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Corriere della Sera

La scalata di Clessidra ai gruppi del vinoOttaviano: “Secondi in Italia, ma saliremo” ... La famiglia Pesenti entra nella battaglia dei grandi gruppi del vino. Con due acquisizioni, prima la cantina veneta Botter e poi Mondodelvino, con poderi in Emilia Romagna e Piemonte, nata 30 anni fa da un’idea di Alfeo Martini (“Prima vediamo cosa vuole il mercato, poi guardiamo a casa nostra cosa c’è e produciamo”, il suo motto che 30 anni fa lo ha convinto a valorizzare il Primitivo e il Nero d’Avola vendendolo all’estero “adattandolo al gusto internazionale”). Insieme, Botter e Mondodelvino fatturano ora 350 milioni. Una sfida diretta a Italian Wine Brands, l’azienda della famiglia Pizzolo che, con la recente acquisizione di Enoitalia, supera i 400 milioni di ricavi. Ora Iwb è la prima società privata italiana del settore, inseguita da Botter-Mondodelvino, un gruppo così recente che non ha ancora trovato un nome. Ma che ha intenzione di crescere fino a quota 500 milioni, puntando alla Borsa, come spiega Andrea Ottaviano, amministratore delegato di Fondo Clessidra Private Equity, motore dell’operazione, controllato da Italmobiliare, la holding dei Pesenti. Ottaviano ha incontrato per la prima volta, in Piemonte, i dipendenti di Mondodelvino e ha spiegato che la sua non è una visione da “toccata e fuga”. Parlando al gruppo di cantinieri, enologi e impiegati abituati ad una azienda familiare, con la rassicurante presenza di un self-made man come Marchini, che viene dal mondo delle cooperative. Quanti anni volete rimanre con questo gruppo nel mondo del vino? “Con Martini — risponde Andrea Ottaviano — al primo incontro non abbiamo parlato di numeri, non di tempi. Ci ha chiesto cosa volevamo fare. L’abbiamo spiegato e abbiamo trovato sintonia”. E qual è il piano? “Un progetto a lungo termine. Facciamo capitale di crescita: cerchiamo settori e aziende in cui c’è necessità di accelerare e investire. Siamo un facilitatore del cambiamento. Se staremo quattro o sette anni non conta, il progetto che stiamo lanciando durerà molto di più”. Con quale obiettivo? “Salire di un gradino, per poi consegnare al prossimo investitore che crederà nella nostra strada, magari una quotazione in Borsa. Non siamo un investitore temporaneo. Dopo di noi c’è ancora un percorso definito”. Cosa bisogna cambiare, secondo voi, nel settore del vino? Che potenzialità ha? “Noi abbiamo interesse a servire mercati esteri, come già fanno queste due aziende, per più del go% delle vendite. Il mercato italiano è frammentato, per sua natura un legame storico con la terra. Quindi il vignaiolo parte della terra e arriva il vino. Quello che abbiamo in mente è un progetto molto più vasto. Per noi la terra non è un vincolo ma una opportunità. Abbiamo bisogno di chi coltiva la terra e di chi produce il miglior vino del mondo. Ma dobbiamo fare in modo che il vino venga poi commercializzato nel mondo. E il mercato internazionale richiede soggetti molto più grandi di quelli che ci sono per tradizione in Italia. Non quindi una crescita per la crescita, ma una crescita per la complessità. Con la forza per farlo”. Un’operazione industriale, quindi. Con altre acquisizioni? “Certo. I limiti delle future acquisizioni, in Italia o all’estero, sono solo culturali. Nel senso che dobbiamo trovare altre aziende che abbiano un’impostazione culturale che si associ a quella di Botter e Mondodelvino. Con presenze in regioni e mercati interessanti meno noti a noi”. Quali tipi di sinergie ci potranno essere tra i due poli, Botter e Mondodelvino? “Innanzitutto ci sono enormi sinergie commerciali. Mettendo assieme i vini e le competenze delle due aziende c’è una offerta più completa. Non sono aziende identiche, ognuno ha qualcosa da insegnare agli altri. Le due fmiglie, Botter e Marchini, restano comunque in azienda, segno della fiducia in questo progetto”. Che nome darete a questo gruppo? “Non dobbiamo avere fretta, lo troveremo, sarà sicuramente un bel nome”.

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