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LO SCENARIO

Il 2024 del vino: export su, solo grazie agli spumanti, Italia giù. Stime di Nomisma Wine Monitor

Il valore esportato potrebbe superare la soglia degli 8 miliardi di euro. Nel mercato interno la lieve ripresa fuoricasa non compensa il calo in Gdo
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Solo gli spumanti salvano il bilancio 2024 del vino italiano (stime Nomisma Wine Monitor)

Una leggera crescita all’export, in valore (+4,5%) e la prospettiva di superare di poco la soglia degli 8 miliardi di euro nel 2024, dopo un 2023 chiuso a 7,7 miliardi, in lieve calo sul 2022 (-0,8% secondo l’Istat), ed un lieve calo sul mercato italiano (che vale più o meno la metà del giro d’affari del business enoico), con la timida ripresa del fuori casa che non compensa il calo in gdo (-3% in volume), con scarse possibilità che le festività di fine anno stravolgano il difficile quadro generale. Sono le stime di Nomisma Wine Monitor sulla performance del vino italiano, in vista della fine dell’anno.
“Dopo un 2023 in leggero calo sul fronte dell’export (a valori) e un mercato nazionale sotto “effetto inflazione”, che ha portato ad una riduzione delle vendite in quantità di vino in Gdo di quasi il 3%, il 2024 - pur tra tensioni geopolitiche e rallentamenti economici - dovrebbe chiudersi con un segno positivo nell’export superiore al 4%, arrivando così a superare, seppur di poco, la fatidica soglia degli 8 miliardi di euro. Diverso il caso delle vendite sul mercato nazionale nel canale moderno, dove nei primi 9 mesi di quest’anno, si evidenzia ancora un calo a volume del -1,5% che difficilmente si riuscirà a recuperare entro Capodanno”, spiega Nomisma. Che fotografa anche la situazione mondiale: “dagli ultimi dati sulle importazioni di vino nei principali 12 mercati mondiali (che rappresentano oltre il 60% del valore degli acquisti globali di vino), alla fine del terzo trimestre 2024 veniva confermato un calo aggregato degli acquisti in valore dall’estero del -2,6%. Tra i top mercati analizzati, solo Cina e Brasile emergevano con incrementi sensibilmente positivi sia in termini di valore che di volume. In particolare, il risultato della Cina (+27%) era attribuibile principalmente al ritorno dei vini australiani sul mercato, reso possibile dall’eliminazione dei “super dazi imposti dal governo di Pechino dal 2021”. Per quanto riguarda gli acquisti dall’Italia, spiega Nomisma, trend positivi a valore si riscontravano, nel caso dei vini fermi imbottigliati, negli Stati Uniti e in Canada mentre si evidenziavano crescite più rilevanti per gli spumanti italiani in Australia, Francia, Stati Uniti, Canada e Regno Unito. E anche nel 2024, l’export di vino italiano è sostenuto dagli spumanti e, in particolare dal Prosecco, che rappresenta ormai 2 bottiglie su 10 di vino italiano esportato (come confermano anche i dati Istat analizzati da WineNews sui primi 8 mesi 2024).
“Al di là dell’ennesima performance positiva degli spumanti, l’export di vino italiano risulta influenzato da numerosi fattori, sia di carattere geopolitico che economico e che stanno portando le imprese ad una maggior diversificazione dei mercati presidiati”, sottolinea Denis Pantini, Responsabile Wine Monitor di Nomisma. Basti infatti pensare, in merito alle tante incognite che gravano sui mercati internazionali, alla minaccia non troppo velata dei dazi aggiuntivi paventati dal neo-eletto presidente Trump a partire dall’anno prossimo, ma anche all’incremento nelle accise su vini e bevande alcoliche già applicato in Russia e a quello programmato nel Regno Unito a partire dal 1 febbraio 2025. “Il rischio di dazi aggiuntivi sulle importazioni negli Stati Uniti potrebbe generare impatti indiretti nell’export anche in altri mercati importanti per il vino italiano come quello tedesco, la cui economia già sotto pressione, potrebbe ulteriormente indebolirsi, alla luce dell’obiettivo di Trump di ridurre il deficit della bilancia commerciale americana e che, nel caso del rapporto con la Germania, è pari a circa 80 miliardi di euro”.
I primi segnali di una maggior diversificazione dei mercati esteri da parte del vino italiano, spiega ancora Nomisma, sono desumibili dalla dicotomia nelle performance del nostro export registrata durante l’anno in corso: mentre in diversi mercati “consolidati” si registrano variazioni negative (Germania in primis, ma anche Svizzera, Francia e Norvegia), in altri Paesi - il cui peso individuale sul nostro export complessivo non supera l’1% - stanno emergendo crescite a doppia cifra percentuale. È il caso, ad esempio, dell’Austria, dell’Irlanda, del Brasile, della Romania, della Croazia, della Thailandia e di tanti altri ancora che, in questo 2024 denso di incognite, sembrano sostenere la crescita delle vendite di vino italiano oltre frontiera.
Restando, invece, entro i confini nazionali, le vendite di vino nel canale retail - analizzate nel Report Wine Monitor con i dati di NielsenIq sul canale off-trade - danno conto di una timida ripresa nel terzo trimestre 2024, che però non è stata in grado di portare il cumulato dei primi 9 mesi in territorio positivo, per quanto riguarda i volumi di vino venduto.
Una riduzione che risulta comune a tutti i format distributivi, ma non alle diverse categorie. Se, infatti, i vini fermi e frizzanti denotano i cali maggiori nelle quantità vendute, che si fanno più pesanti nell’e-commerce, continuano invece a spiccare positivamente le performance degli spumanti che, sulla scia di un trend iniziato nei mesi passati, vantano crescite a volume in tutti i canali di vendita, per quanto risulti ancora evidente l’impatto del carovita sulle tasche degli italiani che, nella scelta delle bollicine, stanno privilegiando gli spumanti generici, e più economici, ai danni di quelli Dop.

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