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Corriere della Sera

“Porto il vino sui social, il blog dedicato al nonno” … Con il suo wine blog Riccardo Fabbio accompagna I turisti in visite e degustazioni nelle cantine: winetelling.it… Nella sua idea di racconto c’è tutto tranne il “rating” del vino. Le vigne, gli alberi nodosi, le bollicine che salgono dal bicchiere e le storie di famiglia. Quelle di quando un vino comincia a nascere “perché ho pensato di farlo come lo faceva il nonno” odi quando sboccia come un nuovo progetto. Il veneto Riccardo Fabbio, 33 anni in dicembre, fa il barman da quando ne aveva 20. Ha lavorato come stagionale e si è appassionato al vino, al mondo del bartending e ha deciso di raccontare quello che sta dietro alle produzioni attraverso un blog ma anche su Facebook e Instagram. “A far partire l’idea - spiega - è stato più che altro l’amore per il vino. Ho provato a raccontare il dietro le quinte. Non delle fiere di settore, dove peraltro sono sempre andato con mio papà. Ma non era quello a interessarmi, almeno non del tutto. Volevo incrodare le storie che stanno dietro a chi produce”. E così è nato il suo blog: ogni viaggio un produttore, ogni foto una voce, un racconto. “Chiedo sempre alle aziende soprattutto tempo. Voglio che mi dicano con calma chi sono, come sono arrivati a fare vino, magari bevendo un calice davanti alle loro vigne. Ogni azienda ha le sue sfumature, una visione diversa. Vorrei trasmettere le loro emozioni, i loro pensieri”. Riccardo è laureato in psicologia e dopo diverse stagioni al Florian, al Cipriani, al Danieli (e un amore trasmesso anche dal papà, barman per 42 anni tra Venezia e Londra), ha seguito un corso di sommelier nel 2014. “Ci ho messo un po’ a capire come volevo raccontare le cose - dice - poi ho scelto il blog e i social. Inizialmente era quasi un gioco. Ora è diventato un lavoro accanto alle resto delle mie attività, e mi permette anche di viaggiare”. Sì perché se il centro delle sue incursioni è tra Veneto, Friuli e Trentino, Fabbio spazia in tutta Italia (ha organizzato 3 giorni in Sicilia per degustare i vini dell’Etna), ma anche in Croazia, Slovenia e Repubblica ceca. “Veneto e triveneto - dice - sono i miei principali incroci per un fattore logistico. Nelle nostre province c'è una grande cultura del vino e molto da scoprire. La parte più bella del progetto è viaggiare, esplorare nuovi territori, conoscere persone e storie. Il vino è socialità, lo era quando il nonno metteva il bottiglione al centro del tavolo, lo è ora. Un alimento che crea connessioni. Viaggiando per il mondo a nessuno brillano gli occhi come quando ti racconta delle sue vigne”.

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