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Corriere della Sera

Vini e vignaioli d’Italia 2021 .... Nuova edizione della guida: la svolta verde delle cantine...“Quanti tra le viti invecchino, le ripianterà, sì che ve ne sia sempre un numero di scheni uguale a quello che vi è adesso, ovvero 24 scheni; se no, sia condannato a una multa di due mine d’argento per ciascun scheno”. Quando un gruppo di saggi scopre il caos che regna nei campi sacri attorno ai templi di Apollo e Dioniso vicino a Heraclea, nell’attuale Policoro, in Basilicata, vengono dettate regole severe per restituire la terra alle divinità. I saggi sfrattano gli abusivi, intentano processi “di trenta giorni” (la giustizia era rapida), impongono canoni di affitto e stabiliscono come coltivare la vite, indicando il numero di piante. È tutto scritto, in greco arcaico, sulle tavole di Heraclea, ora esposte a Napoli. L’intento di quell’opera minuziosa, vigneto per vigneto, quasi una moderna zonazione, era di riportare vigne e frutteti nella dimensione sacra. Secoli dopo, nell’anno del Covid e delle quarantene, è arrivato il momento di recuperare quello spirito, di puntare prima di tutto al rispetto della terra. Sapendo, come ormai sappiamo, che incrinare l’equilibrio di un ambiente naturale modifica anche i profumi e il gusto del vino. La guida di quest’anno tormentato al punto da sembrare senza fine, asseconda la ricerca di uno spirito nuovo, più consapevole e meno interventista. Con due novità. Nella prima parte, quella riservata alla descrizione di cento personaggi del vino che si sono fatti notare nell’ultimo anno, abbiamo chiesto ad ogni cantina di indicare una azione verde, il proprio impegno per la sostenibilità. Il risultato è un piccolo catalogo di pratiche, alcune adottate ormai su scala larga, come i sovesci tra le vigne, o altre misure simili che racchiudono influenze steineriane e biodinamiche. Altri interventi riguardano la gestione dell’energia o dei rifiuti, altri ancora il recupero di tradizioni, come l’uso di legacci ricavati dalle piante, eliminando la plastica nei vigneti. In molti vignaioli c’è la consapevolezza che il cambiamento climatico richiede contromisure urgenti. La seconda novità è un elenco di produttori di vini naturali. È un mondo controverso, a partire dalla stessa definizione. Ma quello che accomuna il gruppo di vignaioli dei quali parliamo, con la valutazione delle bottiglie di Luca Gardini, è la convivenza con i vigneti come parte di un ecosistema più vasto. Con la consapevolezza che esistono intricati collegamenti che governano la vita di un ecosistema: “Modificare un fattore - come ha scritto Eric Asimov, critico del vino del New York Times -, anche con un intervento all’apparenza banale come costruire una recinzione che ostacoli i percorsi degli animali, può avere conseguenze devastanti sul suolo, sull’aria e persino sul sapore del vino nel bicchiere”. Come dalla prima edizione, al centro di questa guida ci sono le persone, le loro idee, le loro storie, la loro filosofia produttiva. A differenza di quanti ritengono che un vino possa essere giudicato solo per quanto contenuto nella bottiglia, pensiamo che i dati tecnici, le referenze degustative, le tabelle comparative tra il liquido e i profumi, siano aspetti importanti ma non sufficienti a spiegare la grandezza o la mediocrità di un vino. È così in molti altri campi: la Gioconda avrebbe avuto lo stesso clamore mondiale se il dipinto non illuminasse anche la vita straordinaria e geniale di Leonardo Da Vinci? Un vino è leale e sincero solo se anche chi lo produce lo è. Con questo spirito sono stati scelti i premiati dell’edizione 2021. Il vignaiolo dell’anno è Claudio Tipa del Gruppo ColleMassari; la vignaiola dell’anno Camilla Lunelli delle Cantine Ferrari; il vignaiolo verde è Pasquale Forte del Podere Forte; i giovani vignaioli dell’anno sono Davide e Massimo Lorenzi di Ottaviani e il vignaiolo straniero dell’anno è lo sloveno Marjan Simcic. Oggi la premiazione, in collegamento dalla Sala Buzzati del Corriere, alle 12. Senza pubblico, ma in diretta su Corriere.it. Per chi ha letto “Spillover”, il preveggente saggio di David Quammen sulla storia delle pandemie, non è un mistero che l’avanzata dei virus sia il risultato di “intromissioni violente dell’uomo nella natura, come le deforestazioni, che portano animali selvatici a contatto con l’uomo”. Nessuno può dire come l’ultima pandemia cambierà i consumi. Ma è chiaro che al mondo del vino servirà un rapporto sempre più rispettoso verso la natura. Come avevano capito già gli antichi viticoltori del tempio di Dioniso.

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