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Affari & Finanza / La Repubblica

Agricoltura, il record parla straniero ... Pomodori e uva da tavola restano le tipologie più gettonate, mentre si aprono i mercati internazionali: l’export tira soprattutto in Canada e in Australia. E parte un progetto sperimentale per il vino rosato ... Resiste alla crisi. O comunque cerca di superare la difficile congiuntura economica, puntando sull’export e scommettendo su nuovi mercati internazionali. Quello dell’agricoltura in Puglia è un settore che rimane un riferimento nell’economia pugliese. Lo confermano i dati che comunque sono incoraggianti. I primi mesi di quest’anno si chiudono con un segno positivo. Le esportazioni hanno registrato un più 16,2 per cento. “La Puglia ha dimostrato negli ultimi anni - spiega Pietro Salcuni, presidente della Coldiretti Puglia - una forte dinamicità di scambi, in misura maggiore verso i Paesi Europei, il Canada e l’Australia. Ciò è ampiamente dimostrato dall’andamento delle esportazioni nel comparto vitivinicolo e ortofrutticolo. Le imprese agricole regionali hanno reagito bene alle sollecitazioni dell’internazionalizzazione, anche se quando parliamo di mondializzazione e globalizzazione in agricoltura si deve specificare che non si tratta di processi di scambio di prodotti di massa”. Il mondo agricolo pugliese raccoglie la sfida. L’ambizione di aggredire nuove fette di mercato. Lo spiega l’assessore regionale Dario Stefàno che dice: “Il nostro obiettivo è quello di aumentare le esportazioni in Brasile, India, Cina e Russia e cioè di puntare ad accrescere la presenza dei nostri prodotti in parti del mondo che rappresentano economie in crescita”. Le risorse ci sono. E anche i numeri che riguardano il mercato nazionale fanno ben sperare. Perché l’agricoltura pugliese detiene primati produttivi di alcune colture e prodotti, come i pomodori o l’uva da tavola. La produzione di quest’ultima, ad esempio, rappresenta il 68 per cento di quella che arriva dai campi del resto della penisola. E poi, spiegano dalla Coldiretti, “ci sono altri primati produttivi”. Il 35 per cento delle olive, dei pomodori e delle mandorle, prodotti nel nostro paese, provengono dalla Puglia. Va bene anche la coltura del carciofo (il 31 per cento), delle ciliegie (il 30 per cento della produzione nazionale) e del grano duro (il 21 percento). Ma la crisi, la congiuntura economica sfavorevole, non è l’unica difficoltà che le imprese agricole della nostra regione devono affrontare. Perché una delle noti dolenti rimane quella della sofisticazione alimentare. Prodotti che arrivano da altre parti del mondo vengono spacciati come pugliesi. Un fenomeno che produce danni all’economia della regione. “La Coldiretti Puglia ha deciso di costituirsi parte civile in tutti i processi contro frodi, sofisticazioni e fenomeni criminosi (basta pensare agli ultimi sequestri di olio) che arrecano danno al territorio e all’agroalimentare pugliese di qualità”, spiega Antonio De Concilio, direttore dell’associazione di categoria. E sono proprio i prodotti di qualità quelli che il mondo agricolo pugliese vuole valorizzare. Un esempio su tutti: il vino. Non è un caso che quest’anno la Regione Puglia abbia deciso di organizzare il primo concorso nazionale enologico, riservato ai vini rosati, che ad aprile ha visto la selezione di350 campioni di vino, prodotti in diciotto regioni, ma è ancora una volta la Puglia a detenere ìl primato con il 40 per cento della produzione. “E’ un vino meno strutturato, ma che anche per questo può essere più facilmente apprezzato, senza contare che tra gli addetti ai lavori c’è la netta percezione di enormi possibilità di questa tipologia di vini” aggiunge Stefàno. Ecco allora la sfida: un concorso che è anche una vetrina. Un percorso che comincia. Spiega il presidente della Regione Nichi Vendola: “Occorrono pensieri innovativi come quelli che hanno fatto diventare protagonista il vino rosè. La parola innovazione in agricoltura è ambigua ma, a volte, può significare riscoperta positiva dell’antico, rimettendo in circolazione antiche sapienze. Proprio come stiamo cercando di fare in Puglia”. Innovazione significa anche giovani. Sono duemila i pugliesi under 40 che nel 2011 hanno scelto l’agricoltura, un dato in controtendenza rispetto alla media nazionale. Se, infatti, nel resto della penisola le imprese giovanili non sfiorano il 4 percento, in Puglia si attestano al dieci e anche le iscrizioni alla facoltà di agraria dell’università di Bari sono in aumento.

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