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Avvenire

Vendemmia più scarsa. La qualità però sarà alta … Vendemmia più magra quest’anno, ma non per questo meno ricca. Anzi, avere meno vino dovrebbe fare bene al mercato. In cantina, poi, la qualità potrebbe essere comunque più che buona “con punte d’eccellenza”, come dicono gli esperti. A mettere in ordine numeri e considerazioni sulla situazione, ci hanno pensato Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini che pochi giorni fa hanno presentato la consueta fotografia della vendemmia in corso. Si dovrebbe quindi arrivare quasi a 44 milioni di ettolitri di vino, il 12% in meno rispetto allo scorso anno quando nelle cantine erano arrivati circa 50 milioni di ettolitri. Con tutte le cautele del caso dovute ai territori diversi e all’andamento climatico, pare che il Nord “abbia tenuto decisamente bene, confermando sostanzialmente i livelli dello scorso anno. Nel Centro le flessioni sono in media di oltre il 20% mentre al Sud e nelle Isole si sfiorano riduzioni del 30%”. A condizionare le produzioni, ancora una volta, è stato il clima e alcune malattie come la Peronospora. La vendemmia più leggera degli ultimi sei anni, infatti, arriva dopo un’annata caratterizzata dagli effetti ormai cronici dei mutamenti climatici che, con i relativi decorsi meteorologici incerti e spesso estremi (+70% le giornate di pioggia sui primi 8 mesi dell’anno scorso), hanno determinato importanti differenze quantitative lungo tutto lo Stivale. Ma gli enologi pensano in positivo. “Dalla vendemmia 2023 otterremo sicuramente vini di buona qualità, con punte di eccellenza” - ha commentato il loro presidente Riccardo Cotarella -. Molto dipenderà dal lavoro, a cominciare da quello degli enologi, eseguito in vigna e in cantina”. Certo, l’Italia quest’anno perde il primato produttivo con il concorrente di sempre - la Francia -, la cui produzione è stimata attorno ai 45 milioni di ettolitri (-2% sul 2022), ma l’intera filiera della produzione tira comunque un sospiro di sollievo. In cantina, infatti, ci sono già giacenze per circa 49 milioni di ettolitri di vino. Tema più che preoccupante, insieme a quello, come ha sottolineato il Commissario straordinario di Ismea, Livio Proietti, della contrazione della domanda interna ed estera di prodotto. Una situazione di fronte alla quale occorrono sicuramente strategie di mercato diverse dal passato. Per questo il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi, non ha avuto problemi a commentare quanto sta accadendo: “Non ci possiamo più permettere di produrre 50 milioni di ettolitri come nelle ultime vendemmie, e non può essere una malattia fungina a riequilibrare una situazione che ha portato di recente al record di giacenze degli ultimi anni. Sorprende come molti si preoccupino ancora di rimanere detentori di uno scettro produttivo che non serve più a nessuno”. Più qualità e più capacità di vendita sono necessarie a un settore che, come ricorda Coldiretti, vale miliardi di euro (7,9 solo in termini di esportazioni) e 1,5 milioni di posti di lavoro.

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