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MADE IN ITALY

Nei comuni italiani con meno di 5.000 abitanti si produce il 93% dei prodotti Dop ed Igp

Rapporto Symbola/Coldiretti: qui nasce il 79% dei vini più pregiati e 297 di 321 eccellenze a denominazione hanno a che fare con i piccoli borghi

Non solo la ricerca di relax e vivibilità, di arte, cultura, paesaggio ed aria buona, fattori che fanno dei piccoli centri delle mete particolarmente gettonate dal turismo nella stagione estiva, perché chi cerca un borgo trova anche e soprattutto un tesoro enogastronomico da scoprire. Non a caso il 93% delle produzioni tipiche nazionali e il 79% dei vini italiani più pregiati nascono nei comuni italiani con meno di 5.000 abitanti, un patrimonio di gusto e biodiversità che fa da traino anche al turismo, con due italiani su tre (65%) tra coloro che andranno in vacanza, che, secondo Ixè, visiteranno un borgo nell’estate 2024. A dirlo, il Rapporto Fondazione Symbola/Coldiretti “Piccoli Comuni e Tipicità”, presentato, oggi, a Palazzo Rospigliosi a Roma, che racconta un patrimonio enogastronomico custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici, valorizzato e promosso grazie alla legge n.158/17, a prima firma di Ermete Realacci, presidente Symbola (di cui fa parte anche WineNews, ndr) con misure per la valorizzazione dei piccoli comuni.
I 5.538 piccoli comuni, con al massimo 5.000 abitanti, in cui vivono quasi 10 milioni di italiani e in cui si producono più del 90% dei prodotti di origine protetta (Dop e Igp), rappresentano un sistema virtuoso che rappresenta oltre il 70% dei 7.901 comuni del Belpaese. Il Piemonte è la regione con il maggior numero di piccoli comuni (1.045) seguito dalla Lombardia (1.038) e dalla Campania (345).
Ben 297 di 321 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) italiani riconosciuti dall’Unione Europea hanno a che fare con i piccoli comuni che, nel dettaglio, garantiscono la produzione di tutti i 54 formaggi a denominazione, del 98% dei 46 olii extravergini di oliva, del 90% dei 41 salumi e dei prodotti a base di carne ma anche dell’89% dei 111 ortofrutticoli e cereali e dell’85% dei 13 prodotti della panetteria e della pasticceria. Ma grazie ai piccoli centri è garantito anche il 79% dei vini più pregiati che rappresentano il made in Italy nel mondo. Un patrimonio conservato nel tempo da 279.000 imprese agricole presenti nei piccoli comuni con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.
Sono 26 i prodotti che si realizzano esclusivamente in piccoli comuni e quindi il Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana, Strachitunt, Castelmagno, Robiola di Roccaverano, Puzzone di Moena/Spretz Tzaorì, Pecorino di Picinisco Alto Crotonese, Seggiano, Fagioli Bianchi di Rotonda, Melanzana Rossa di Rotonda, Castagna di Vallerano, Fagiolo Cannellino di Atina, Farro di Monteleone di Spoleto, Limone di Rocca Imperiale, Marrone di Castel del Rio, Asparago di Cantello, Pescabivona, Lenticchia di Castelluccio di Norcia, Maccheroncini di Campofilone, Salame di Varzi, Prosciutto di Carpegna, Valle d’Aosta Jambon de Bosses, Valle d’Aosta Lard d’Arnad/Vallée d’Aoste Lard d’Arnad, Prosciutto di Sauris, Salame S. Angelo, Prosciutto di Norcia.
“Le ferie estive sono anche un’occasione per riscoprire i nostri prodotti tipici legati ai territori e ai piccoli comuni - ha detto Ermete Realacci, presidente Fondazione Symbola (qui la nostra ultima intervista, a tu per tu, con il politico italiano, presidente onorario di Legambiente e promotore del “Manifesto di Assisi” per un’economia a misura d’uomo, sul ruolo dell’agricoltura e del vino nell’Italia che fa l’Italia) - che sono una straordinaria opportunità per l’Italia: un’economia più a misura d’uomo che punta su comunità e territori, sull’intreccio tra tradizione e innovazione, tra vecchi e nuovi saperi come dimostra il rapporto di Fondazione Symbola e Coldiretti. Qui si producono la maggior parte delle nostre Dop e Igp e dei nostri vini più pregiati, insieme a tanta parte di quel made in Italy apprezzato a livello internazionale. Possiamo competere in un mondo globalizzato se innoviamo senza cancellare la nostra identità, se l’Italia fa l’Italia. I piccoli comuni possono svolgere un ruolo importante nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) a patto di guardare l’Italia attraverso le lenti della coesione, dell’inclusione, della transizione verde, dell’innovazione e del digitale. Per questo è ancora più urgente dare piena applicazione alla legge, a mio nome, sulla valorizzazione dei piccoli comuni”.
Il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, nella presentazione del Rapporto con Carlo Cambi, giornalista e scrittore, e le conclusioni di Luca De Carlo, presidente Commissione Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare del Senato, ha ribadito come“i piccoli borghi hanno un significativo valore economico, storico, culturale e ambientale in un paesaggio fortemente caratterizzato dalle produzioni agricole. Rappresentano anche un motore turistico che, se adeguatamente valorizzato, può diventare una risorsa strategica per il rilancio economico e occupazionale del Paese. Per salvaguardare questa ricchezza nazionale, è necessario creare le condizioni affinché la popolazione residente e le attività economiche possano rimanere. Negli ultimi dati Istat sulla popolazione italiana, si è registrata la perdita di oltre 35.000 residenti nei borghi in un anno. È quindi fondamentale contrastare lo spopolamento, che aggrava anche la situazione di isolamento delle aziende agricole e aumenta la tendenza allo smantellamento dei servizi, dei presidi e delle forze di sicurezza presenti sul territorio”.

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