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Corriere della Sera

Monica Larner: “il mio poker di vini perfetti” … La critica di Wine Advocate dà il voto massimo a Solaia, Masseto e a un Barolo di Sandrone. E, per la prima volta, a un bianco italiano: l’altoatesino Epokale. “È l’ora di premiare bottiglie non solo piemontesi e toscane, ma anche di Veneto, Friuli, Campania, Sicilia...”... Monica Larner, la figlia di un regista hollywoodiano che giudica i vini italiani per Wine Advocate, era circondata dagli scatoloni. Nella sua casa romana, tra i vicoli del Rione Monti, l’antica Suburra che fa convivere vecchi artigiani e nuovi turisti, c’era un carico di 300 bottiglie dell’Alto Adige da stappare. La critica per l’Italia della rivista di Robert Parker, più noto come l’imperatore americano del vino, come sempre ha coperto le etichette. Il suo compito è assegnare un voto: se un vino supera i 95/100, il produttore lo capisce senza leggere la rivista, perché riceve telefonate a raffica di nuovi clienti americani. Nel giorno dedicato agli altoatesini, Monica stava degustando con metodo: i profumi, un sorso, infine gli appunti e il voto. “Ad un certo punto - racconta - con un bianco ho sentito sul palato qualcosa di fantastico. Mi sono chiesta: ma cos’è questa meraviglia? Ho svelato l’etichetta, era un Gewürztraminer, l’Epokale della cantina Tramin”. La mattina dopo era già in viaggio per scoprire i segreti di questo vino. Alla fine, dopo altri assaggi, si è convinta. “Ho assegnato il punteggio perfetto all’Epokale. Nella storia della nostra rivista è il primo bianco italiano a raggiungere la vetta. Ed è anche il primo altoatesino in assoluto sul podio”. Wine Advocate finora ha premiato con i 100/100 (il massimo dei voti) solo 17 italiani. Quattro nel 2018. Prima dell’Epokale erano tutti toscani o piemontesi, ovvero dalle regioni dell’eccellenza italiana in bottiglia. Anche quest’anno le Langhe in cui Cavour si intestardì a produrre Barolo per le cene con i diplomatici, come il Chianti classico del “barone di ferro” Bettino Ricasoli, e lo scrigno carducciano di Bolgheri, sono stati toccati dalla bacchetta magica dell’imperatore del vino. Nel poker di Monica, assieme all’Epokale, i 100/100 sono andati al Barolo Vite Talin 2013 di Luciano Sandrone, al Solaia 2015 della famiglia Antinori, al Masseto 2015 della famiglia Frescobaldi. Il Vite Talin resta ancora un mistero: Luciano e la figlia Barbara lo sveleranno nel 2019, quando sarà messo in vendita. È un Barolo che nasce da una sola pianta, frutto di un lavoro trentennale. Del Solaia si sa invece tutto. “A chi mi viene a dire che si tratta di una scelta tradizionale - spiega Larner - rispondo questo, che il Solaia ha fatto la storia del vino italiano. Già in passato meritava il voto massimo, ma non l’aveva mai raggiunto e questo è stato un errore. Il 2015 è un matrimonio così esuberante di solarità toscana e eleganza internazionale che è stato impossibile non premiarlo. Anche il Masseto del 2015 è strepitoso. Ho assaggiato il 2016 che non è ancora in commercio, un’altra annata memorabile, una fortuna per l’azienda poter contare su doppio risultato così importante”. “Questi quattro voti massimi - dice Albiera Antinori, presidente dell’azienda che ha nel marchese Piero il nume tutelare - sono una grande soddisfazione per la Toscana e per tutta l’Italia. Il 2015 è stata un’annata da manuale per il nostro vino, grazie a clima e piovosità. Il risultato è stato un vino con tannini come ciottoli, al tempo stesso consistenti e levigati, e bellissimi profumi di more, mirtilli e spezie. La sua storia inizia nel 1978, quasi per caso, con una piccola produzione di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc non usata per il Tignanello e imbottigliata a parte. Dal 1982 è stato aggiunto il Sangiovese che regala tipicità e carattere forte”. Ora Wine Advocate ha sancito che il gotha dell’Italia del vino non si ferma a Toscana e Piemonte e arriva a toccare le Dolomiti. “È tempo di dare luce anche ad altre regioni - annuncia Monica Larner -. Veneto, Friuli Venezia Giulia, Campania, Sicilia… La qualità aumenta sempre di più, ci sono ricchezze che voglio raccontare all’America. Dell’Epokale, che matura al buio per sette anni in una miniera a 2.000 metri d’altezza, mi sono innamorata al primo sorso”.

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