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Corriere della Sera

Tasca d’Almerita. Il nostro vino è a impatto positivo … La storica casa sicilina è diventata una B Corp, ultimo di una serie di roconoscimenti Esg. Il presidente e ceo, Alberto Tasca, ottava generazione : “L’intelligenza artificiale puo migliorare la produzionee ridurre gli sprechi. Il clima ? Preoccupano gli eventi estremi”… L’aspetto più affascinante della sostenibilità è che “ogni azione non è fine a sé stessa, ma ha un impatto verso ciò che ci circonda: per questo motivo ogni euro speso in essa, sia dai consumatori sia dalle aziende, è un vero e proprio gesto politico”. Ad affermarlo è Alberto Tasca, presidente e amministratore delegato di Tasca Holding, società di famiglia che comprende, tra le altre, Tasca d’Almerita, uno dei brand del vino più noti della Sicilia. La casa vinicola, infatti, ha da poco ottenuto la certificazione B Corp, riconoscimento che viene rilasciato alle aziende più virtuose in termini di sostenibilità da B Lab, organizzazione non profit che valuta l’impatto delle imprese su governante, comunità, persone, ambiente e clienti. Un lungo percorso Un traguardo non casuale, appunto, perché Tasca d’Almerita era già società Benefit e dal 2oio aveva aderito a SOStain, il protocollo di sostenibilità per la viticoltura siciliana. E ancora, nel 2019 aveva vinto il Green Emblem Award di Robert Parker (conferito a sole tre cantine in Italia e 24 nel mondo) e nel 2021 il premio nella categoria “Cantina europea dell’anno” di Wine Enthusiast. “Ottenere la certificazione B Corp da un lato non è stato semplice, perché ci spinge a monitorare tanti parametri, ma dall’altro è stato naturale: grazie a SOStain molte azioni già le mettevamo in pratica — spiega Tasca Il vantaggio che B Corp fornisce è un metodo per misurare l’impatto delle nostre scelte, di consolidarle e di farle diventare parte della nostra organizzazione”. Se Tasca d'Almerita già da tempo aveva adottato soluzioni per diminuire il proprio impatto sull’ambiente — come impianti fotovoltaici, sistemi per il recupero dell’acqua e di diminuzione delle emissioni di CO2 —, il vero progresso che B Corp richiede alle aziende riguarda l’aspetto sociale: dall’analisi sulla sostenibilità di fornitori e clienti, fino alle tematiche riguardanti i lavoratori. Al benessere dei dipendenti è essenziale, ma per noi va oltre il rapporto tra felicità e performance —dice il presidente—. Qui vogliamo coltivare un senso di appartenenza e di rispetto reciproco che spinga il dipendente stesso a essere garante del proprio lavoro, a pretendere che tutto funzioni e che si faccia squadra”. La certificazione B Corp rappresenta il traguardo più recente di una storia secolare. Le origini di Tasca d’Almerita risalgono infatti al 1830, quando la famiglia Tasca, attiva In campo agricolo, acquista un feudo a Regaleali per coltivare vino. A capo, sempre durante l’Ottocento, ci sarebbe stato anche Luigi Tasca, nominato Conte d’Almerita e senatore del Regno d’Italia nel 1889. Alberto rappresenta l’ottava generazione alla guida e ha portato nel nuovo millennio il lavoro comincia to dal nonno e dal padre, che nel Secondo Dopoguerra hanno contribuito notevolmente alla crescita dell’azienda. “Una prima svolta c’è stata nel 1970, quando abbiamo iniziato a vendere il “Rosso del Conte”, un vino nato dalle esperienze francesi di mio nonno: lo produciamo tuttora, ha avuto grande successo— racconta Tasca —. Poi mio padre ha avuto un’altra intuizione, ovvero introdurre in Sicilia i vitigni in-ternazionali, come Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Pinot Noir e Sauvignon Blanc. I risultati sono stati incredibili, perché queste due operazioni hanno fatto conoscere una Sicilia diversa dal punto di vista enologico”. Alberto Tasca, dal canto suo, ha contribuito a diffondere attraverso il vino la vasta varietà geografica della Regione, che lui stesso definisce un “microcontinente”, sono di proprietà della famiglia, nelle le altre due invece abbiamo delle partnership”. In tutto fanno 650 ettari di vigna coltivati, per tre milioni di bottiglie l’anno e 20 milioni di fatturato, metà del quale proveniente dall’Italia e l’altra metà dall’export, con Germania e Stati Uniti in testa. “Osserviamo con molta attenzione gli effetti del cambiamento climatico — dice Tasca — :la Sicilia è ormai un vero e proprio hotspot, ma se la siccità è una piaga con cui i contadini hanno imparato a convivere, diverso è l’adattamento agli eventi atmosferici gravi, che rischiano di rovinare le vigne”. Anche in ottica di prevenzione e mitigazione l’azienda sta studiando l’introduzione dell’intelligenza artificiale nei propri vigneti. “In gergo si chiama “viticoltura di precisione” e consiste nell’applicazione di strumenti come droni, mappe satellitati, fotocellule e sensori che monitorano lo stato delle foglie per tutte le 24 ore. Vogliamo raccogliere una mole di dati importanti, modularli per analizzare trend e risultati e creare modelli predittivi: l’obiettivo è migliorare il nostro lavoro e ridurre l’impatto sull’ambiente e gli sprechi”, conclude Tasca.

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