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POLITICA INTERNAZIONALE

Uk, il Governo presenta una riforma che “libera” il settore del vino dalla burocrazia Ue

Sul tavolo, maggiori libertà per gli importatori di vino sfuso e il via libera ai vini dealcolati e ai vitigni resistenti per i produttori britannici
UK, vino, Mondo
Il futuro del settore vino in Uk

Altro che Brexit, a poco più di sei anni dal voto che, nel 2016, ha portato la Gran Bretagna fuori dall’Unione Europea, crescono i rimpianti tra i cittadini britannici: secondo l’ultimo sondaggio, condotto da YouGov, il 62% la ritiene un fallimento, ed appena il 9% un successo, tanto che solo il 31% dei cittadini, oggi, ritiene ancora giusto aver votato per lasciare la Ue, mentre il 56% pensa che sia stata la mossa sbagliata. Molte cose, negli ultimi anni, sono cambiate, ma liberarsi dal legame con Bruxelles non ha fatto volare l’economia di Londra, che anzi si trova sempre più isolata. Di certo, a livello burocratico la ritrovata “libertà” permette al Governo Uk di muoversi con molta più autonomia in ogni ambito economico e produttivo. Compreso il vino, considerato nell’accezione più ampia, che va dagli aspetti produttivi a quelli commerciali, al centro di una proposta di riforma epocale, presentata nei giorni scorsi dal Department for Environment, Food & Rural Affairs britannico , che, nelle intenzioni del legislatore, dovrà restituire al settore la libertà di prosperare, eliminando la burocrazia europea e liberando così risorse per 180 milioni di sterline. Le consultazioni dovrebbero essere avviate a breve, per raccogliere le opinioni di tutti gli attori del settore e capire la portata e le tempistiche della riforma.
Sul tavolo ci sono novità importanti, soprattutto per gli importatori e gli imbottigliatori, che riguardano potenzialmente milioni di ettolitri di vino importato da ogni angolo del mondo, anche dall’Italia, che nel 2022 ha spedito in Gran Bretagna 2,61 milioni di ettolitri di vino, per un valore di 811 milioni di euro. Per prima cosa, verrà rimosso il requisito secondo cui i vini importati debbano riportare in etichetta un importatore anziché un operatore del settore alimentare, riducendo costi e burocrazia per i consumatori. Sarà quindi consentita la miscelazione dei vini importati, ma non solo: in tema di trasformazione dei prodotti del settore vinicolo, sarà consentito gasare, addolcire o dealcolare i vini importati, con l’obiettivo di rafforzare l’industria nazionale, cui sarà permessa la produzione di nuove linee di prodotti in linea con le esigenze del mercato britannico. Verrà inoltre rimosso il requisito - obbligatorio - che prevede che alcuni vini spumanti debbano avere tappi a fungo o tappi in alluminio per essere commercializzati nel Regno Unito, portando a minori costi per i produttori e maggiore scelta per i consumatori.
Si tratta, presumibilmente, di misure che riguardano i vini generici, perlopiù sfusi e importati a basso costo, ma comunque di enorme rilevanza. Novità importanti, però, ci sono anche sul fronte produttivo, e quindi interno. Prima di tutto, ai vini a Denominazione di Origine sarà permesso l’utilizzo di un’ampia gamma di vitigni resistenti alle malattie, e ciò consentirà ai viticoltori di scegliere la varietà che funziona meglio e che permettano di ridurre la perdita di produzione dovuta alle malattie. Sarà consentita, quindi, la produzione e la commercializzazione dei “Piquette” (in Italia conosciuti come “vini acquerello”, ndr), ottenuti dalle vinacce già precedentemente usate per la produzione di un vino, allungati con acqua e zucchero, garantendo un nuovo reddito ai produttori. Ai quali, inoltre, sarà consentito apporre in etichetta varietà ed annata senza dover richiedere alcuna autorizzazione. Infine, sarà consentita la produzione e la commercializzazione di vini a bassa gradazione alcolica o alcol free, dando maggiore flessibilità ai produttori britannici e, di nuovo, una scelta più ampia per i consumatori.
“Il Regno Unito vanta oltre 800 fiorenti aziende di vino, e un fatturato di centinaia di milioni di sterline dal commercio di vino che passa ogni anno attraverso i nostri porti, ma per troppo tempo i nostri produttori sono stati frenati da ingombranti regolamenti Ue ereditati dal passato”, ha commentato la Food & Drink Secretary del Department for Environment, Food & Rural Affairs, Thérèse Coffey. “Daremo al settore la libertà di cui ha bisogno per prosperare, queste riforme daranno impulso alle attività dei nostri produttori di vino, facendo crescere l’economia, creando posti di lavoro e sostenendo una parte vitale del nostro settore alimentare e delle bevande”. Le fa eco la Segretaria di Stato per gli Affari Economici e il Commercio, Kemi Badenoch: “la burocrazia inutile soffoca l’innovazione e la crescita. Ora che abbiamo ripreso il controllo delle nostre leggi, possiamo assicurarci che funzionino nel migliore interesse delle nostre attività. Riformare ed eliminare le regole che gravano sul settore aiuterà a far crescere l’economia, e fornirà alle imprese le libertà tanto necessarie per innovare, creare e prosperare”.
Infine, le parole di Miles Beale, alla guida della Wine & Spirit Trade Association, che accoglie “con favore la gamma di misure presentate, molte delle quali le abbiamo proposte noi pubblicamente. Introducendo una maggiore flessibilità, i produttori e gli importatori di vino non saranno costretti a fare nulla di diverso, ma potranno innovare. Consentire alle aziende che importano vino sfuso in Gran Bretagna di manipolarlo liberamente, andrà a vantaggio di importatori, imbottigliatori e, in ultima analisi, consumatori, mentre le modifiche all’etichettatura consentiranno l’utilizzo di una retroetichetta comune sia nei mercati Ue che in quelli del Regno Unito, che resterebbe così un mercato attraente per tutti i produttori - grandi e piccoli - del mondo”.

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TAG: UK, vino

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