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Corriere della Sera

Vinitaly, tanti i politici tra gli stand Zaffa: il vino fa male a chi non lo beve … Verona, la prima giornata tra degustazioni, dibattiti e arte. Oggi arriva la premier Meloni… “Il vino dannoso? Il vino fa male a chi non lo beve”. Luca Zaia, presidente del Veneto, riassume così la nube che incombe sulla edizione 55 del Vinitaly. La preoccupazione che avanzi la richiesta irlandese di scritte minacciose sulle etichette delle bottiglie, simili a quelle sui pacchetti di sigarette. E il tema ricorrente di decine di incontri e dibattiti. “Sarebbe un danno enorme, promosso da un Paese che non produce vino, ma vedrete che non passerà, presto sarà una minaccia dimenticata”, è sicuro Zaia. La tesi prevalente è quella uscita dal convegno voluto dal Consorzio Valpolicella e dalla Regione Veneto, con il medico e rettore veronese Pierfrancesco Nocini e il nutrizionista Giorgio Calabrese: “Bevuto con moderazione il vino è salutare”. Al fronte veneto e ai produttori si è unito il governo, con una presenza così numerosa da far sembrare il giorno d’avvio del Vinitaly un appuntamento politico. Zaffa, da padrone di casa, ha percorso chilometri tra i padiglioni del Vinitaly per accogliere, con il presidente di Veronafiere Federico Bricolo, i ministri Lollobrigida, Crosetto, Tajani, Sangiuliano, Salvini e Schillaci, oltre al presidente della Camera Fontana. E oggi si riparte con la premier Meloni e i ministri Urso e Santachè. Gli appassionati di vino, con il bicchiere in mano, hanno dribblato l’andirivieni delle auto blu con lampeggianti tra i capannoni e la processione di telecamere e microfoni per seguire i politici in visita agli stand. «Sembra che per la prima volta la politica faccia sistema per il vino — commenta Giancarlo Polegato, veterano della fiera, patron di Villa Sandi —, persino il ministro della Difesa ha parlato del ruolo dell'Amerigo Vespucci nella promozione del made in Italy”. Zaffa nega che si tratti di una passerella: “La verità è che ormai tutti hanno capito che il Vinitaly e il vino italiano in generale sono una parte importante dell'economia. E su questo il Veneto è in prima linea, lo dicono i dati, più di una bottiglia su tre esportata viene dalle nostre province”. In totale l'Italia ha esportato nel 2022 quasi 8 miliardi di euro, il vino supera tutti nell’attivo della bilancia commerciale. “Il vino è anche un momento sacro nella nostra cultura, di identità e tradizione”, spiega il presidente Fontana. Una delle degustazioni più insolite è stata quella dei vini delle abbazie e dei monasteri, dall'Alto Adige alla Toscana, con monaci e abati a far roteare i bicchieri. Il ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, con un attivissimo Lollobrigida, ha aperto un proprio spazio espositivo. Sangiuliano ha fatto arrivare dagli Uffizi due capolavori in prestito, il Bacco di Caravaggio e quello di Guido Reni, fino al 5 aprile al Vinitaly. Musiche dell'Arena di Verona ma visite a numero chiuso, 25 per volta, per non danneggiare le opere. “Vogliamo coniugare gli elementi dell'identità italiana, l’arte, la nostra storia e anche il vino”, dice Sangiuliano. Uno sguardo verso Est. Slovenia e Croazia sono presenti da tempo, ieri il debutto di Serbia, Albania e Macedonia del Nord con le loro etichette, nell’evento Open Balkan. C’erano il presidente serbo Aleksander Vucic e i premier albanese Edi Rama e macedone Dimitar Kovacevski. Obiettivo accelerare l’entrata nella Ue. Intanto l’associazione Città del Vino pensa all’Ucraina. Propone di far ripartire le Strade ucraine del vino. Impossibile senza il ritiro della Russia di Putin, che continua comunque a bere italiano: nel 2022 l’export è aumentato del 16%, nonostante la guerra si brinda con Prosecco, Asti e rossi toscani. Chiusi i padiglioni, è iniziato il dopo Vinitaly (per pochi), quello delle grandi famiglie che aprono le case agli ospiti. Gaetano Marzotto organizza un aperitivo che si trasforma in cena nel suo grande appartamento in centro, mentre Marilisa Allegrini ieri sera ha convocato amici, politici e colleghi a Villa della Torre. Senza invito, inutile provarci.

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