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Corriere della Sera

I piani di Argea dopo l’acquisizione di Cantina Zaccagnini … Un’altra griffe per il polo del vino. Il business è sempre più a stelle e strisce… Come il cacio sui maccheroni. Per Massimo Romani, amministratore delegato di Argea, il nuovo acquisto della Cantina Zaccagnini calza perfettamente con le ambizioni e gli obiettivi strategici del primo player privato del mercato del vino italiano creato dal fondo di private equity Clessidra. Sotto tutti i punti di vista. “Per dimensione: la cantina viaggia tra i 27 e i 30 milioni di fatturato e opera in un’area viticola di grande valore come l’Abruzzo — spiega Romani —. Per copertura delle piazze internazionali: in particolare dell’America, primo mercato del nostro gruppo, dove già oggi contiamo circa 100 milioni di fatturato, e principale direttrice di sviluppo del nostro piano industriale: proprio in Nord America puntiamo a realizzare la metà del nostro volume di affari”, dice ancora l’amminsitratore delegato. “E infine per il suo posizionamento premium: Zaccagnini è il Montepulciano d’Abruzzo in Usa, dove gode di una indiscussa e forte reputazione ed è, al tempo stesso, un’icona della sua regione, rappresentando quell’eccellenza territoriale che desideriamo aggregare e sceglierci come compagni di viaggio”. Ciliegina sulla torta è la sintonia con il proprietario Marcello Zaccagnini: “È persona di grande sensibilità e bravura imprenditoriale —sottolinea Romani, —. H sposato il nostro progetto e ha voglia di spendersi in prima persona come ambassador del marchio nel mondo”. Tra le griffe del Montepulciano d’Abruzzo, export oriented (più dell’80 per cento del fatturato va all’estero e circa la metà negli Stati Uniti), 6o ettari di vigneti di proprietà e più di ioo in conduzione, 8 milioni di bottiglie e 100 dipendenti, Cantina Zaccagnini è passata di mano per un valore stimato di 70 milioni. Il suo ingresso in Argea, che già ha raccolto sotto il suo cappello Botter e Mondodelvino, fa lievitare i numeri del polo vinicolo che dovrebbe chiudere il 2022 con ricavi di circa 450 milioni (per il 95% realizzali all’estero) contro i 420 milioni consolidati nel 2021. Ed è solo una tappa di un percorso di crescita ambizioso che prevede un piano di investimenti di circa 50 milioni da qui al 2025, puntando su nuove occasioni di espansione in zone di pregio, come la Toscana “dove sicuramente siamo interessati a entrare, ma solo di fronte all’eccellenza”. Anche Zaccagnini, come già le famiglie Botter e Martini (ex proprietaria del gruppo Mondodelvino) , conserverà un ruolo operativo in azienda ed entrerà nella holding di controllo con una quota ancora da definire, affiancando Botter, titolare di una cospicua partecipazione del 40% e Martini con il 2%. Il coinvolgimento délle famiglie è il tratto caratteristico del percorso di crescita che sta realizzando Argea. “Fa parte del nostro dna ed è una cosa cui tengo molto — dice Romani —. Siamo una realtà che unisce a una struttura manageriale in grado di gestire dimensioni rilevanti e accelerare la diffusione del vino italiano nel mondo, la presenza di famiglie attive in azienda e nella holding, il che si traduce in quel mix di razionalità e passione che fa la differenza nel mondo del vino ed è garanzia di successo”. Per certi aspetti il braccio di Clessidra nel vino vuole essere un nuovo modello per il mercato: “Argea integra un’importante realtà industriale con un efficiente sistema di gestione, valorizzazione e controllo non solo del comparto produttivo industriale, ma di tutto l’ecosistema, che include il vigneto, la vinificazione e l’affinamento, fino alla valorizzazione sul mercato», spiega Romani. Non solo: “La produzione di Argea è garantita dal codice etico e dalla nostra politica di sostenibilità che applichiamo a tutto il nostro ecosistema. E’ questo uno degli aspetti più distintivi e innovativi di business del gruppo, che di fatto rappresenta una categoria pionieristica per il mercato”, conclude Roamni.

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