono chiusi; buone le presenze in quelli aperti, ma per soggiorni brevi. Bene la Lombardia e l’Emilia-Romagna, che lavorano a margini ridotti. Andamento soddisfacente in Sicilia in prossimità delle città, ma il 30% delle strutture sono chiuse e riapriranno in primavera. In Toscana, nonostante la forte richiesta, ben il 70% degli agriturismi è rimasto chiuso. “Ora occorre sostenere il comparto con provvedimenti mirati al contenimento dei costi - conclude Congionti - ma anche investire per valorizzare le potenzialità dell’agriturismo, all’interno di un piano di rilancio complessivo del turismo italiano”.
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