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Corriere della Sera

La buona annata di Angelini W&E, obbiettivo : un polo del vino di lusso … Il compito non è semplice in un contesto dove la qualità è elevata mentre le aziende sono familiari e legate al territorio. Ma il progetto avanza, dice il ceo Ettore Nicoletto e l’export (+33%) è un motore importante per il gruppo… Creare un polo italiano del vino di qualità è un progetto di cui si sente parlare da qualche anno ma per realizzarlo serve un’aggregazione capace di reggere il confronto con i giganti francesi dell’enologia che rappresentano i reali competitor dei vini italiani nel mondo. Obiettivo non semplice visto che in Italia il comparto enologico è estremamente frammentato e per la maggior parte in mano a famiglie. Angelini Wines & Estates è un player che nasce proprio col progetto di realizzare un grande polo del vino italiano di categoria super premium con cantine in tutta Italia. Si tratta di una business unit che fa capo a Angelini Industries che, alle realtà agricole e vitìvinicole già esistenti, ha aggiunto negli anni le toscane Val di Suga, Tenuta Trerose, San Leonino, la friulana Cantina Puiatti, la marchigiana Pazi Battaglia ma soprattutto, nel 2011, la punta di diamante: la G.B. Bertani, storica azienda della Valpolicella e grande produttrice di amarone. “Creare in Italia un grande enologico è un’impresa molto complessa —afferma Ettore Nicoletto, presidente e ceo di Angelini Wines & Estates Le imprese esistenti sono spesso familiari, legate al territorio, poco propense a vendere a competitor italiani. Però il nostro progetto aggregativo prosegue: grazie a una struttura molto reattiva al cambiamento stiamo portando avanti il nostro piano strategico a lungo termine per dare anffira più valore a un portfolio dal grande potenziale. Stiamo studiando il mercato per arricchire il gruppo con realtà complementari alle nostre e senza sovrapposizioni di aree i geografiche ma che rimangano nell’area super e ultra premituri”. Per un gruppo che può giàvantare la presenza di Amarone e Brunello di Montalcino, significa puntare su cantine del Centro Nord? “Non ne facciamo una questione puramente geografica — spiega Nicoletto. L’identikit delle realtà che ci interessano è semplice: settore ultra premium, dimensione adeguata a una produzione importante, alto posizionamento della cantina in termini di notorietà e qualità produttiva. Il settore delle bollicine, per esempio, è uno di quelli che vorremmo rafforzare al più presto. Nei prossimi 3/5 anni concluderemo almeno un paio di acquisizioni e poi, negli anni, punteremo a diventare un player mondiale”. Intanto pero il gruppo fa già segnare ottimi risultati : il 2022, ha infatti registrato un significatico miglioramento del volume di affari e un consolidamento della redditività rispetto all’esercizio 2021 con un fatturato di 29,7 milioni di euro, il più alto mai conseguito, in crescita del 18% rispetto al 2021. La crescita aggregata del fatturato degli ultimi due anni ha superato quindi il 50% rispetto al 2020. “Il nostro principale driver di crescita è rappresentato da Bertani — precisa il ceo — si tratta di una realtà che da sola fa circa il 5o% del nostro business e che nel 2022 ha fatto registrare una crescita del 27% a valore e del 15% a volume. Per valorizzare ulteriormente il patrimonio di Bertani, abbiamo realizzato una librata di Amarone Bertani dal 1958 in avanti: una vera biblioteca del tempo composta da 48 annate. Il secondo driver di crescita è rappresentato dalla cantina Val di Suga che, basata prevalentemente sul Brunello di Montalcino, ha un vantaggio quasi unico: avere tre aree produttive con tre diversi cm. Infine, altro nostro plus è rappresentato dalla friulana Cantina Puiatti, tutta a bacca bianca e bollicine, con cui raggiungiamo un pubblico molto giovane”. In generale, il gruppo è cresciuto molto grazie all’export, aumentato del 33%a valore nell’ultima stagione. ”La crescita di fatturato — conferma Nicoletto — è avvenuta in tutti i mercati dove opera Angelini Wines & Estates. Abbiamo dato un posizionamento preciso alle nostre etichette dando una corretta disciplina di prezzo. Nel mercato lo domestico, tradizionalmente rilevante, la crescita è stata del 4,496, trainata dalla forte ripresa del canale Horeca (+20,5%) che ha più che compensato il rallentamento del canale moderno (-8,696, in linea con l’andamento del settore, dopo due anni di forte crescita). Ma in effetti è proprio l’export ad aver fatto registrare una performance del tutto positiva nell’ultimo biennio perché al +33,3% del 2022 si aggiunge al +31% di crescita del 2021 rispetto il 2020, soprattutto in Usa (+142%) e in area Asia-Pacifico (+43%)”. Dunque estero per mettersi al riparo dalle turbolenze dei mercati? “In realtà è la qualità a garantire stabilità rispetto a fenomeni globali come guerra, inflazione e recessione. Quando garantisci una gamma di prodotti diversi ma di livello ultra premiurn diventi addirittura anticidico rispetto agli choc di mercato”.

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