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Corriere della Sera

Dal vino alle lentichie. Il balzo della DOP Economy … Toccano 10,7 miliardi di euro le vendite di “food and wine” certificato oltreconfine. Il settore vale il 21% dell’agroalimentare… Il Finocchio di Isola Capo Rizzuto Igp, la Castagna di Roccamonfina Igp, la Lenticchia di Onano Igp e i Vincisgrassi alla Maceratese Stg. Sono le quattro nuove Dop e Igp certificate in Italia che si vanno a sommare alle già esistenti 845 denominazioni tutelate, di cui 526 inerenti il vino. “Oggi le catene agroalimentari e le filiere lunghe non funzionano più. In tempi di crisi c'è bisogno di filiere corte. Oltre il 5o% dei turisti che vengono in Italia scelgono il nostro Paese perché sono attratti dal turismo enogastronomico, che è una leva importante non solo per i grandi distretti — spiega Mauro Rosati, direttore generale di Fondazione Qualivita, illustrando i risultati del XX Rapporto Ismea-Qualivita 2022 sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane Dop Igp —. Ma anche, e soprattutto, per i piccoli produttori certificati che sono così riusciti a sopravvivere. Sono 230 le iniziative che i consorzi nel 2022 hanno organizzato nell’ambito dei tour enoga-stronomici e oggi più di un euro su cinque del cibo e del vino italiano è generato da prodotti Dop Igp”. Del resto, la “Dop Economy” è in netta ripresa. I cibi e i vini certificati nel 2021 raggiungono infatti un valore di 19,1 miliardi di euro,i1 che significa una crescita del 16% su base annua, in linea con il trend di crescita degli ultimi dieci anni e dopo un 2020 segnato dalla pandemia ma in tenuta sia per i risultati che per la produzione. Il comparto del cibo Dop Igp sfiora gli 8 miliardi di euro (più 9,7%), mentre il settore vitivinicolo supera gli 11 (più 21,2%), valori record che portano per la prima volta a quota 21% il contributo delle eccellenze certificate al fatturato complessivo del settore agroalimentare nazionale. A livello regionale, invece, il Veneto si conferma prima regione per produzioni di qualità con 4,8 miliardi di euro, seguito dall’Emilia-Romagna con 3,6 miliardi e dalla Lombardia con 2,2 miliardi. Per quanto riguarda la distribuzione dei prodotti Dop Igp, il discount continua a crescere. Nel 2021, a fronte di un andamento stabile dei consumi complessivi nella grande distribuzione organizzata (meno 0,5%), il discount mostra valori in crescita delle Dop Igp per formaggi (più 4,1%), prodotti a base di carne (più n,4%) e olio (più 7,1%). Sempre nel canale della grande distribuzione, le vendite di vino Dop Igp, dopo l’impennata della pandemia, continuano a salire (più 1,7%), soprattutto nelle aree del Centro Italia (più 5,1%) e del Sud (più 4,0%). Il giro di affari complessivamente si avvicina ai due miliardi di euro, mentre mostra un fisiologico calo nel 2022. Superano i cinque miliardi di euro di giro di affari le vendite delle principali eccellenze (Prosciutto di Panna, Parmigiano reggiano, Arancia Rossa di Sicilia, Aceto Balsamico di Modena) all’interno di ipermercati, supermercati, liberi servizi e discount. I “bollirli di qualità” sono sempre più ricercati anche dai consumatori stranieri. Così, sul fronte delle esportazioni, l’agroalimentare made in Italy certificato nel 2021 raggiunge i dieci miliardi di euro, per un peso del 21% nell’export tricolore del settore. Un risultato che è somma di un doppio record, con il cibo a 4,41 miliardi di euro (più 12,5% su base annua) e il vino a 6,29 (più 13%). In particolare si registrano crescite a due cifre per formaggi (più 15%), aceti balsamici (più 11%), prodotti a base di carne (più 13%). Un dato dell’export così importante si è ottenuto grazie anche al recupero nei paesi Extra-Ue. A commentare il Rapporto è stato anche Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste: “I francesi hanno la capacità di difendere i loro prodotti agroalimentari. Dobbiamo fare lo stesso anche noi — ha detto —. Grazie alla distintività e alla tradizione delle nostre produzioni il made in Italy si dimostra vincente. Proprio per questo siamo convinti che la difesa di un modello che mette al centro i produttori e i consumatori possa contribuire a valorizzare ancor di più il prezioso lavoro dei consorzi e promuovere la dieta mediterranea, sinonimo di cibo salutare e sicuro”.

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