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Corriere della Sera

Sulle montagne dove il vino è una rigorosa fede contadina ... Il Trentino è un esempio egregio di come “una fedeltà quasi religiosa alle tradizioni vitivinicole non escluda migliorie moderne... purché adottate solo quando veramente utili”. E purché non compromettano, anzi facciano elevare la qualità del vino. Era il 1968 quando il regista e scrittore Mario Soldati si diresse verso le Dolomiti alla ricerca di “vini genuini”, nel suo percorso di italiano da Nord a Sud, con la capacità straordinaria di tratteggiare i personaggi e di descrivere lo stato dell'agricoltura. Sarebbero trascorsi altri 16 anni prima che un gruppo di vignaioli fondasse l’Istituto Trento Doc, l’organismo che detta le regole per lo spumante di qualità. Da allora ogni innovazione non ha cancellato la tradizione, proprio come scriveva Soldati. Ora è iniziata una nuova era per le case spumantistiche trentine. In tutto il mondo i produttori di vino stanno piantando vigne sempre più in alto. È una risposta ai cambiamenti climatici, all’innalzamento della temperatura. Il caldo eccessivo può rendere i vini iperalcolici, eccessivamente muscolosi, piatti e senza nerbo. Un disastro, soprattutto quando la freschezza (che è il frutto del grado di acidità) è indispensabile, come nelle uve destinate agli spumanti. Dalla Spagna in Argentina, i vignaioli salgono sempre più in alto, alla ricerca di condizioni climatiche migliori. I produttori di Trentodoc (che ora raggruppa 6i aziende), per tradizione secolare, conquistano terreni in quota. Dove prima l’uva faticava a maturare, ora si registrano temperature ideali per il miglioramento delle uve. Finora i vigneti hanno raggiunto quota 900 metri: a questa altezza i picchi di calore che affliggono le pianure e i pendii poco elevati sono più rari e di breve durata e intensità. L’oscillazione delle temperatura tra il giorno e la notte favorisce un maturazione più uniforme, all’ombra delle 94 vette trentine che superano i 3.000 metri. Il cambiamento climatico sembra meno preoccupante visto dall’alto di una provincia che per il 70% troneggia sopra i mille metri di altitudine. Ma questo non frena le azioni verdi delle cantine. Uno sforzo per la sostenibilità ambientale che accomuna le cantine che aderiscono all’Istituto Trento Doc. Alla fine degli anni 80, la coscienza verde ha partorito, in Trentino; un Protocollo d’intesa degli agricoltori e dei viticoltori, per inquinare meno e coltivare in modo più sostenibile. Il Protocollo è diventato un sistema, quello di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (Sqnpi), nel 2017, con limiti precisi all’uso di trattamenti fitosanitari. Poco meno di 6.000 produttori partecipano a queste pratiche certificate, il gruppo più numeroso d’Italia che segue lo stesso disciplinare. L’ultima fase verde del Trentodoc è quella tecnologica. Grazie alla ricerca, esistono sempre nuove soluzioni per sprecare meno e non danneggiare la terra. Come nei vigneti di Altemasi, tra centraline e sensori collegati ad una centrale che riceve continuamente dati sullo stato di salute dei singoli filari. Si chiama piattaforma integrata cartografica agriviticola, è nata in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach e la Fondazione Bruno Kessler: consente di irrorare i trattamenti in modo mirato, solo dove servono. E di risparmiare acqua portandola alle porzioni di vigneto che ne hanno davvero bisogno. Lo stesso obiettivo della famiglia Lunelli: nei vigneti di Ferrari, in collaborazione con la startup Bluetentacles, nel 2019 sono stati installati controller per una gestione di precisione da remoto dell’irrigazione nei vigneti. Molti gli esempi di recupero di metodi tradizionali, diventati a loro modo innovativi perché sostituiscono l’uso di fitofarmaci. Endrizzi, ad esempio, ha introdotto nel vigneto alcune specie di uccelli che si cibano di insetti. Molti hanno investito per produrre energia pulita e ridurre gli sprechi idrici, come Borgo dei Posseri. Zanotelli Elio & F.lli, Maso Poli, Cantina Sociale di Trento, Mas dei Chini. Numerose le cantine ipogee per ridurre l’impatto ambientale: Balter, Bellaveder, Borgo dei Posseri, Endrizzi, Terre del Lagorai, Villa Corniole, Pravis e Cantina Mori Colli Zugna, con un vigneto sul tetto. Un percorso verde per la certificazione bio che impegna molte aziende. Per coniugare “fedeltà quasi religiosa alle tradizioni e migliorie”, come Mario Soldati scrisse raccontando il Trentino del vino e delle vigne di 53 anni fa.

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