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Corriere della Sera

Incrocio Manzoni … Vitigno creato in laboratorio negli anni Trenta dall’unione di Riesling renano e Pinot bianco. Nato in Veneto, oggi è diffuso in tutta Italia… L’incrocio Manzoni è un vino che coraggiosamente dichiara nel nome la sua genesi in laboratorio. Il nome non omaggia lo scrittore milanese dei Promessi Sposi, tutt’altro. L’etichetta, invece, si riferisce al professor Luigi Manzoni, originario del Bellunese, laureatosi in Agraria a Pisa e creatore, negli anni Trenta, dell’incrocio, a cui diede il suo cognome. Dal 1912 al 1958 Manzoni insegnò prima come docente, poi come preside alla Scuola enologica di Conegliano (Treviso). Un uomo sceso dalle montagne agordine che ha dedicato la vita a migliorare i vitigni con incroci e ibridazioni, in modo da renderli più forti e meno esposti alle malattie che flagellarono anche l’Italia dalla fine dell’Ottocento. Il suo lavoro, così come quello dei numerosi seguaci dei suoi insegnamenti, è stato quello descritto poeticamente da Mario Soldati in una visita alla scuola sulle colline trevigiane nel libro Vino al vino: “Trova, combina, inventa, tenta, controlla, ritenta. Vedendolo come palpa una semplice foglia, come la accarezza, come la spia controluce, si direbbe che la vite, per lui, non ha segreti”. Soldati scopri l’Incrocio Manzoni durante quel viaggio: “Vino squisitissimo e battezzato con una sigla misteriosa: IM 2,15, un clone creato dal professor Manzoni: polline di Prosecco su fiore di Cabernet Sauvignon”, alchimie bianche, rosse o rosate. Il 2,15 era uno del tanti, ma quello che ha avuto più successo, al punto da essere compreso in Doc del Veneto, del Trentino e della Lombardia, è il 6.0.13, ovvero il Manzoni bianco. Si è diffuso dalle terre del Piave in tutta Italia, al punto che da tre anni, alla fine di novembre, a Conegliano c’è un concorso nazionale dei vini Incrocio Manzoni (arricchito nell’ultima edizione da un convegno sul professore, autore di un torno di 300 pagine sull’anatomia della vite). In gara vini Doc e Igt, spumanti Igt, Vsq e Vsqa iscritti al Registro nazionale delle varietà di vite (Manzoni bianco 13, Manzoni moscato N, Manzoni rosa RS, Incrocio 2-3 B, 2-14 N, 2-15 N, quello che affascinò Soldati). Il Manzoni bianco è composto da Riesling renano e Pinot bianco. Ha un colore giallo paglierino con qualche riflesso verde, gli aromi richiamano il Riesling, mentre i profumi sono quelli delicati del Pinot bianco. È fine e con buona struttura. Tra le cantine venete che lo producono, una possiede vecchie viti che crescono con il metodo della Bellussera, un sistema di coltivazione messo a punto dal fratelli Bellussi, in provincia di Treviso, alla fine dell’Ottocento per provare a combattere una malattia della vite. Oggi Ca' di Rajo, l’azienda di Simone Cecchetto, lo utilizza ancora. Qui le viti svettano fino a tre metri da terra e sono disposte a raggiera: dall’alto sembrano uno straordinario mosaico verde.

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