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Corriere Della Sera

Il vino buono nei terreni anti-camorra … L’esperienza della Cooperativa sociale Eureka, proprietaria della cantina “Vitematta” che produce l’Asprinio. A Casal di Principe coltiva i campi confiscati ai clan e coinvolge nel lavoro anche disabili psichici. “La prossima sfida è conquistare i mercati esteri. Da zona vituperata vogliamo diventare fiore all’occhiello”… Subito dietro la caserma dei carabinieri di Casal di Principe, la famigerata ex capitale di Gomorra, liberata dal miracolo di don Peppe Diana, si trova un palazzo antico, con un grande cortile. Di quelli delle antiche famiglie rurali, che pas savano la vita a fare grandi i prodotti delle nostre campagne. E nascosta sotto il suolo una straordinaria cantina scavata nel tufo. In questo affascinante ipogeo è nata la cantina sociale “Vitematta” di Casal di Principe, che prodtice lo straordinario Asprinio di Aversa, l’unico vino di origine etrusca esistente in Italia. Un vino coltivato lungo le rarissime viti “ad alberata” piantate nei campi un tempo dei clan e ora affidati proprio alla cantina sociale Vitematta, che ha dei contadini specialissimi. Disabili psichici, alcuni ex manicomiali, che da quando sono coinvolti nel lavoro agricolo usano di meno gli psicofarmaci e si sentono parte di una famiglia. “Tutto nasce per volontariato, come una missione. Oltre vent’anni fa -spiega Vincenzo Letizia, presidente facente funzione della Cooperativa sociale Eureka, proprietaria della cantina Vitematta - eravamo un gruppo di ragazzi che volevano aiutare i coetanei disabili. Avevamo un’associazione: l’Omnia. E ci finanziavamo organizzando spettacoli teatrali. Era un modo per rispondere all’oppres-sione dei clan: aiutare chi non ce la faceva. Da lì abbiamo compiuto un lungo cammino. Produciamo lavoro e salute per i nostri amici meno fortunati, che da quando lavorano in campagna hanno ridotto di molto l’uso dei farmaci”. La cooperativa Eureka coinvolge sedici persone: 8 soci e 8 dipendenti, oltre diversi stagionali; e produce non solo vino ma anche frutta biologica. Vitematta è diventato un vero e proprio marchio. “Matta” ovviamente non si riferisce a chi ci lavora, o non solo; ma soprattutto al progetto ambizioso che ha attecchito e messo le radici in un luogo di “guerra”, dove comandavano i clan. “La nostra piccola azienda — dice Letizia - ha avuto problemi con la camorra fino a circa tre anni fa”. In un contesto così delicato è “da pazzi” mettere in piedi un’impresa in un bene confiscato alla camorra. “Da quella prima associazione - racconta Letizia - è nata nel giugno del 2005 la Cooperativa Eureka, che si occupava di recuperare i ragazzi fuoriusciti dai manicomi. L’obiettivo era contribuire all’emancipazione del territorio. Scoprimmo che i nostri ragazzi si divertivano nell’orto della cooperativa e Usavano meno i medicinali. Così decidemmo di fare gli agricoltori”. Nel 2009 la cooperativa ha ricevuto in afftdamento due terreni confiscati, subito intitolati ad Antonio Di Bona, contadino locale vittima innocente della camorra. Oggi gestisce 11 ettari di campi, dedicati alla produzione di frutta biologica e ovviamente vino. “All’inizio producevamo il vino - continua Vincenzo — ma rivendendolo alle cantine della zona non riuscivamo nemmeno a coprire i costi di produzione. Allora abbiamo deciso di aprire la Cantina e di lanciare una nostra etichetta: per l’appunto Vitematta”. Oltre all’Asprinio, la cooperativa produce Sangiovese, Aglianico e Montepulciano. L’azienda si estende su circa moo metri quadri di un antico cortile. Il vino viene affinato in grotte secolari scavate nel tufo. Lo scorso anno sono state vendute circa 30mila bottiglie: l’intera produzione. Si organizzano anche degustazioni enogastronomiche e laboratori didattici per appassionati, turisti e studenti. «La prossima sfida — conclude Vincenzo, in compagnia di Giorgio, il primo ospite disabile della cooperativa, ormai un amico di famiglia — è conquistare i mercati esteri: a partire dall’Aspriz, un asprinio imbottigliato appositamente per gli Usa e l’Inghilterra. Da terra vituperata, vogliamo diventare fiore all’occhiello. Veniteci a trovare!”.

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