02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Corriere della Sera

“Sono convinto che nel mondo del vino ogni cosa sarà come prima” … Frescobaldi: le fiere sono importanti ma noi dobbiamo fare la nostra parte… Quando Wine Spectator, il più importante giornale del settore, gli dedicò la copertina nell’aprile scorso, Lamberto Frescobaldi definì quel periodo, con il mondo tragicamente chiuso a causa del Covid, «una traversata nel deserto, in cui non molleremo un centimetro». Soddisfatto per il riconoscimento (solo altri 7 vignaioli italiani hanno conquistato quella copertina negli ultimi 35 anni), ma preoccupato per le sorti del gruppo di cui è presidente, la Marchesi Frescobaldi, più di 1.500 ettari in diverse zone della Toscana con un avamposto in Friuli Venezia Giulia. Il clima cupo della scorsa primavera, quando saltò il Vinitaly, è svanito. Alla vigilia della Special edition del Vinitaly, Frescobaldi torna (con lo spirito) il ragazzo che nel 1985, accompagnato dagli zii, debuttò allo stand di famiglia alla kermesse del vino di Verona (“una sera a cena, in 20 a tavola, comprammo una costosissima bottiglia di La Tache, ma non capimmo granché”, ricorda). Adesso non è solo alla guida dell’impresa di famiglia: è vice presidente nella Unione Italiana Vini, con 660 cantine che esportano l’85% del vino italiano. I produttori italiani sono pronti a ripartire e a tornare a Verona dopo due anni? “Ogni produttore è riconoscente a Verona e al Vinitaly per tutto quello che è stato fatto in questi anni, dalla Fiera ma anche dalle istituzioni. C’è chi ricorda i problemi, dal traffico alla carenza di alloggi in città. Ma noi pensiamo che si debba essere grati verso chi ha lavorato per decenni all’evento che ha catalizzato l’attenzione del mondo sul nostro vino”. Cosa si aspetta da questa edizione autunnale? “Innanzitutto qui giochiamo facile e in casa. Anche in autunno. Un esempio? Verona è una città fantastica e un’ottima base di partenza. Ogni volta che invito un importatore o un distributore estero e gli chiedo cosa farà dopo il Vinitaly mi risponde che andrà a visitare Venezia, o le Langhe, o Capri, o Roma. È un motivo in più per far venire gli operatori esteri al Vinitaly, di cui sono un grande sostenitore”. La formula dell’evento quest’anno è diversa, per i professionisti del settore. Come la giudica? “Una formula molto flessibile, impegna meno i produttori e quindi è interessante. Gli stand sono più contenuti. Chi vuole pensare a uno spazio con una propria identità lo può fare. Noi abbiamo scelto un allestimento più semplice del solito. Insomma, una bella formula, di ripartenza”. Dopo la pandemia, le fiere avranno un ruolo diverso? “Le parlo da una festa di matrimonio a Firenze, ai tavoli ci sono molti vignaioli. Uno mi ha detto che le fiere hanno perso importanza. Gli ho risposto: ma sei proprio sicuro? Io invece penso che dopo quasi due anni di lockdown le fiere del settore siano davvero importanti per ricominciare da dove eravamo rimasti”. Tutto tornerà come prima? “I turisti sono tornati, gli italiani hanno ripreso a viaggiare e a pranzare fuori casa. Sì, sono convinto che tutto tornerà come prima. Con qualche collegamento in più su Zoom e qualche telefonata in meno”. Cosa si aspetta da questi giorni in fiera a Verona? “Non faccio previsioni, ma mi auguro che molti, come me, invece di aspettarsi qualcosa, portino qualcosa. Innanzitutto un po’ di gioia di vivere. La fiera ci mette a disposizione uno spazio e un’organizzazione. Noi dobbiamo fare la nostra parte, con coraggio, come abbiamo sempre fatto. Presentare dei buoni vini, anche qualche novità”. La vostra novità? “Presenteremo un Metodo classico dalla zona del Castello di Pomino, una cuvée a base di Chardonnay, che si unisce al Leonia, le altre nostre bollicine”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su