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Corriere della Sera

In alto i calici … L'enoturismo è sempre più diffuso e le aziende propongono esperienze che vadano oltre la semplice degustazione. Dalla Valle d'Aosta al Friuli Venezia Giulia, un viaggio sulle strade del vino lungo l'arco alpino… C’è chi ha camminato e pedalato fra i vigneti; chi si è dedicato a una seduta di yoga; chi ha assistito a un concerto o a una mostra e si è concesso un picnic fra i filari. E molti, naturalmente, hanno degustato un calice di rosso, di bianco o di bollicine. La trentesima edizione di Cantine Aperte (sabato 28 e domenica 29 maggio), l’iniziativa promossa dal Movimento Turismo Vino, ha avuto successo e ha richiamato migliaia di appassionati nelle aziende vinicole. La tendenza è in atto da anni e gli esperti non hanno dubbi: il vino (insieme all’olio) è un grande motore per il turismo.
Come si legge nell’ultimo Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano, uscito a fine aprile e curato da Roberta Garibaldi, docente di Tourism Management all’Università degli Studi di Bergamo e amministratrice delegata di Enit, “Il trono del turismo enogastronomico è occupato stabilmente dal vino. Il comparto ha superato la prova del-la pandemia, evidenziando nel biennio una crescita del due per cento nel numero di aziende con coltivazione di uva e confermandosi come catalizzatore nelle prenotazioni online delle esperienze”.
In vista dell’estate, ecco un itinerario tra alcune realtà vitivinicole dell’arco alpino. Un’occasione per incontrare vigneron competenti, conoscere storie di dedizione e passione, scoprire aziende che si inseriscono con armonia nel paesaggio, grazie anche alla loro architettura, vivere esperienze nel territorio. Punto di arrivo di ogni visita, l’assaggio dei vini, spesso accompagnato da prodotti gastronomici. Valle d’Aosta: le botti del Monte Bianco. Fu lo scrittore Mario Soldati, con la “complicità” dell’abate Alexandre Bougeat, curato e vigneron di Morgex, a far conoscere agli appassionati di vino il Prié Blanc, un’uva bianca che si sviluppa a mille metri di altezza nei territori di Morgex e di La Salle. La cooperativa Cave Mont Blanc utilizza esclusivamente questa varietà per elaborare i propri vini, fermi, spumanti o passiti. Una parte dei grappoli viene trasformata in spumante metodo classico al Pavillon du Mont Fréty, dove si trova la seconda stazione della funivia Skyway Monte Bianco. A 2.200 metri di quota ha luogo anche l’affinamento di questo vino miracoloso dal profumo di erbe alpine. La minuscola cantina in pietra si può sempre visitare su appuntamento. “È un’ottima occasione per raggiungere da qui il capolinea della funivia a 3.466 metri”, consiglia il presidente di Cave Mont Blanc, Nicolas Bovard. Al rientro si possono visitare i vigneti in mountain bike, affiancati da una guida esperta.
A meno di mezz’ora d’auto, Les Crétes, ad Aymavilles, è la cantina della famiglia Charrère. La struttura, quasi sembri voler dialogare con l’ambiente circostante - il castello, riaperto alle visite dopo un lungo restauro, e le case del paese con i tetti in Iosa - è un continuo richiamo al concetto di eroismo in viticoltura e in architettura. Dalle pareti inclinate che rappresentano le forti pendenze dei vigneti all’aspetto roccioso dello zinco titanio utilizzato come rivestimento, insiem’e alla pietra, tutto riporta al paesaggio. All’interno ci si lascia guidare da un percorso tematico che riguarda la storia del vino e porta alla barricaia, dalle fattezze irregolari in legno. Le grandi vetrate nello spazio degustazione sono il belvedere su una viticoltura appassionata che ha nella Vigne La Tour uno straordinario esempio di crudi montagna, grazie al Vallée d'Aoste DOC Fumin. Fra le esperienze proposte, è molto bella la visita alle vigne del Cóteau la Tour, con brindisi nella torre medioevale.
Lombardia: in carrozza e in fondo al lago. Accomodarsi su un vagone del treno in un vigneto. L’espe-rienza si può provare, in Valtellina, presso l’azienda La Grazia, che Beatrice Oberti gestisce appena fuori Tirano (So) con la famiglia. La carrozza del trenino rosso del Bernina è stata infatti trasformata in sala degustazione per i Valtellina e Sforzato docg di lungo affinamento, ma anche di innovativi spumanti metodo classico ottenuti con uve locali. “La nostra azienda è composta da piccoli appezzamenti ricavati grazie ai terrazzamenti ottenuti con muretti a secco e sparsi su tutto il territorio di Tirano”, spiega Oberti.
