Il fermento enologico del Levante tra cantine e vini “abissali”… Che il Levante stia vivendo una fase di grande fermento enologico è evidente, anche senza finire in una delle tante (e buone) aziende vitivinicole delle Cinque Terre. Stanno lavorando bene i viticoltori del Genovese, come dimostra il crescente interesse degli enoturisti per il Tigullio e il suo entroterra. E in cerca di una cantina-bandiera, facile pensare a “Bisson” di Sestri Levante, regno di un personaggio - Piero Longoni - che ha trasferito la meticolosità che ha sempre dimostrato come docente di storia dell’arte in una realtà produttiva (13 ettari per 110-120mila bottiglie l’anno) che ha scritto (e continua a farlo) pagine memorabili nella valorizzazione dei vitigni autoctoni (granaccia o ciliegiolo e bianchetta) e dei blasonati vini “Portofino Doc”. Anche se a prendersi la scena (anni fa si era scomodato perfino il New York Times) è il “Metodo Bisson” inventato dallo stesso Longoni una ventina di anni fa per dare longevità e importanza ai suoi “spumanti degli Abissi”, chiamati così perché affinati sott’acqua, a 60 metri di profondità, al largo della Baia del Silenzio. A pochi chilometri di distanza, una realtà quantitativamente più piccola, fa anch’essa il suo figurone ed è la cantina della famiglia Pino a Castiglione Chiavarese, località Missano, esempio di viticoltura eroica (3 ettari, 25mila bottiglie l’anno) tra muretti e filari realizzati su un ripido scosceso dove la passione e la pazienza di Antonella e dei suoi due fratelli si sublima in una sequenza di vini (anche qui, a base di ciliegiolo, bianchetta, vermentino) a cui si aggiunge anche un ottimo moscato.
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