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Corriere della Sera

E il Prosecco diventò anti razzista … Chi è Paolo Polegato di Astoria, il vignaiolo che ha difeso l'atleta di colore Daisy Osakue. Dalle idee di marketing come le bottiglie colorate o il vino senza alcol, ai 20 anni di messaggi sociali “Mai i miei colleghi mi hanno lasciato solo”... Paolo Polegato è l’hipster 2.0 del vino italiano. Giacca corta, barba rada e capelli dal taglio retrò, a 59 anni sembra uno dei ragazzi metropolitani che rifiutano, anche nell’estetica, l’appiattimento. Come i primi hipster americani, è “un bianco nero” (white negroes, definizione dello scrittore Norman Mailer), lontano da conformismo e razzismo. E come i nuovi hipster non è un ribelle, tratta con la stessa disinvoltura il fatturato e la comunicazione sociale. È un prosecchista da 10 milioni di bottiglie l’anno marchiate Astoria (4 su 10 esportate in 90 Paesi), con spiazzanti idee di marketing e un fatturato che nel 2017 ha superato i 50 milioni di euro. Ed è anche l’ideatore di campagne politicamente corrette che lo distinguono, lo isolano e lo trascinano nel frullatore dei media. L’ultima ha il viso di una modella nera con le labbra tricolori e un messaggio contro l’intolleranza, dopo l’aggressione alla discobola di colore Daisy Osakue (sembrava razzismo, forse non lo è, ma comunque…). Gli sono arrivate due telefonate di solidarietà: un sindaco e un dirigente della Coldiretti, dai vignaioli zero chiamate. Ed è stato bersaglio sulla Rete di centinaia di insulti. Garbato e forse disilluso, Polegato non contrattacca. Tenacemente attaccato alla sua terra trevigiana, Polegato ha scontato il pregiudizio che vuole gli imprenditori del Prosecco concentrati sulla moltiplicazione di vigne e bottiglie, sugli “schei” come valore assoluto. Neppure il precedente ilustre di Luciano Benetton e delle campagne multiculturali di Oliviero Toscani è servito a togliere la patina sospettosa su un tipo insolito di vignaiolo, che si schiera sui fatti di cronaca e non solo sulle diatribe vinose. A Refrontolo Polegato guida Astoria con il fratello Giorgio, 52 anni. Si racconta dalle vacanze in Kazakistan, “esausto” e al riparo dal clamore: “Sono cresciuto nel vino, con nonno Mario e papà Vittorino, che ci affidò il timone prima di lasciarci, nel 2014. Dopo il liceo, ho studiato Economia aziendale a Ca’ Foscari, ma ho scelto subito la cantina. Nei primi anni Ottanta il Prosecco era quasi sconosciuto al di fuori dalle province di Treviso, Venezia Padova. Le bollicine come aperitivo? Non pervenute. E se parlavo di spritz in Lombardia mi prendevano per matto. Vendevamo più Pinot grigio, Cabernet e Merlot che spumante. Serviva una bottiglia per distinguerci, ho scelto quella intagliata, diventata subito un simbolo di Astoria. Abbiamo lanciato il primo Prosecco millesimato, il Casa Vittorino”. Astoria, dalla tenuta Val de Bruna in zona Docg fino ai terreni del Prosecco Doc e ai Colli di Conegliano Docg, ha una gamma colorata. Oltre al Vittorino, le guide votano le bollicine Tenuta Val de Brun, Corderie, Cartizze Arzanà, l’asolano Fano, poi il rosso Croder e il passito Fervo. Tra le bottiglie innovative quelle della serie 9.5 a bassa gradazione o alcol free, le dorate e ramate Fashion victim, quelle dedicate al Tiramisù o al sushi (Yu). Sono stati i primi a lanciare il Prosecco nelle bottiglie bianche e colorate e a investire in grandi eventi, come il Giro d’Italia. Sul fronte dei messaggi sociali a Polegato si deve riconoscere la coerenza. “All’inizio - racconta - volevamo solo fare qualcosa di utile. Poi abbiamo pensato che si poteva comunicarlo. Nel 2006 abbiamo sponsorizzato ai Mondiali di calcio la nazionale del Togo. Abbiamo aiutato l’ex calciatore dell’Inter Ivan Ramiro Cordoba che con una nave ha portato assistenza sanitaria ai bambini nei villaggi sperduti della Colombia. Ci siamo schierati con l’ex ministro Cécile Kyenge quando veniva chiamata scimmia e abbiamo ideato l’unica campagna antirazzista negli stadi italiani, sostenendo poi manifestazioni come il Gay Pride o Ritmi e danze del mondo. C’era stata qualche critica. Ma da quando esistono i social gli odiatori seriali si scatenano. Il clima in Italia è cambiato molto. E non in senso positivo”. Paolo Polegato ha adottato due bambini dalla Colombia. Uno di loro, Filippo, ora ha 27 anni e lavora con lui. Nel suo destino c’è il comando di Astoria. All’ombra di un papà hipster 2.0.

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