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Ansa

Vino: Caprai, lodo regioni per fermare guerra autoctoni. L'occasione dal Salone del Vino e Forum tra gli assessori ... "No all'espropriazioné dei vitigni e alla lesa identità". Non usa mezzi termini Marco Caprai, artefice del rilancio del Sagrantino di Montefalco, che di fronte alla recente delibera della Regione Toscana invita ad "un lodo tra le regione per fermare la guerra degli autoctoni". L'occasione giusta potrebbe essere il forum tra gli assessori regionali dei terroir vitivinicoli più rappresentativi in programma al Salone del Vino domenica 14 novembre. Il tema degli autoctoni si è riproposto con forza in questi giorni dopo che la Toscana ha adottato tra i vitigni ammessi anche il Sagrantino: il vitigno simbolo di Montefalco e della rinascita della viticoltura umbra. Niente di illecito, la legge, infatti, stabilisce che i vitigni non possono essere esclusiva di qualcuno. Ma sorge una questione forte di opportunità. Il caso Sagrantino potrebbe essere un "cavallo di Troia" che rischia di favorire l'offensiva scatenata dai produttori dei paesi del cosiddetto Nuovo Mondo. Di fronte all'invasione dei mercati da parte di australiani, cileni, sudafricani e californiani, l'Italia ha identificato la migliore difesa nell'esaltazione del legame dei vini con il territorio attraverso la valorizzazione dei vitigni autoctoni. Ma una volta cadute le barriere territoriali, tra regione e regione, questo processo di valorizzazione rischia di trasformarsi in un pericoloso boomerang perché molti autoctoni potrebbero diventare a tutti gli effetti dei vitigni internazionali ed essere piantati indistintamente da tutti i paesi produttori. Il Sagrantino ha fatto più clamore di altri perché ha coinvolto un vitigno, valorizzato con un'opera incessante dell' imprenditore Marco Caprai, sul quale c'é la massima attenzione ed uno dei terroir da vino più famosi nel mondo. In realtà non è il primo episodio di questa sottile guerra degli autoctoni che rischia di trasformarsi una "catena di Sant'Antonio" con il Nero d'Avola che emigra in Friuli e il Refosco che si trasferisce in Calabria. La legge stabilisce, però, che sono le Regioni a regolarsi e che dopo tre anni di sperimentazione ogni vitigno può essere piantato ovunque. E se i produttori di Sagrantino, Caprai in testa, gridano alla "lesa identità", anche gli esperti mettono in guardia dal pericolo insito in queste "espropriazioni". Leonardo Valenti, agronomo, ricercatore dell' Università di Milano e profondo conoscitore del Sagrantino, sostiene infatti che "il fatto è grave e lascia indignati, ma a termine di legge non ci si può fare niente. Si deve, invece, riflettere sulle conseguenze: il Sagrantino spiega - è un ottimo vitigno e rischia di diventare sovranazionale come il merlot o il cabernet. Soluzioni al momento non ce ne sono, se non quella di modificare la legge o perlomeno di introdurre il divieto di indicare in etichetta il vitigno. Oppure le Regioni possono impegnarsi con un "codice etico" a rispettare un elenco delle produzioni cosiddette tipiche da difendere e valorizzare evitando comportamenti, come in questo caso pirateschi".

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