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Bibenda

Comunico il vino ... Il vino e la comunicazione, di questo vorrei parlare: come comunicare il vino, come viverlo, come amarlo, come venderlo. Il tutto, non visto da sommelier ma da coumincatore, un comunicatore che da sempre ama e consuma vino fino ad affermare: “il vino è comunicazione”. Anni fa, invitato all’assemblea nazionale AIS a Sorrento, iniziai il mio intervento gridando provocatoriamente in un microfono: “Evviva gli osti, abbasso i saccenti!”. Perché? Perché amo i grandi vini, amo il gusto, l’assaporare in un silenzio quasi religioso, amo ficcarci il naso per sentire l’aroma, amo bagnarci le labbra senza che nessuno me lo rovini con i suoi sproloqui su gusto e retrogusto. Senza sentire parlare di “fragranze argillose dell’antica vigna orientale” o “tipiche profumazioni del lato sud della collina, così austere nella loro atavica asprezza, e così ansiose di un rapporto amicale con il sorriso del sole”. Questi feticisti del vino hanno così poco in comune con la sua genuina sensualità e non ammettono che l’uomo ha amato il vino fin dai tempi di Noè, soprattutto, per il suo potere inebriante. La storia della letteratura è particolarmente ricca di esempi sui benefici effetti del vino. Vino che porta buonumore e predispone a comunicare e a interagire con il prossimo, Flaubert, a proposito di banchetti, diceva che “vi regna senza fallo la più franca cordialità” e non è azzardato attribuire questo al piacere del cibo e naturalmente alle bevande che lo accompagnano che hanno la proprietà di influire positivamente sull’umore delle persone. Il vino è piacere, è amicizia, è convivialità. Godiamoci il piacere del vino senza curarci dei vincoli e delle liturgie. Scegliamo le persone che lo sappiano dividere con noi. Circondiamoci di chi sa celebrare un momento importante di festa, di gioia, di sincerità, con un bicchiere di vino. Viviamo pienamente questi momenti annusando e gustando il nostro vino fino in fondo. Saranno momenti straordinari altro che fragranse argillose, ataviche asprezze e ... chiedo scusa ai francesi, anzi ... chiedo pardon ... altro che dio e le sue mutande di velluto!

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