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Adnkronos

Vinitaly: donne e giovani, le nuove “tribu” del mondo del vino. Zonin, Frescobaldi e Caprai rivelano le nuove tendenze ... Sempre più donne amano il vino. Un tempo tipica bevanda “da uomini”, oggi il vino attrae il gentil sesso che si dimostra molto attento alla qualità. Donne ma non solo. Bacco trova consensi anche tra i giovani, a partire dai venti anni in su. Dunque sul mercato si affacciano nuove “tribù” di consumatori, secondo quanto emerge alla quarantesima edizione di Vinitaly, da uno studio condotto da Veronafiere, in collaborazione con Winenews, tra i più aggiornati siti di informazione enologica. Una tendenza confermata all’Adnkronos da alcuni noti produttori italiani, da Gianni Zonin a Tiziana Frescobaldi, a Marco Caprai.

Vere e proprie “tribù”' visto che si tratta di gruppi omogenei per stili di vita che non bevono più associando il vino al pasto quotidiano, ma lo eleggono a testimone dei momenti di relazione, la sera in enoteca e comunque in compagnia. Una “rivoluzione” che va in controtendenza con il calo dei consumi familiari, oggi infatti il 43% delle famiglie acquistano vino con una spesa mensile di 32 euro. La maggiore impennata tra i neo consumatori si ha tra i giovani: ben l’82% dichiara infatti di avere una forte propensione all'acquisto di vino. Quanto alle donne il 32% si dichiara pronta a bere una bottiglia con le amiche, mentre gli anziani, sia per ragioni di reddito che di salute, sono in netta contrazione, il 25% in meno oggi si dichiara propenso all’acquisto di vino.

I giovani bevono vino di preferenza come aperitivo o come elemento di aggregazione, si orientano in genere su vini rossi strutturati, legati al territorio di appartenenza e sembrano poco attratti dai vini del Nuovo Mondo. Non bevono vino tutti i giorni ma due, tre volte la settimana. Il prezzo, è una barriera relativa: scelgono bottiglie che hanno un nome o che fanno tendenza. Sono in molti infatti ad assegnare a questa bevanda un valore culturale.

Le donne, secondo l’indagine di Veronafiera-Winenews, bevono vino soprattutto nei momenti di socializzazione e sempre più scelgono da sole le qualità dei vini. Sia al supermercato che al ristorante non si fanno più guidare dagli uomini nella scelta delle bottiglie. Prediligono, comunque, i vini bianchi, fruttati e sono tra le più forti consumatrici di spumanti. Se, invece, si accostano al rosso chiedono vini di buona struttura, molto riconoscibili, di ampio bouquet ed eleganti. Al contrario dei giovani sembrano meno sensibili al legame con il territorio, anzi hanno una propensione all’esplorazione. Il loro è comunque un consumo profondamente diverso da quello degli uomini che restano i principali fruitori di vino, un consumo dettato dall’abitudine e non già dalla spinte emotive e conoscitive.

E proprio a parlare di “curiosità delle donne” nei confronti del nettare di Bacco è un’imprenditrice, Tiziana Frescobaldi, comunication manager della ditta Marchesi de’ Frescobaldi, tra le più antiche e prestigiose famiglie del vino toscane. “Stiamo notando una nuova tendenza da 15 anni a questa parte che vede le donne consumatrici consapevoli e informate - spiega Tiziana Frescobaldi - Oggi capita sempre di più che donne dai 25 ai 40 anni vadano in enoteca, accompagnando queste loro uscite a un vero e proprio interesse per l'enologia con la lettura di riviste o di libri, e scelgono vini di qualità anche da bere a casa. Certo il consumo è limitato, può essere di un bicchiere al giorno, magari la sera dopo le 19 anche perchè l’attenzione alla dieta è una costante della clientela femminile”. L’esperienza di casa Frescobaldi si va modulando in base anche alle nuove esigenze, ''cerchiamo di mantenere un equilibrio fra tradizione e innovazione - spiega Frescobaldi - nel senso che cerchiamo di essere noi stessi pur rinnovandoci, e quindi facciamo vini che rappresentano il territorio da cui provengono”.

''Credo che la donna sia un punto di riferimento importante nella scelta del vino, lo è sempre stata anche nella mia azienda - afferma Gianni Zonin, presidente di una delle maggiori case vinicole italiane, anche per volume di export. A proposito dei giovani Zonin parla di naturale “cambio generazionale” ma a partire dai 27 ai 37 anni sono quelli che hanno incidenza sui consumi. “Oggi sono più competenti e più attenti -spiega - una volta si facevano attirare da bevande come alla moda come i “wine coolers” mentre ora sono tornati a preferire la qualità e la tradizione nei vini, soprattutto rispetto ai vitigni autoctoni”. Consumatori più attenti quindi e consapevoli anche per Zonin, il quale attribuisce ai media il merito di una maggiore educazione all’enologia. Ma se si assiste a nuove tipologie di enoappassionati è vero anche che il consumo è legato ai cambiamenti della società tout cour, agli stili di vita e alle abitudini. Ed il mondo della produzione vitivinicola si adegua. Ad esempio, riferisce Gianni Zonin, “ci sono maggiori richieste oggi di bottiglie più piccole perchè le famiglie sono più ristrette e ci sono molti single. Abbiamo registrato uno spostamento notevole infatti dalle “magnum” (1,5 litri) alle 0,75 e addirittura alle 0,250 e 0,375. Senza contare la ricerca di un maggior equilibrio tra prezzo e qualità”. Nel senso che si richiede di più il vino doc, Docg o Igt, quindi la qualità senza trascurare il prezzo. “Un tempo - continua Zonin - si andava dal contadino a comprare il vino sfuso, oggi no, il cliente è più competente grazie ai sommelier che ha formato centinaia di migliaia di persone che conoscono il vino e sanno indirizzare le persone. Un fatto positivo che premia i produttori che hanno investito sulla qualità”.

Cultura, storia e tradizione, sono le parole chiave che Marco Caprai attribuisce al vino. Il titolare della cantina che ha rilanciato il Sagrantino di Montefalco nel mondo è convinto che “certi valori non sfuggono soprattutto alle donne che oggi non considerano più il vino una bevanda da osteria e quindi da uomini. Un modo di approcciarsi al vino diametralmente opposto rispetto al passato, laddove da bevanda più semplice si è oggi arrivati a considerarla più complessa”. E per far capire la “nuova” valenza culturale dell'enologia, Caprai cita l’esempio degli Stati Uniti dove chi beve vino è una persona di cultura, specie se sorseggia vino made in Italy. “Più il vino assume questa connotazione, più è di qualità e più è un consumo non esagerato”. Insomma si beve meno ma meglio.

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