Se ci si sposta nel Bresciano, dalla località Ruk, dove Alex Belinghieri lavora un appezzamento terrazzato, si scorge il Museo archeologico nazionale della Valle Camonica di Cividate Camuno. “Qui è esposto un pilastrino in marmo che rapresenta Dionisio fanciullo accanto a dei tralci. È una testimonianza di duemila anni fa che certifica quanto sia antica la viticoltura in Valle Camonica”, spiega Bolinghiori. Nelle sue “cantine lacustri”, al lago d'Iseo e a quello d’Aviolo, nel parco dell’Adamello, riposano gli spumanti metodo classico in condizioni di buio totale e a temperatura e pressione costanti. Il loro recupero, dopo almeno quattro anni, è l’occasione per conoscere questo aspetto della viticoltura eroica. Che ci si conceda una passeggiata a Monte Isola sul lago d’Iseo, o una camminata intensa di due ore da Vezza d’Oglio al lago d’Aviolo, a 1.930 metri di altitudine, è difficile resistere al richiamo delle bollicine di montagna.
Trentino Alto-Adige: produzioni eroiche. All’ombra delle Dolomiti i vini sono espressione di un lavoro impegnativo, “eroico” per la necessità di operare su terreni ripidi e scoscesi. In Val di Cembra, Vigna delle Forche è la più alta del Trentino e le sue uve regalano un eccellente Muller Thurgau, da gustare presso Cembra cantina di montagna, realtà cooperativa che celebra 70 anni con una nuova linea di etichette monovitigno. Nasce nei vigneti di montagna anche il celebre Trentodoc, lo spumante metodo classico prodotto con sole uve trentine. Fra i produttori, Cantine Ferrari propone I Percorsi del Bello e del Buono, una narrazione dell’attività dell’azienda che include degustazioni in cantina e la visita a Villa Margon, una dimora affrescata del ‘500 che ospitò, per il Concilio di Trento, cardinali e prelati, oltre all’imperatore Carlo V.
Si sviluppano fra 220 e 900 metri di altezza, con un dislivello che è un unicum in Europa, i vigneti di Cantina Kurtatsch, a Cortaccia, lungo la strada del vino altoatesina. L’esperienza più interessante è l’esplorazione vitivinicola: un tour di una giornata, insieme a una guida professionale, attraverso i vigneti, partendo dalla zona più alta (800-900 metri), alla più bassa (220-300 m). Per ogni zona è prevista una sosta con degustazione, in modo da capire come ogni etichetta rispecchi la provenienza da un terroir. Il legame fra vino e territorio è anche al centro delle proposte di Kettmeir, cantina a Caldaro del gruppo vinicolo Santa Margherita, che vanta una produzione di metodo classico Alto Adige doc di pregio. Una delle esperienze consiste nel partire da Castelvecchio per arrivare al lago di Caldaro, con sosta alla gola Rastenbachklamm e degustazione di bollitine. Lungo la strada del vino, a Termeno, spicca l’architettura iconica di Cantina Tramin, conosciuta anche come “la casa del Gewiirztraminer”, un caratteristico bianco aromatico. L’architetto bolzanino Werner Tscholl ha ideato una struttura ad alto risparmio energetico che richiama i tralci di una vite.
Friuli Venezia Giulia: nella roccia. L’azienda agricola di Beniamino Zidarich, a Duino Aurisina, vanta una cantina scavata nella roccia fino a 23 metri sotto terra. Si tratta, come spiega Zidarich, di “una pratica costruzione che permette la lavorazione dell’uva a caduta, sfnatando la forza gravitazionale” e generando un sensibile risparmio di energia. Su prenotazione è sempre possibile entrare in questo fantastico antro, tra gli umori del vino e la perfetta umidità di conservazione. Al termine della visita si sale nello spazio degustazione, con un’incantevole veduta sulle vigne che sfumano sul mare all’orizzonte. Dall’I al 18 luglio funziona anche osmizza, la tipica osteria del Carso, dove provare, oltre ai vini, anche formaggi e salumi di produzione locale. Da segnalare anche la realtà di Roberto Baldovin. In Friuli nessuno prima di lui aveva sfidato le alture della Carnia per la coltivazione delle viti a più di 700 metri. E benché il nettare prodotta con la varietà Solaris sia ancora in fase di prova, vanta già nel palmarès la medaglia d'oro al campionato mondiale dei vini da uve resistenti (PIWI). Chi vuole può raggiungere i vigneti in mountain bike partendo dal centro di Forni di Sotto. La strada sterrata sta per essere unita alla pista ciclabile ad anello di 35 chilometri che attraversa boschi e praterie all’interno del parco naturale delle Dolomiti friulane. Allontanandosi un poco dal tragitto, ci si può incamminare verso i Cjampani (campanili), due formazioni rocciose a strati multicolori, dove un selfie è d’obbligo. E poi, l’ultimo brindisi in cantina.

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