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Corriere della Sera

Il Soffio magico di Vulcano dove il vino profuma di zolfo ... Giuseppe Livio e la moglie Sandra Privitera hanno creato un’azienda con una cantina panoramica. Il titolare unisce alla passione per la terra e i vigneti quella per l’arte: si dedica alla scultura e alla pittura...Se si volesse individuare un colore per ogni isola dell’arcipelago eoliano, Vulcano sarebbe l’isola gialla. Per quello zolfo che dipinge il suo abito con i colori del sole e fuma dalla sua pelle come ne fosse il respiro, rendendo l’aria dell’isola particolarmente salubre, il terreno particolarmente fecondo. Soprattutto per nutrire vigneti di ottima qualità, che da oltre un decennio producono vini molto speciali. “Lo zolfo che respiriamo sull’isola è una protezione naturale per i vitigni: come lo sentiamo noi, lo sentono anche le piante”, spiega Giuseppe Livio, pittore e scultore catanese con la passione del vino, coltivata proprio sull’isola consacrata al dio Efesto. “Anticamente - prosegue - si facevano i trattamenti con lo zolfo per proteggere le viti da malattie e parassiti, qui lo zolfo è già nell’aria e nella terra, per questo i nostri vini hanno scarsissima presenza di solfiti”. L’azienda “Soffio sulle Isole” Giuseppe Livio l’ha creata insieme alla moglie Sandra Privitera: “Non era programmato. Volevo creare un mio piccolo vigneto sulla base dell’esperienza di Sandra, perché sono entrato nel mondo del vino da artista quando ho conosciuto lei e me ne sono innamorato”. Di Sandra, cresciuta a Catania nell’azienda vitivinicola di famiglia, le Cantine Privitera. Del mondo del vino. E di Vulcano, dove i coniugi hanno comprato il primo terreno nel 2008 al Piano, a 460 metri sul livello del mare. Nella zona meno turistica di Vulcano, dove Livio trova “pace e serenità, nel silenzio del verde e del bosco”, fonte anche di ispirazione artistica, così come il paesaggio sospeso tra cielo, mare e terra. Il richiamo ancestrale dell’isola “lo ha percepito prima il mio lato artistico, che vede più del mio lato razionale - sorride Giuseppe - e mi dà la forza e l’energia di scegliere, soprattutto quando ho una delle mie visioni, come le chiama Sandra. Visioni a occhi aperti che fino a oggi si sono trasformate, con tanti sacrifici, in realtà”. Da una di queste è nata Tenute Capo Grillo, la nuova cantina panoramica inaugurata da Livio e Sandra, e i loro due figli Germano e Lorenzo, lo scorso luglio. Un luogo magico che affaccia sul Grande Cratere e si proietta su Lipari, Salina, Filicudi e Alicudi. Dove riecheggia il “respiro primordiale” della caldera originaria del vulcano, trasformato in scultura dall’artista-viticoltore. E poi in etichetta, per il nuovo passito di Malvasia delle Lipari, come Livio ha già fatto con i dipinti che danno il nome agli altri vini dell’azienda: Soffio sulle Isole, il rosso corposo da ciliegiolo; Donna allo Specchio, il bianco fermo da malvasia; Omaggio floreale, il rosé leggermente mosso. La nuova cantina, fresca di vendemmia aperta agli abitanti dell’isola, sorge sulla strada che da Piano porta al belvedere mozzafiato di Capo Grillo. E serve per la vinificazione, oltre che per la degustazione. “Vinificare sull’isola ha il grande vantaggio di non sottoporre le uve raccolte allo stress della navigazione, vincolata alle condizioni del mare - spiega Livio - così puoi raccogliere quando ritieni sia il momento giusto, non quello adatto secondo il meteo”. Che governa le isole di Eolo, dio dei venti, come evoca il nome dell’azienda: Soffio sulle Isole. Lo stesso soffio ha portato da Giuseppe Livio il professore di Scienze Lino Ferlazzo, 85 anni, memoria storica dell’isola. “Voleva che comprassi il terreno che aveva ereditato da suo nonno. Così è stato e oggi Tenute Capo Grillo riunisce la proprietà che suo nonno aveva diviso ai tre nipoti”, racconta Giuseppe, felice “restauratore” di un terreno mai coltivato e anche “per questo fertilissimo”. Come il legame tra “I 2 professori” (Livio insegna anche Storia dell’arte), che dà il nome al rosso prodotto in un altro fazzoletto di terra, l’antico vigneto del nonno di Lino, che Lino ha dato a Giuseppe in comodato d’uso per riportare in vita i due vitigni storici: il nocera e ‘u muscateddu. “Un passaggio di testimone che è un grande dono”. Suggellato dalla cera lacca di una bottiglia da collezione.

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