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Avvenire

Territorio, collaborazione e valori condivisi: Feudi di San Gregorio è vino al vino … La sostenibilità, più che un costo, può essere un beneficio. Aduso per impostazione familiare alla solida realtà dei numeri, Antonio Capaldo, proprietario di Feudi di San Gregorio, azienda familiare vitivinicola divenuta in 36 anni leader nel Sud Italia, punta dritto al cuore della questione: “Sa cosa più mi ha sorpreso del nostro progetto di sostenibilità? Le risposte avute dai 20 dipendenti, stagionali o a termine, i cui contratti negli anni sono stati trasformati in “a tempo indeterminato”, grazie a uno strumento innovativo come il contratto “Banca ore”: quando lavorano di più accumulano ore che poi sono restituite nei periodi “fiacchi”, garantendo uno stipendio costante nei mesi. In loro è cresciuta l’identità aziendale e il coinvolgimento: quando c’è meno lavoro, si sono “inventati” dentro l’azienda nuove attività prima affidate all’esterno, come il trasporto della merce, finendo con l’assicurare all’impresa anche dei risparmi”. È solo un esempio fra i vari esibiti da Capaldo per dimostrare che questo termine ormai quasi di moda - sostenibilità - in realtà “è un modo per ripensare l’organizzazione e migliorare la performance aziendale. E una forma positiva di cambiamento e diventa reddito se progettato a lungo termine”. Lo attestano, appunto, i risultati. Quello più generale parla di margini cresciuti del 12% dal 2017. Eloquenti sono anche frutti più specifici: per risparmiare acqua ed energia (da inizio 2021 si utilizza esclusivamente quella prodotta da rinnovabili) sono stati fatti investimenti per un milione di euro che hanno fatto già ridurre i consumi del 20% in 2 anni, consentendo il recupero di quanto investito; per il packaging, le bottiglie sono state rese più leggere. Anche un impegno in apparenza anti-economico come i nuovi contratti allungati (da 5 e fino a 10 anni) con i conferenti d’uva del territorio, per comprare da loro l’intero raccolto a prezzi prefissati, si sta rivelando strategico facendo recuperare la metà del maggior costo attraverso una miglior resa dell'uva e gli effetti di un forte ritorno d’immagine a livello locale. E ancora ai dipendenti è stata versata una somma extra di mille euro come contributo per il “caro-bollette” Sono tappe di un percorso avviato dal gruppo a maggio 2021 con la trasformazione statutaria in società benefit, seguita dalle certificazioni Equalitas e B Corp che misure le imprese sulla base delle prestazioni socio-ambientali. Si consolida così quello che era il progetto iniziale della famiglia Capaldo: fare di Feudi, oltre che un’azienda, una comunità forte di un sistema di valori condiviso. “È quel che mi mancava nella mia precedente vita professionale - , confida Capaldo, che è figlio del banchiere Pellegrino e dopo la laurea e il master in Economia ha fatto il consulente per Lazard e McKinsey, la vorando all’estero -. Passando da una grande città all'altra, trovavo ambienti di lavoro in fondo perfettamente identici, ma privi di un collante aziendale”. Quello che ha trovato invece, a partire dal cambio di vita deciso nel 2009, a Sorbo Serpico, sede centrale di Feudi, nati con l'intento di valorizzare i vitigni autoctoni della tradizione campana, come il Greco, il Fiano e l’Aglianico. “Non ci si inventa una nuova professione e non sono mancati, quindi, errori anche gravi, per fortuna resi più leggeri dalle strette relazioni della filiera che sono una sorta di ammortizzatore”, ammette oggi Capaldo, che ha saputo però mettere a frutto le precedenti esperienze per costruire, assieme ai suoi collaboratori, un percorso di crescita. Oggi Feudi, con 34 milioni di fatturato in 50 Paesi nel mondo, 126 dipendenti e 400 ettari di vigneto (300 dei quali in Irpinia, dove c’è pure il ristorante stellato Marennà, e il resto a Bolgheri in Toscana - Campo alle Comete, una scelta fortemente voluta - e poi in Basilicata e Friuli), è uno dei marchi vinicoli più noti d’Italia. Forte di un impegno d’impatto destinato ora a proseguire: per il 2030 è fissato l’obiettivo del raggiungimento della totale neutralità da fonti fossili, mentre sul piano sociale prosegue il finanziamento della Fondazione di Comunità San Gennaro impegnata nel rione Sanità di Napoli. A riprova che il vino fa più che mai anche del bene.

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