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Corriere della Sera

Vino, chi brilla nel 28 consorzo dal Veneto alla Maremma … Il Giro d'Italia dei territori che puntano sempre di più sulla qualità In un anno difficile la crescita di Asti Spumante e Pinot Grigio, Barolo stabile, tiene il Brunello di Montalcino… “Abbasso la quantità evviva “la qualità: non ci interessa il primato di primi produttori di uva al mondo. Quello che conta è creare valore”. E’ il mantra di Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana vini. Un concetto e una strategia operativa condivisa da tutti i principali attori del Vigneto Italia. Molti dei quali si ritrovano a Milano per la sesta edizione della Milano wine week, primo appuntamento d'autunno del mercato del vino. L’incontro milanese incrocia una ven-demmia difficile. Stando alle stime Assoenologi-Ismea-Uiv, quella che sta per concludersi sarà la più scarsa degli ultimi 6 anni, con un calo di prodotto nell’ordine del 12% che supera il 4096 in alcune regioni della dorsale adriatica. “C’è un calo produttivo che va dal 45% al 6096, a seconda delle zone”, conferma Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio vini d'Abruzzo. Se è vero che la qualità sarà comunque elevata, non è detto che ciò sia un male di fronte al rallentamento della domanda interna ed estera. Nel report dell'Osser-vatorio Uiv sull’export alla fine del primo semestre, c’è un segno meno sia sui volumi (-1,4%) che in valore (-0,4%); con performance negative per i vini fermi (specie rossi) e gli spumanti. Solo i vini frizzanti corrono: +4% in volume e +11% in valore. Questa, ad oggi, è l’istantanea del mercato vitivinicolo 2023. Ad avere il polso del mercato sono i Consorzi di tutela delle varie tipologie di vino o denominazioni, per dirla con gli addetti ai lavori. Nella tabella ci sono i 28 maggiori: dal più grande, quello del Prosecco Doc con 638,5 milioni di bottiglie, al più piccolo Vini Etna Doc, che porta sul mercato 5,8 milioni di bottiglie e ha la maggiore superficie convertita al biologico: il 6o% dei 1291 ettari al servizio di questa denominazione. Solo altri 5 consorzi vantano un’incidenza della quota a biologico superiore al 5o% : Franciacorta con il 55,6%, Chianti classico 52,5% (più un 20% in conversione), Nobile di Montepulciano 52%, Lugana 50%, Brunello di Montalcino 5o96. Abruzzo, Maremma Toscana e Bolgheri viaggiano sopra il 40%. Cosa emerge da queste sentinelle del territorio? Che il Vigneto Italia esprime situazioni molto diverse, con zone più fortunate e altre che risentono della fase di stanca del mercato. Tutto bene, per esempio, per il mai Consorzio che protegge il Pinot grigio delle Venezie: con un +10% a settem-bre, questo bianco familiare sfoggia un + 38% nel giugno scorso. Note positive anche in Maremma toscana con il bianco Vermentino a far la parte del leone: “L’aumento delle vendite nel primo semestre è stato del 1396» confer-ma il presidente del Consorzio Francesco Mazzei. Ancora un bianco in grande forma: è la Lugana che cresce in Italia e all’estero. “A giugno lo sviluppo delle vendite è di oltre il 4% e prevediamo una buona chiusura d’anno” sottolinea il presidente Fabio Zenato. Trend positivi per il Conio, il Gavi Docg, per lo spumante del Garda, per i vini Altoatesini e per l’Asti docg: “L’export dell’Asti spumante nel primo semestre segna un +5% a volume, in controtendenza rispetto al dato complessivo delle bollicine italiane (-4%)”, precisa il direttore Giacomo Pondini. Sulla contrazione degli spumanti pesa l’andamento di sua maestà il Prosecco, sia nella versione doc che nella docg: dopo anni di crescita tumultuosa, a giugno l’export delle bollicine venete arretra sui mercati a partire dagli Usa, dove accusa un calo del 15,1% in volume e del 6,3% in valore. Rispecchiano l’andamento fiacco del mercato la Franciacorta in Lombardia, terra di bollicine d’autore e il Soave in Veneto (campione di agricoltura sostenibile). Anche le Marche contano un calo dell'imbottigliato del 9% che riguarda però i vini base: “La fascia alta del Verdicchio é in crescita”, precisa Michele Bernetti, presidente dell’Istituto marchigiano. Più lenti i rossi. Cali di vendite riguardano il Chianti, il Primitivo di Manduria, o i vini della Valpolicella. Qualche disallineamento anche nella Romagna martoriata dalle alluvioni. Flessione per il Chianti classico: “La denominazione ha buoni fondamentali, punta sulla crescita di valore e ottiene riconoscimenti internazionali”, afferma Carlotta Gori, direttore del Consorzio più antico d’Italia. Tiene il Nobile di Montepulciano. In Piemonte il Consorzio Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani registra una produzione imbottigliata in linea con il 2022 e un rallentamento nei vini di fascia medio bassa. Mentre nel Consorzio Barbera d’Asti e Monferrato il presidente Vitaliano Maccario raccoglie i frutti del lavoro a sostegno del segmento prodotti a maggior valore “con una crescita del 35% sulle vendite dei vini Nizza Docg”. In lieve crescita i vini della Doc Sicilia, performance a più velocità per il Lam-brusco, tra i vini frizzanti più popolari: calo nella Gdo, stabile l’Horeca, in crescita l’export specie in Usa, mercato chiave. Tra i rossi più famosi tengono il punto i vini di Bolgheri e il Brunello di Montalcino: “Il Brunello va bene specie nella fascia alta e nella ristorazione in Usa, con una leggera crescita”, precisa Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio.

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