Vinitaly si presenta alla Ue, piano da 30 milioni per crescere all’estero… Una fetta preponderante dei 30 milioni di euro di investimenti previsti dal piano strategico 2024-26 di Veronafiere saranno diretti a rafforzare il vino ma soprattutto sui mercati esteri con fiere dedicate al vino italiano in giro per il mondo e con una massiccia campagna di incoming di buyer esteri in Italia. È la terapia d’urto sulla quale Veronafiere, l’organizzatore di Vinitaly, punta per rispondere alla difficile congiuntura. Le esportazioni di vino hanno chiuso l’anno con un calo del 4% in volume e dello 0,8%in valore. Una flessione che è stata registrata solo 3 volte negli ultimi 25 anni (le altre due in corrispondenza della crisi del 2008 e del Covid). L’edizione 2024 di Vinitaly (a Verona dal 14 al 17 aprile) è stata presentata ieri Bruxelles con numeri significativi: 4mila imprese espositrici ma soprattutto si punta quest’anno a superare la soglia dei 30mila operatori stranieri provenienti da 140 paesi. Tra questi 1.200 i top buyer selezionati dal Veronafiere insieme con Ice Agenzia. Per crescere ancora in Italia Veronafiere punta su nuove manifestazioni (tra le quali proprio ad aprile a Verona debutterà il salone dedicato alle birre artigianali). Ma il driver della crescita è sempre di più l’estero. “Solo quest’anno - ha commentato l’ad di Veronafiere, Maurizio Danese - andranno in scena sotto le insegne di Vinitaly 18 diverse iniziative in i5 paesi. Tra le quali vanno ricordate le manifestazioni in Cina, quella in Brasile oltre al grande appuntamento di ottobre a Chicago: la maggiore manifestazione dedicata al vino italiano negli Usa”. Ma Vinitaly non è solo uno strumento espositivo. “Noi ci sentiamo ormai parte integrante di questa filiera - ha detto ieri il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo -. E oggi lo scenario più caldo per il vino italiano è quello legato agli attacchi sul fronte della salute come la richiesta di health warnings sulle etichette del vino come per le sigarette. Per questo abbiamo deciso di presentare l’edizione 2024 di Vinitaly a Bruxelles, alla presenza di numerosi eurodeputati italiani, perché è qui che si decidono le sorti dell’agricoltura e del vino. A Verona presenteremo inoltre un’indagine commissionata a Prometeia e Unione italiana vini dal titolo “Se tu togli il vino all’Italia” che punta a stimare l’impatto che il Paese subirebbe in termini socio-economici da un’ipotetica scomparsa del vino”. E proprio in questa ottica, ovvero quella di far conoscere il peso del settore vitivinicolo per l’economia italiana ed europea che ieri a Bruxelles è stato presentato anche uno studio commissionato dal Ceev, l’associazione delle industrie europee del vino a PwC. E dai dati è emerso che in Europa si produce il 62% del vino mondiale per un giro d’affari di 130 miliardi di euro (circa 45 solo in Italia). Il settore conta quasi 3 milioni di addetti e un valore delle esportazioni di 17,9 miliardi. Importante anche il gettito fiscale legato stimato in 52 miliardi di euro l’anno. In anni recenti è cresciuto anche il ruolo del vino come catalizzatore economico chiave in molte regioni rurali: in Europa il fatturato legato all’enoturismo è stimato in 15 miliardi. “Una storia di successo - ha commentato il segretario generale del Ceev, Ignacio Sanchez Recarte - che necessita di essere supportata adattando il quadro giuridico e preservando la cultura del vino dagli attacchi che tentano di demonizzarlo”. Attacchi che hanno puntato a colpire qualsiasi prodotto con un contenuto di alcol, senza distinguere abuso da consumo moderato né tra comportamenti improntati allo “sballo” e un bicchiere di vino o birra per accompagnare i pasti. “La proposta della Commissione - aggiunge Sanchez Recarte - sugli health warnings sulle etichette di vino per ora non si farà ma sarà tra i primi punti all’ordine del giorno della nuova Commissione. Intanto l’Oms sta spingendo per l’adozione di health warnings a livello di Codex Alimentarius allargando lo spettro rispetto all'Europa. Ma la vera minaccia è per il 2025 quando, sempre su iniziativa dell’Oms, alle Nazioni Unite si discuterà di ricomprendere le malattie legate al consumo di alcol nel novero delle malattie non trasmissibili al pari di obesità o cancro. Non possiamo abbassare la guardia”.
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