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Corriere della Sera

È la locomotiva del vino (e si tinge di bianco) … Tutti i rossi della tradizione sono “certificati”. L’exploit dell’Arneis nel Roero avvia una nuova tradizione? E cresce a doppia cifra il turismo tra i vigneti... Il Piemonte è certamente la terra madre dell’enologia italiana. Nel corso del tempo sono cresciuti altri modelli e prodotti di alta qualità ma il Piemonte è il custode primario dell’evoluzione dell’enologia made in Italy. Basti pensare che oltre 1’80% della produzione enologica piemontese è costituita da vini a denominazione di origine: 18 vini a Docg e 42 Doc (su 73 Docg e 332 Doc nazionali), il più alto numero tra le Regioni, derivanti da una ventina di vitigni autoctoni storici.
A scuola d’eccellenza. Insieme alla Toscana, il Piemonte è la regione che ha mostrato alle altre il metodo di produzione di qualità, ha istruito i migliori enologi e ha costruito nel mondo la fama dei grandi vini italiani. Un percorso di accreditamento che oggi fa sì che sia poco meno di 1 miliardo di euro il valore dell’export di vino: rappresenta circa il 22% dell’export agroalimentare piemontese e circa il 18% dell’export vini nazionale. Il Piemonte esporta circa il 60% del vino. Il 70% viene assorbito dai Paesi Ue, il restante 30% dai Paesi extra Ue. “Il modello piemontese fa ancora scuola e non solo in Italia - afferma con orgoglio Chicco Berta, erede della storica distilleria nata nel Monferrato nel 1866 - la nostra regione rappresenta un’eccellenza enologica a livello globale e ha saputo rimanerlo negli anni malgrado siano cresciuti i competitor e la concorrenza sia diventata sempre più insidiosa. Adesso si affaccia una nuova generazione di produttori a cui toccherà ricostruire la capacità di fare sistema. Mia nipote Annacarla e i giovani produttori come lei sapranno riannodare i fili senza i campanilismi e i pregiudizi del passato”. Un nuovo modo di fare sistema che comprende anche il turismo che ormai è diventato motore fondamentale del modello Piemonte. “Sul fronte del turismo si può ancora crescere - concorda Berta - noi abbiamo realizzato un’operazione di recupero di un’antica villa a Mombaruzzo, nell’alto Monferrato. Lì, a Villa Prato, nata nel 1200, abbiamo realizzato un piccolo resort e un centro benessere. Le presenze degli stranieri crescono ogni anno al punto che adesso la vera emergenza sta nel trovare personale specializzato in area turistica. Forse lo sforzo ulteriore che dovrebbe fare la Regione (dopo aver messo in piedi la migliore scuola enologica d’Italia) sta nel creare un centro di formazione anche in ambito turistico”. L’Enoturismo. Un legame, quello tra turismo ed enologia, rafforzato anche da quando l’Unesco ha riconosciuto le colline di Roero, Langhe e Monferrato come patrimonio dell’umanità. “È un riconoscimento meritato e molto importante per noi - ribadisce Francesco Monchero, presidente del consorzio di tutela del Roero - questa è una regione che ha saputo costruire la sua rispettabilità in tema vino e lo sta facendo anche nel turismo”. Il Piemonte è anche una delle regioni più stabili quando si analizza la produzione divino e così è stato anche nell’ultimo anno, con un volume prodotto di poco superiore a 2.5 milioni di ettolitri. Da qualche anno a crescere sono i vini bianchi da un punto di vista dei volumi e della qualità riconosciuta sul mercato. “Il nostro è un territorio che ha saputo evolversi - continua Monchero - proprio il Roero ha fatto crescere un vino bianco come l’Arneis in una regione universalmente conosciuta per i grandi rossi. Il rigore nelle coltivazioni e la qualità della produzione ha permesso anche all’Arneis di crescere sul mercato insieme ai nobili fratelli rossi. È la dimostrazione che il modello Piemonte funziona e non adagia sugli allori”.

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